1992: i panni sporchi italiani in una serie TV



Sesso (tanto), droga (poca) e rock'n'roll (assente)




In una cosa siamo veramente bravi: a fare serie TV basate sulla cronaca italiana. Forse perché la conosciamo bene oppure perché crediamo di conoscerla o ancora, forse, perché ne siamo morbosamente ossessionati.

1992 racconta proprio di un’ossessione.

Che si tratti di soldi, realizzazione, successo, riscatto, vendetta o fuga dal passato, tutti i personaggi di questa serie sono ossessionati, chi più chi meno consapevolmente, dal loro obiettivo nella vita. 


L’ossessione come chiave di lettura

Sette personaggi per sette storie personali che si intrecciano e si ingarbugliano in modo tale che, dall'altra parte dell’Oceano, definirebbero pulp; noi invece preferiamo definizioni più terra terra: un casino.

Nel 1992 il magistrato Antonio Di Pietro (Antonio Gerardi) imbastisce un’inchiesta monumentale che porterà alla luce un sistema di corruzione che coinvolge politica ed imprenditoria. Passerà alla storia con il nome di Tangentopoli. Di Pietro è ossessionato da Bettino Craxi, leader dei socialisti ed esponente di spicco della politica italiana, e dal partito della Democrazia Cristiana: il magistrato è convinto di poter smantellare un sistema di corruzione e collusioni con la mafia che controlla buona parte dell’economia italiana.

Al servizio di Di Pietro arriva il poliziotto Luca Pastore (Domenico Diele) che, ammalato di AIDS per colpa di una partita di sangue infetto, vuole sfruttare l’inchiesta per incastrare colui che ritiene responsabile del crollo dei suoi progetti di vita. Ben presto incapperà in Bibi Mainaghi (Tea Falco), giovane e inesperta ereditiera di un impero economico difficile da gestire e con una condotta non proprio irreprensibile.

Reduce dalla guerra del golfo e in cerca di riscatto personale dopo un congedo con disonore, la testa calda Pietro Bosco (Guido Caprino) viene eletto deputato per la Lega Nord e dovrà imparare sulla sua pelle quanto può essere ostico il mondo della politica.

La sua strada si intreccia con quella di Veronica Castello (Miriam Leone), una ragazza disposta a tutto per raggiungere il successo e l’affermazione personale. 

"Disposta a tutto" significa proprio quello che avete pensato

Poi c’è Rocco Venturi (Alessandro Roja), un poliziotto logorroico e invadente con problemi economici, ossessionato dal gioco d’azzardo.

Ducis in fundo, Leonardo Notte (Stefano Accorsi) un pubblicitario dalla spiccata intelligenza imprenditoriale, dotato del cinismo e della pragmaticità necessari per eccellere in una realtà lavorativa in cui non è concesso commettere neanche un errore. 


Lo storytelling come espediente narrativo

Si può dire che 1992 introduca il concetto di storytelling più o meno come oggi noi lo conosciamo. Tutti i protagonisti se la raccontano come meglio credono per evitare di giudicarsi e sentirsi giudicati e allo stesso tempo sono pedine di un scacchiera in cui si intravedono solo le mani di chi muove i pezzi. E a volte chi muove i pezzi non è neanche consapevole di farlo.

Credo che i fatti narrati (e romanzati) in 1992 siano l’esempio più lampante di cosa possa essere lo storytelling e di quanto potere possa accumulare chi ne sa capire e sfruttare le potenzialità

Fozza Itaja: il grande squalo bianco

Sebbene tutti i personaggi principali di 1992 siano descritti abbastanza bene e inseriti in un contesto narrativo solido e stabile, c’è qualcuno che si muove in correnti marine più veloci, nelle profondità del sistema politico ed economico italiano, un animale politico così grosso da trasformare tutti gli altri in pescetti da pastura e talmente famelico da sbranarli tutti insieme in un sol boccone. E’ il grande squalo bianco della politica italiana degli anni 90, colui che ha centrato su di sè tutti i rfilettori e che si è fatto idolo per l’italiano medio: Silvio Berlusconi.

Il cambiamento?

1992 è una storia di cambiamento. Gli italiani sono stanchi di essere governati da avidi arrivisti, idolatrano Di Pietro e il suo pool e senza neanche accorgersene si rendono protagonisti di uno dei cambiamenti sociali più rappresentativi del sistema italiano: quello che pur cambiando le facce dei giocatori e il modo di giocare non cambia il mazzo di carte. Perché la partita, in fondo, è sempre quella.



Buona vita

Commenti

  1. Interessante, senza dubbio.
    Appena posso, vedrò tutte e tre le serie (1992, 1993 e 1994) in un sol colpo.
    So già che si tratta di qualcosa di assoluta qualità, e le tue parole lo confermano.
    Mi piacciono i personaggi (e gli attori), non scontati.

    Moz-

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    1. È un prodotto con uno stile ben specifico, sicuramente ben fatto. Qualche critica gli si puó fare ma mi sono voluto soffermare solo sui temi e le chiavi di lettura.

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    2. Appena è disponible 1994, mi fiondo a guardarlo.
      Pensa che per due tre anni non ho mai preso il cofanetto di 1992, che mi guardava dallo scaffale...

      Moz-

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    3. Io l’ho preso a un mercatino dell’usato

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