Avatar, La forma dell’acqua, La bella e la bestia,
Pocahontas: cosa hanno in comune questi film?
Lo sapete tutti, ne abbiamo
parlato sia nel privato che sui social e abbiamo chi più chi meno capito che
questi titoli hanno tantissimo in comune e quello che li differenzia va
catalogato sotto la parola interpretazione.
Ci sono una lei e un lui che si innamorano dopo una fase
interlocutoria fatta di incomprensioni. Un cattivo che vuole spezzare
quest’unione e un contesto nel quale l’unione sembra paradossale.
Questo canovaccio va benissimo per tutti e quattro i film di
prima.
Questo perché il senso di una storia, il messaggio che si
nasconde tra le pieghe del racconto può essere interpretato in modi diversi a
seconda dell’occhio di chi guarda. D’altra parte è pur vero che l’osservazione
cambia la realtà, come gli studiosi della teoria quantistica possono
tranquillamente confermare.
Il modo in cui far arrivare il messaggio può essere il messaggio stesso
Quindi si può parlare dell’aspetto tecnico di un film come
La forma dell’acqua, ad esempio, nella misura in cui esso riesce a far arrivare
il messaggio allo spettatore.
Eppure i pareri rimangono sempre contrastanti. Molti non
apprezzano le diverse interpretazioni e sottolineano più volte le somiglianze
di cui parlavo qualche riga fa. Però siamo tutti felicemente sopravvissuti ai
vari reboot. E, alla fine, che cos'è un reboot se non una nuova interpretazione
di qualcosa che si è già visto?
Il fatto è questo: qualcuno ha un’idea e ci costruisce una
storia. Ci fa un film. Dopo qualche tempo egli stesso, o qualcun altro, vuole
rivedere la storia da un altro punto di vista. Ecce reboot!
Io non ho una posizione netta su questo argomento. Ci sono
reboot che mi sono piaciuti e altri che avrei fatto meglio a non vedere.
Alla fine della fiera due sono le cose:
- lo spettatore medio si lamenta se vede qualcosa di già visto
- lo spettatore medio si lamenta se vede qualcosa di nuovo che non capisce
Dunque, se lo spettatore medio si lamenterà comunque e in
ogni caso andrà al cinema a vedere i film, perché i produttori dovrebbero
smettere di fare quello che fanno? Non c’è motivo. E ci guadagnano pure un bel
po’ di soldi.
Il senso critico. Solo lui ci può salvare dal diventare come
uno spettatore medio.
Purtroppo il senso critico non si può comprare al
supermercato.
Il senso critico va coltivato come un talento. Ci si pongono delle domande, si mette in discussione qualsiasi nozione che venga dall'esterno e la si elabora quanto più oggettivamente possibile. Con umiltà filosofica: so di non conoscere tutto quello che riguarda il cinema ma ne voglio sapere quanto più possibile.
Purtroppo neanche l'umiltà si trova in vendita su uno scaffale.
Buon senso critico e buona vita a tutti.
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