Il Collegio: quasi ci speravo...



Una debole speranza...




Di solito mi fido delle mie sensazioni e se avevo evitato Il Collegio per tutto questo tempo un motivo ci doveva pur essere. Stavolta, però, ho deciso di dar retta a un ragazzino che mi ha consigliato di vederlo perché sarebbe stato divertente.
In realtà, Il Collegio divertente lo è stato ma, purtroppo, non solo quello.

Se avete vissuto in una caverna negli ultimi due anni oppure, come me, non seguite la mirabolante programmazione televisiva della TV di stato vi spiego cos'è Il Collegio.
Se sapete già di cosa si tratta potete anche saltare il prossimo paragrafo.




Il Collegio è una trasmissione televisiva che è andata in onda su RaiDue dal 2017 fino a qualche giorno fa, conta in tutto 4 stagioni dedicate a quattro momenti importanti della storia italiana: l'inizio degli anni 60, il 1968 e il 1982. In pratica una ventina di adolescenti di età compresa tra i 14 e i 17 anni vengono ospitati da uno storico collegio italiano che si trova nei pressi di Bergamo: i ragazzi devono seguire le regole dell'istituto che impongono parametri severi per quanto riguarda il vestiario, il comportamento e la didattica scolastica. Ovviamente non è un prodotto originale nostrano ma si basa sul format That'll Teach 'Em andato in onda all'inizio degli anni 2000. Quasi 20 anni fa!!!

Ho cominciato a vedere Il Collegio per curiosità e ammetto che le prime impressioni che ho avuto sono state positive: mi piaceva il confronto tra i giovani di oggi - riottosi e contrari alle regole - con un sistema di regole severissimo e integerrimo; mi concentravo molto sui punti di rottura, i momenti in cui anche la persona più adattabile perdeva il controllo e apprezzavo l'atteggiamento dei professori e il loro metodo che seppur fosse rigido metteva in conto la risposta dell'intera classe al suddetto metodo. E se anche alcuni professori somigliassero più a uno stereotipo forzato, andava anche bene così. Mi sono anche divertito, e non poco, in alcuni frangenti al limite del ridicolo. 

Ma...

Quando l'argine si rompe - cantavano i Led Zeppelin - non c'è posto in cui tu possa ripararti, e così se nelle prime due stagioni c'era quella parvenza di verosimiglianza con la realtà che metteva in ombra i dubbi sull'esistenza di una effettiva sceneggiatura preimpostata, nelle ultime due questo velo si è squarciato. La verosimiglianza non ha più potuto fare da argine ai personalismi, alle trovate degli autori per raggranellare punti di share e alle aberranti decisioni di trasformare alcuni minorenni maleducati, poco inseriti nella società e pericolosamente ignoranti in piccoli fenomeni della comunicazione, prima televisiva e poi social.


Già nella terza stagione de Il Collegio, infatti, si notava una smania di protagonismo di alcuni dei partecipanti che faceva pensare a un comportamento impostato in modo da seguire un copione. La sensazione era tanto più forte quanto più sgradevoli e irrazionali risultavano i comportamenti dei soggetti in questione.

Se un ragazzo di 16 anni dice una stupidaggine durante un'interrogazione il sorriso viene a tutti, magari qualcuno potrà provare sgomento, ma che questo diventi un metro di paragone per essere definiti dei "fighi" è preoccupante. E lo stesso si può dire per chi pretende di avere sempre l'ultima parola, chi prende in giro gli insegnanti e chi continua a comportarsi da bullo o da bulla prendendo di petto gli adulti per poi riparare in ipocrite lacrime da coccodrillo non appena si presenta l'occasione.

Tutto questo nella quarta stagione de Il Collegio è amplificato all'ennesima potenza, per cui non ho neanche voglia di vedere come va a finire questo teatro dell'assurdo.



Mi chiedo: gli autori si stanno rendendo conto di aver creato dei personaggi mediatici ignoranti e ottusi che si rivolgono direttamente ai più piccoli? I genitori di questi piccoli fenomeni hanno capito che la vetrina in cui sono prigionieri i propri figli mostra il loro lato peggiore? E' opportuno sacrificare le dinamiche private di una famiglia, crearne di finte al bisogno e mettere in piazza delle questioni che si dovrebbero affrontare in maniera un po' più intima?

E poi: se anche ogni singola cosa sia inventata dalla mente di un autore, ha un qualche tipo di valore spiattellarla in questo modo su uno schermo?

Boh...

Buona vita a tutti



Commenti

  1. Io sono stato in collegio, come interno. Fui obbligato ad andarci per poter frequentare le scuole superiori e non ne sono pentito per ciò che ho avuto in cambio.
    Quel programma però non ha niente di realistico ed è soltanto una "stronzata". Ci sono stato tre anni e le sole donne che vedevo erano quelle che lavoravano nella mensa e l'insegnante di inglese, ma al di là di questo non capisco la totale assenza di principi etici e morali, di solito manifesti di un vero collegio.
    Io ero anche in un collegio abbastanza morbido.
    Ora ci andrebbero tutti in un collegio "stupido" e senza "valori" come questo proposto dalla televisione. Ma ormai tutto ci viene presentato ottica utile solo a fare audience

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    1. Ciao Ferruccio e benvenuto. Ti ringrazio per essere intervenuto in questa discussione.
      Il tuo commento coincide con quelli delle persone che conosco che in infanzia hanno frequentato un qualche tipo di collegio. Concordano tutti sulla mancanza di valori di quello che vediamo in Tv e in qualche caso mi hanno anche detto che le punizioni erano ben più tremende.

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  2. Alla fine ho seguito l'ultimo episodio di questa stagione.
    Per puro caso, perché quest'anno hanno fatto più puntate rispetto al solito.
    Dunque, per me l'occasione è azzeccata a metà: se da un lato si nota sempre più un copione, dall'altro non è male come programma per ragazzi. Perché gli autori provano davvero a rimarcare cosa si perda nel fare i coglioni o a essere ignoranti.
    Insomma, nell'ultima puntata la gente è stata bocciata (anche per condotta indegna).
    Forse modificherei qualcosa, ecco, magari si potrebbe giocare alla pari coi ragazzi (se vieni promosso, stai una intera giornata coi tuoi idoli musicali o youtuber), come premio (alla fine è un reality).

    Moz-

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    1. Alla fine è un reality, hai ragione. Il guaio è che è un reality con minorenni che si atteggiano tanto nel bene quanto nel male. Copione o no, se mio figlio mandasse a quel paese un adulto in TV, anche se dovesse essere per finta, io morirei di vergogna. Diciamolo chiaramente che è un reality e che rappresenta un'opportunità più unica che rara per qualche ragazzo di ottenere una notorietà altrimenti irraggiungibile. In quest'ottica ammiro il coraggio di quei ragazzi che ci mettono la faccia partecipando alla trasmissione e non credo che tolgano spazio a qualcun altro.

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    2. Sono comunque ragazzi già lanciati, hanno dietro di loro delle agenzie.
      È tutto pronto, e comunque spesso chiamano i genitori se i figli esagerano.

      Moz-

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    3. In pratica è l'apoteosi dello storytelling.

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  3. È finto Mick ..che ti puoi aspettare?
    Ma è così per la maggior parte degli attuali programmi televisivi al di là che siano reality o meno.
    Ti dico che ho trovato più atteggiati i professori che i ragazzini.
    Sul fatto che gli studenti non siano un buon esempio per i loro coetanei che li seguono da casa ..mi trovi d’accordo .
    Il problema è che a loro piacciono questo tipo di programmi e snobbano quelli che noi consideriamo educativi.
    Sarà l’eta....è pure vero che quel target di pubblico a cui è rivolto il programma di solito si stanca presto della solita “minestra “( siamo alla quarta edizione mi pare) ...e quindi c’è da ben sperare per il futuro .
    Ciao

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    1. Infatti ci avevo sperato Max ma la mia speranza è stata vana. Speravo in qualcosa di nuovo invece è sempre la stessa minestra. Sui professori in effetti hai ragione, in alcune circostanze recitano più dei ragazzi

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