28 giorni/settimane dopo… ce ne fossero di film così!



La scena si apre su un giovane che si sveglia in un ospedale all'apparenza abbandonato. 

Appena uscito dalla struttura si accorge di essere da solo in mezzo a una città stranamente e paurosamente vuota. In men che non si dica si trova ad essere inseguito da alcune persone dal comportamento molto aggressivo, che sbavano e sanguinano abbondantemente e viene salvato dall'intervento di due tizi e, no, non è l’inizio di The Walking Dead anche se ci somiglia (in modo fastidioso) fin troppo.

Voglio togliermi subito il sassolino dalla scarpa. 



Ho rinunciato a seguire The Walking Dead dopo 4 stagioni non appena mi sono stufato del fatto che le uniche soluzioni narrative erano le morti improvvise e sempre più violente dei protagonisti e la ripetizione di alcune dinamiche. Mi sono annoiato ed ho lasciato perdere ma ho sempre sostenuto che la prima stagione fosse veramente bella, coinvolgente e originale. Fino ad oggi.
In realtà ho notato con sdegno quanto l’inizio della prima puntata della serie (in realtà il parere si può estendere a tutta la prima stagione) sia molto simile all'inizio di 28 giorni dopo, un film del 2002 scritto da Alex Garland e diretto da Danny Boyle.

Una storia semplice e vincente


28 giorni dopo è a metà strada tra la fantascienza e l’horror e racconta l’avventura di un gruppo di superstiti a un’epidemia di rabbia che ha trasformato quasi tutta la popolazione del Regno Unito in contagiosissimi esseri violenti in preda a una rabbia cieca. Il nostro piccolo drappello di protagonisti composto dal giovane Jim (Cillian Murphy), dalla donna cazzuta Selena e dalla coppia padre/figlia Frank ed Hannah si muove in un territorio desolato e popolato da mostri rabbiosi ed esseri umani mostruosi.

La storia è basata sulla tensione e sull'adattamento. Dietro ogni angolo e dentro ogni edificio possono trovarsi questi esseri pericolosi dal morso facile per cui, per sopravvivere, si è costretti ad adattarsi a un mondo violento e diventare proprio malgrado violenti. Ma questo basta solo per sopravvivere, per vivere, infatti, ci sarà bisogno di costruire qualcosa che meriti di essere difeso e che non possa essere abbandonato o lasciato indietro. Sto parlando di sentimenti come l’affetto, la compassione e l’amore.

E non finisce mica qui


Nel 2007 è stato realizzato un sequel del film, intitolato 28 settimane dopo. Stavolta il duo Garland/Boyle si è occupato della produzione mentre dietro la macchina da presa si è seduto il regista Juan Carlos Fresnadillo.



In 28 settimane dopo la scena si sposta un po’ più avanti nel tempo. Sembra che gli infetti siano morti di inedia, si scopre che il contagio era stato circoscritto alle sole isole del Regno Unito e così i fortunati britannici che si trovavano all'estero durante l’epidemia vengono ordinatamente fatti rientrare per ricostruire un barlume ci civiltà. Il tutto sotto la costante attenzione di reparti specializzati dell’esercito americano che hanno specifici ordini in caso si riaccendessero focolai di infezione.

Tra i profughi troviamo Tammy e Andy, due ragazzi che si trovavano in vacanza durante i fattacci di qualche settimana prima. Se tutto filasse liscio il film non avrebbe senso di esistere, invece, viene ritrovata la madre creduta morta dei due ragazzi e in modo un po' fortuito e un po' forzato il contagio riprende peggio di prima. I ragazzi, scortati dal medico dell’esercito Scarlett Ross e dal Sergente Doyle (Jeremy Renner) affronteranno l’apocalisse per mettersi in salvo.

Anche in 28 settimane dopo il tema survival è solo lo sfondo perché l’argomento principale della trama sono i rapporti che legano i quattro protagonisti e le dinamiche in cui questi rapporti evolvono.
Il finale aperto, last but not least, è la ciliegina sulla torta di un fanta horror veramente molto coinvolgente e tosto.

Ce ne fossero di film come 28 giorni dopo e 28 settimane dopo. Pura narrazione e tante idee senza esagerare con gli effetti speciali e il gore, e con pochissime scene riempitive che hanno solo il compito di alleggerire lo stato emotivo dello spettatore per stenderlo poi con qualche  grande trovata.

Buona apocalisse zombie e buona vita a tutti

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