Revenant: and the winner is...








Recensione difficile quella di Revenant di Inarritu per quanto invece sia semplice nella concezione e nello sviluppo la trama del film. Leonardo DiCaprio è Glass, uno scout al soldo di una compagnia americana che commercia in pelli di castoro. Dopo una infausta serie di eventi è costretto a dare fondo a tutta la sua tempra fisica e morale per vendicare la morte del figlio. 



Tutto qui, niente di trascendentale o metafisico come invece ho letto in giro in questo giorni. Quale lotta dell'uomo contro la natura? Dov'è la sfida dell'uomo ai suoi limiti? E' una storia di vendetta. Punto e basta. Chiamiamo le cose per quello che sono.

La difficoltà, dunque, sta nel recensirlo senza usare paroloni sensazionalistici e mettendo da parte, per un attimo, il mio apprezzamento incondizionato per il lavoro di Inarritu. Questo perchè in una realtà dove non avessero girato film come Il gladiatore, The Punisher e almeno un altro centinaio di titoli che avessero la vendetta come tema portante, forse Revenant sarebbe stato un capolavoro.
E di fatto Revenant un capolavoro lo è per quanto concerne l'aspetto tecnico del film: la regia del maestro messicano non ha bisogno di spiegazioni, il livello è altissimo. Fotografia e sonoro non sono da meno e anche la sceneggiatura tratta (in parte) da un romanzo è funzionale. 
Detto questo, a mio avviso il bicchiere è mezzo pieno. Alla fine mi è rimasta una sensazione di vuoto, come se mancasse qualcosa o come se qualche passaggio del film mancasse di un po' di sale, di un guizzo, quello che ti fa saltare sulla poltrona del cinema. Data, infatti, la trama lineare e la regia bellissima in quanto non invasiva, Revenant abbisognava di un quid in più per rimanere impresso.

Per esempio: come avremmo ricordato il Gladiatore di Ridley Scott senza il discorso finale di Massimo? Come una fredda vendetta, forse. Fredda e senza poesia.
Una chiave di lettura di Revenant potrebbe essere proprio questa. Farci provare tutta la freddezza della vendetta e il vuoto che ti lascia dentro una volta ottenuta. Forse il quid che cerco è la frase: La vendetta è nella mani di Dio.
È quel forse che rende il bicchiere mezzo vuoto. 

Revenant è un film sulla vendetta e sulla forza che questo ideale instilla in un uomo. Glass sopravvive grazie alle sue abilità ma anche in virtù della rabbia e della voglia di soddisfazione contro l'uomo che gli ha portato via il figlio. Oltre al tema della sopravvivenza mi sarebbe piaciuto vedere la caccia all'uomo, il criminale braccato dal padre vendicativo, invece il film si risolve in 10 minuti con tanto di duellazzo finale Hollywood Style.



Capitolo DiCaprio. È da Oscar la sua interpretazione? Qui la risposta è semplice: assolutamente no. Capiamoci, Leonardo è bravissimo e perfetto in ogni scena, credibilissimo dal primo all'ultimo fotogramma ma il suo personaggio resta piatto per tutto il film. Non sono riuscito ad immedesimarmi in lui, non ho fatto mia la sua causa. Se Leo vincerà l'Oscar, paradossalmente lo farà per il film in cui lo merita di meno. E non venitemi a parlare delle 5 ore di trucco prima di ogni scena! Quello è normale, tutti gli attori lo devono fare. Andate a chiedere agli attori de Il signore degli Anelli quante ore passavano in sala trucco. E non parlatemi neanche delle prove fisiche che Leo ha dovuto affrontare di persona per interpretare Glass. Andate a chiedere a Christian Bale negli ultimi dieci anni quante volte ha dovuto distruggere e ricostruire il suo fisico. Tutto questo non vale un Oscar.

Molto meglio, devo dire, Tom Hardy. Ancora una volta il buon Tom caratterizza un personaggio dai contorni opachi ma dalla presenza scenica ed emozionale straordinaria. Ormai si sta specializzando in questo ed è bravissimo.

Revenant si becca un 8 pieno per il lato tecnico e un 4 per il contenuto emozionale: la media è un bel 6 e tanto basta. Ma non per l'Oscar a mio avviso.


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