David Mitchell, la teoria del mondo piccolo e i gradi di libertà



Dato un insieme N di persone, qual è la probabilità che ogni membro di N sia connesso con un altro membro attraverso un numero finito di collegamenti?

Questo quesito, proposto negli anni 50 da due matematici, voleva dare una dimostrazione rigorosa a un concetto introdotto trenta anni prima da un racconto breve dello scrittore ungherese Frigyes Karinthy dal titolo Anelli della catena.

Potete leggerlo qui (http://people.unica.it/mlorinczi/files/2018/05/Karinthy-1929.pdf)

Per farla breve, ogni persona può essere collegata a qualunque altra persona per mezzo di una catena di conoscenze con non più di 5 intermediari.

La dimostrazione matematica non ci è mai giunta ma, nel 1967 lo psicologo statunitense Stanley Milgram riuscì a dimostrare la veridicità del concetto attraverso un esperimento sociale: chiese a un gruppetto di persone di spedire un pacco a un determinato destinatario di cui conoscevano alcune informazioni ma non l’indirizzo preciso. Ogni persona avrebbe spedito il pacco a un conoscente che avrebbe potuto conoscere il destinatario, in caso negativo avrebbe spedito il pacco a un’altra persona sperando che questa lo conoscesse. Milgram si aspettava almeno un centinaio di passaggi invece fu sorpreso di constatare che ne bastarono dai cinque ai sette.

Questo esperimento poneva le basi della teoria del mondo piccolo.

Quante volte abbiamo sentito l’espressione: com'è piccolo il mondo?





David Mitchell ricama intorno a questo argomento un ventaglio di nove storie con altrettanti protagonisti le cui vicissitudini sembrano indipendenti le une dalle altre o comunque collegata in maniera blanda, ma in realtà la connessione tra queste è molto più profonda e fatidica.
Il romanzo si intitola Nove gradi di libertà.

Okinawa, Tokio, Hong Kong, Cina, Mongolia, San Pietroburgo, Londra, Irlanda e USA sono gli scenari in cui si muovono i protagonisti delle nove storie, lontani non solo geograficamente ma soprattutto nel vissuto personale: ognuno di loro è impegnato a portare avanti la propria vita incurante di condizionare con le proprie scelte ed azioni anche la vita di altre persone.




Si parte dal Giappone dove il membro di una setta di fanatici che sta preparando una strage riesce a provocare l’incontro fatidico di due giovani grazie a una telefonata al momento opportuno; andiamo a Hong Kong dove un avvocato finanziario comincia un lungo esame di coscienza dopo aver visto due giovani che amoreggiavano e questo porterà a pesanti conseguenze nella vita di un ricettatore russo e di un ragazzo londinese. In Cina una vecchia che vive e lavora in una baracca del tè viene a contatto con il violento cambiamento ideologico e sociale della rivoluzione di Mao Zedong e alla fine di una vita piena di sofferenza ha una grande illuminazione. In un filo diretto tra l’aspra Mongolia e i moderni USA si apre una diatriba verbale tra un essere incorporeo che vaga sulla Terra da millenni e un’intelligenza artificiale che si è ribellata ai propri creatori, capo dei quali è una donna irlandese, salvata da un incidente stradale da un ragazzo londinese che avremo già conosciuto. Sullo sfondo l’ipotesi di una terza guerra mondiale e di una cometa il cui impatto potrebbe distruggere il pianeta.
Confusi? E’ normale.


Nove gradi di libertà, il cui titolo originale sarebbe Ghostwritten, è un romanzo molto complesso, difficile da leggere se non con un’attenzione metodica nei confronti dei particolari. E’ costruito più come un film che come un libro: ci sono personaggi di una storia che appaiono in maniera fugace in un’altra e danno una spinta in una certa direzione piuttosto che in un’altra; c’è una linea temporale che si piega al disorientamento del lettore e che lo spinge a chiedersi più volte come si sia potuti arrivare a un certo punto dell’evoluzione della trama.

E’ un romanzo da considerare come l’inizio di un esperimento letterario. Raccontare il caso attraverso il caos.

Qualsiasi sistema decade passando da un ordine complesso a una condizione più semplice

Che il mondo sia piccolo, oggi, è un dato di fatto ma quante storie potrebbero essere raccontate, quante realtà parallele, futuri alternativi potrebbero esistere se cambiassimo anche solo un particolare della storia di una persona qualunque in una zona qualunque della Terra? Infinite!

Mitchell ha cominciato a sperimentare la casualità e la causalità nelle storie con Nove gradi di libertà per poi raggiungere la ricetta perfetta nello splendido L’atlante delle nuvole.


Easter Egg

In Nove gradi di libertà facciamo la conoscenza dei fratelli Denholme e Timothy Cavendish, del pittore Jerome e della giornalista Luisa Rey, personaggi che saranno poi tra i protagonisti de L'atlante delle nuvole.

La nascita ci distribuisce una mano di carte, ma il luogo in cui le riceviamo è importante quanto il loro valore


Buona vita a tutti

Commenti

  1. Eh ma infatti, mentre leggevo questa recensione mi son detto: ma non è CLOUD ATLAS? :o
    E appunto... :)

    Moz-

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  2. Sicuramente Mitchell ha preso spunto da Nove gradi di libertà per concepire Cloud Atlas ma le conclusioni a cui arriva sono diverse e l'epilogo è molto più profondo nel primo romanzo che nel secondo.

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