"Inferno", enorme passo falso

Tom Hanks e Felicity Jones da "Inferno"

Il terzo capitolo della serie di film tratta dai romanzi di Dan Brown: parliamo di "Inferno", diretto da Ron Howard.
Il professor Robert Langdon (Tom Hanks) si risveglia in una stanza di ospedale a Firenze, ferito alla testa e in preda a una forte amnesia, che non gli consente di ricordare perché si trovi lì. Ad assisterlo, la dottoressa Sienna Brooks (Felicity Jones), che cerca di spiegargli la situazione. Ma non c'è tempo: alcuni sicari irrompono per tentare di rapire (e forse uccidere) Langdon. L’unica scelta possibile è la fuga, con Sienna che porta Robert a casa sua. Lì, il professore cerca di mettere insieme i pochi elementi a sua disposizione: nota con disappunto di aver perso il suo orologio con Topolino, ma trova nella giacca una biocapsula usata per trasportare del materiale biologico e, una volta aperta, trova un mini proiettore con la mappa dell'Inferno di Dante disegnata da Botticelli. Capisce, però, che è stata modificata da Bertrand Zobrist (Ben Foster), un famoso miliardario noto per le sue idee spesso estremiste in tema di sovrappopolazione e futuro del globo terrestre, ma anche fanatico del Sommo Poeta. Zobrist, che si è ucciso qualche giorno prima, inseguito da alcuni uomini che lo volevano bloccare, ha messo su un piano diabolico e terribile: diffondere un virus, che riesca a ridurre in maniera notevole e drammatica il numero degli abitanti della Terra, quasi fosse una nuova peste medievale ma contemporanea. Dalla mappa, Langdon deve trarre degli indizi e capire come risolvere il nuovo enigma che si trova di fronte. Ma mai come stavolta sarà difficile...





Dopo "Il Codice Da Vinci" (2006), che venne scritto da Akiva Goldsman, e "Angeli & Demoni" (2009), scritto da Goldsman insieme a David Koepp, stavolta è soltanto quest'ultimo che si è occupato della sceneggiatura di "Inferno", sempre con Ron Howard alla regia. Partendo dal presupposto che, come ha dichiarato lo stesso Brown, trarre un film dai suoi romanzi (spesso molto ampi e pieni di dettagli) non è lavoro facile - e in questo caso delle difficoltà evidenti, anche per contenere il film nella sua durata, erano da preventivare - ma accorciare o allungare una pellicola dovrebbe essere l'ultimo problema di un produttore se a perderne è la qualità, a meno di esigenze economiche. Ma, parlando nella fattispecie di Sony/Columbia Pictures, ci si sarebbe attesi quantomeno una trasposizione comprensibile, sia per chi "Inferno" lo ha letto, sia per chi non si è mai avvicinato ai vari libri di Brown (della cui cifra narrativa si potrebbe discutere a parte, ma non è questo l'articolo pertinente).

Eppure l'impostazione del film appariva incoraggiante, perché Langdon è in preda alla confusione esattamente come chi guarda e chi ricorda un professore sicuro di sé, con le idee ben chiare, nei due film precedenti... resterà davvero sorpreso. Le premesse, inoltre, sono intriganti per un thriller, sebbene il campo sul quale la narrazione si svolge sia differente dai primi due capitoli, se non per i richiami ai simbolismi che però stavolta servono più che altro come degli indizi di un quadro più ampio. Il cast, poi, è di prim'ordine: oltre Hanks che non necessita di introduzioni, la co-protagonista è un'attrice dal talento e dalla bellezza eccezionali quale la britannica Felicity Jones (candidata all'Oscar e al Golden Globe con "La teoria del tutto" e che prossimamente ritroveremo in "Rogue One: A Star Wars Story"), che risulta a suo agio nel personaggio di Sienna Brooks. Note positive anche dalle interpretazioni di Ben Foster, Omar Sy e soprattutto Irrfan Khan, nel ruolo dell'ambiguo Harry Sims.
Ma i difetti sono (purtroppo) maggiori delle qualità. Il più evidente, ne scrivevo prima, sta nella fase di sceneggiatura. Il lavoro di Koepp non appare ben sviluppato: nell'andare a sottrarre elementi dal romanzo, si è perso tanto perché troppi aspetti sembrano affidati alla casualità, troppi punti appaiono poco definiti, oltre che la caratterizzazione di molti dei personaggi appena superficiale. Si ha la sensazione - e la stessa regia di Howard appare in generale poco ispirata - di un film costruito frettolosamente, dove la cura del dettaglio risulta inesistente, con dialoghi fragili e narrazione farraginosa che disperde il patrimonio costruito in passato. Persino i titoli finali appaiono scarni. A salvare in parte il quadro complessivo è la colonna sonora di Hans Zimmer, specie con il nuovo arrangiamento del tema portante dei tre film.

Ciò non toglie che, soprattutto per gli appassionati dei romanzi di Brown e della serie cinematografica, "Inferno" conservi comunque diversi argomenti di interesse. Resta però la sensazione di un'ottima occasione mancata.




La scheda del film

“Inferno”, regia di Ron Howard - USA 2016 - Drammatico, Thriller
interpreti principali e ruoli: Tom Hanks (Robert Langdon), Felicity Jones (Sienna Brooks), Sidse Babett Knudsen (Elizabeth Sinskey), Omar Sy (Christoph Bouchard), Irrfan Khan (Harry Sims), Ben Foster (Bertrand Zobrist), Ana Ularu (Vayentha), Ida Darvish (Marta Alvarez), Francesca Inaudi, Xavier Laurent, Simone Mariani
Soggetto: dal romanzo omonimo di Dan Brown
Sceneggiatura: David Koepp
Fotografia: Salvatore Totino
Montaggio: Tom Elkins, Daniel P. Hanley
Costumi: Julian Day
Musica: Hans Zimmer
Casting: Nina Gold
Prodotto da Columbia Pictures, Imagine Entertainment per Sony Pictures Italia, Warner Bros. Pictures Italia
Formato: a colori
Durata: 121′
Uscita italiana: 13 Ottobre 2016
Uscita USA: 28 Ottobre 2016


Giuseppe Causarano
@Causarano88Ibla

Commenti

  1. Concordo, un film con molti difetti che ha 'peccato' molto sprecando una grande occasione. Posso tranquillamente definirmi come una fan della saga di Dan Brown pur non avendo particolarmente apprezzato il finale di Inferno - che, a mio modesto parere, eccetto la conclusione rimane un'ottima lettura. Il film cambia finale e cerca di addolcire il tutto con grandi riprese su paesaggi nostrani. Eppure, nonostante tutto e per qualche strano meccanismo, mi è piaciucchiato.

    Ottimo post, buona serata :)

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    1. Grazie!
      Sì, in fin dei conti una visione è meritata. Molti miei amici giornalisti che lo avevano visto in anteprima me l'avevano sconsigliato, ma avendo visto i primi due (nonostante già fossi rimasto deluso da "Angeli & Demoni") non potevo evitare! E poi Felicity Jones era un altro motivo molto valido per guardare il film :) Però senza dubbio avrebbero potuto far molto meglio. A presto!

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  2. Innanzitutto mi piace l'analisi lucida che hai fatto del film. Bravo.
    Il tema della sceneggiatura scarna è purtroppo un problema a cui Hollywood ci ha abituati fin troppo bene: quando le necessità di distribuzione prevalgono sulla qualità il risultato è sempre un film confuso.
    Sulla cifra stilistica di Dan Brown, da accanito appassinato di lettura, devo dire che è ben definita. Brown è un'ottimo romanziere e - a mio avviso - nessuno dei tre film diretti da Howard rende onore al suo lavoro. Ciò che contraddistingue lo stile di Brown è la cura del dettaglio e la gestione della tensione, solo Il codice Da Vinci (film) rispetta questi obiettivi, gli altri due film sono imbarazzanti.

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    1. Grazie Mick!
      Sì, e lo noto sempre di più: la sceneggiatura è uno dei problemi più importanti nel cinema statunitense attuale. Non a caso troviamo le migliori scritture nel cinema indie o d'autore, mentre la grande industria - tranne alcune eccezioni - lascia molto a desiderare sotto questo aspetto.
      Speravo in un tuo commento anche sul raffronto tra libri di Brown e film tratti da essi e anche io trovo che non vi sia quasi paragone tra le qualità de "Il Codice Da Vinci" e i due film seguenti che inoltre rendono per nulla un buon servizio ai libri.

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