Black Dahlia e Lo squalo: quando il cinema incontra la cronaca nera




Black Dalhia e Lo Squalo. Cos’hanno in comune?



[AVVERTIMENTO] Ad un certo punto in questo post compaiono immagini che possono risultare disturbanti per qualcuno. Nessuno scoop, solo immagini trovate in rete ma che sono molto crude.


Il mondo del cinema si è spesso intrecciato con quello della cronaca nera offrendo allo spettatore alcuni dei thriller che hanno fatto la storia e che hanno fatto scuola. Sarebbe un torto citarne alcuni e non citarne altri e risulterebbe impossibile elencare in un post tutti i titoli che appartengono a questa categoria.

L’argomento di questo post è invece una sensazione. La sensazione di disagio, di sporco, di angoscia; quella sensazione che ti fa voltare per vedere se c’è qualcuno alle tue spalle, che ti fa accendere la luce del corridoio per essere sicuro che non ci sia niente o nessuno, che ti fa spalancare gli occhi nel cuore della notte pensando di aver sentito o immaginato un rumore. 

La stessa sensazione che provo io quando leggo un fatto di cronaca nera, un terribile omicidio, un’interminabile indagine e poi nessun arresto. Caso irrisolto. Ecco, il pensiero che chi ha commesso quel delitto abbia continuato a vivere in mezzo a noi, magari che si sia seduto al ristorante accanto a una famigliola felice o anche accanto a me, mi fa sentire tremendamente a disagio.

Vi volevo parlare di due storie, due casi irrisolti (cold case, come li chiamano gli americani) che hanno intrecciato la loro esistenza più o meno direttamente con due famosi e riuscitissimi film. Se avete letto l’incipit di questo post sapete già quali sono.

La storia della Dalia Nera

Los Angeles. La mattina del 10 gennaio 1947 la signora Betty Bersinger sta passeggiando con la figlia di tre anni vicino a un parco nella periferia meridionale della città quando scorge riverso su un marciapiede quello che le sembra un manichino abbandonato.



Avvicinatasi si accorge che si tratta del corpo di una giovane donna orrendamente mutilato, diviso quasi a metà e riverso in modo disarticolato sul marciapiede; il corpo è pieno di escoriazioni, piccole ferite ed ematomi ma è il volto a terrorizzare la povera signora: una cicatrice si estende da un orecchio all’altro attraversando la bocca della giovane in quello che negli ambienti malavitosi viene chiamato Glasgow Smile.



Le indagini portano al nome della ragazza, Elizabeth Short, e al suo stile di vita non proprio morigerato fatto di feste e frequentazioni importanti.
Anni di indagini portano a ben 22 sospettati principali ma a nessuna prova schiacciante nei confronti di alcuno fra questi. Quindi nessun colpevole. 

Questo orrendo delitto ha avuto un colpevole solo nel romanzo scritto da James Ellroy che ha poi ispirato il film Black Dahlia del 2006 diretto da Brian De Palma.

Il cadavere di Cape Cod

Il 26 luglio del 1974 una ragazzina passeggia spensierata nella spiaggia di Cape Cod, in Massachussetts, quando scorge tra le sterpaglie un corpo di donna che sembra dormire. Si tratta del cadavere di una giovane donna a cui sono state amputate le mani e mozzata quasi del tutto la testa. 



Anni di indagini e nessun nome, nessun sospettato. Nessun colpevole.

Poi, diversi anni dopo, Joe King, figlio d’arte del celebre Stephen King, mentre sta guardando il suo film preferito, Lo squalo, riconosce il vestiario della giovane donna in una comparsa che appare in una scena e allerta subito le autorità. 
Le indagini ripartono e vengono rintracciati i membri dello staff di Steven Spielberg - quelli ancora in vita perlomeno - ma si arriva nuovamente a un nulla di fatto: la giovane vittima non ha un nome. Tanto meno è possibile far luce sui motivi che hanno spinto il suo assassino a martoriarla fino a ridurla in quello stato.

Black Dahlia e Lo Squalo, due film riuscitissimi su due storie terribili e ambigue di cui forse non sapremo mai nulla di certo.

Adesso potete voltarvi per assicurarvi che dietro di voi non ci sia nessuno...

Buona vita a tutti

Commenti

  1. Della Dalia Nera sapevo, mentre l'altra questione no.
    Ma quindi quella tizia è stata uccisa subito dopo le riprese?
    Possibile mai?

    Moz-

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    1. Ad oggi possiamo dire che la donna era viva mentre giravano quella scena del film. Visto che nella scena indossa gli stessi vestiti che aveva quando ne è stato ritrovato il cadavere, potrebbe essere stata uccisa lo stesso giorno, ma è solo una supposizione.

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    2. Ma quanto tempo è effettivamente passato?
      Possibile che abbia girato e sia sparita (senza magari aspettare la paga ecc...)?

      Moz-

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    3. Il punto sta tutto nelle tempistiche. Sto consultando dei siti americani che parlano del caso ma per lo più tirano fuori congetture tra le più fantasiose. Qualcuno arriva a dire che sia morta durante le riprese e ne hanno gettato lì il corpo.

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    4. Anche a me. Questa storia tra l'altro mi sta prendendo tantissimo. Sarà lo strascico delle prime 2 stagioni di The Shield viste in un weekend....

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  2. Della Dalia sapevo ...avevo letto anch’io in rete dell’omicidio della Short.
    Le indagini giudiziarie, visto pure il reportage fotografico ( in verità c’è ne sono davvero tanti) con alcune delle foto che proponi in questo articolo.
    Il film devo ancora vederlo.
    La vicenda dell’omicidio legato allo squalo non la conoscevo.
    Ti confesso che ho cercato in rete ..ma non riesco a trovare niente.
    Ma il punto d’unione con il film di Spielberg sta nel fatto che Cape cod è la spiaggia dove è stato girato Lo Squalo?
    Infine ti dico che concordo con te sul senso di impotenza che ti lasciano i cold case ma per come la penso io , mi fanno star male molto di più i casi di gente scomparsa ...sparita nel nulla che non sai a distanza di anni dove sia e cosa possa esserle successo , sono davvero molto più inquietanti.
    Ciao

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    1. Ciao Max e benvenuto.
      Il punto d'unione sta nel fatto che la ragazza è stata ritrovata sulla spiaggia vicino a dove si girava il film e che compare nel film con gli stessi abiti che c'erano accanto al cadavere.

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