Dona un soldo al tuo witcher...
Le linee guida di un prodotto fantasy sono solo tre: oggetti
magici, una profezia e una lista infinita di nomi strani.
La serie The Witcher questi elementi ce li ha tutti.
Premessa: per me la visione della serie è il primo contatto
in assoluto con il mondo creato dallo scrittore Andrzej Sapkowski nella sua
Saga di Geralt di Rivia. Non ho ancora letto i romanzi e nemmeno giocato un
minuto con una delle trasposizioni in videogioco che sono state fatte durante gli
ultimi anni.
Quindi da novellino assoluto posso semplicemente dire che
non ci ho capito nulla. O almeno ci ho capito pochissimo. E allora scrivo cosa
ne penso attenendomi solo a quello che ho capito guardando la serie, senza
includere quello che sono dovuto andarmi a leggere in rete per dare un senso
alla narrazione.
Geralt di Rivia, un omone dalla fluente chioma canuta, è un
witcher ovvero una specie di mutante dotato di poteri magici particolari che lo
rendono in grado di affrontare senza alcuna paura mostri spaventosi che invece
terrorizzerebbero qualsiasi altra persona. Inoltre, in qualche modo è connesso
spiritualmente con questi mostri tanto da arrivare a comprenderne i
comportamenti e, talvolta, ad averne pietà.
Il mondo in cui vive Geralt è una realtà in cui il potere
delle armi e quello della magia convivono con non pochi problemi. I regnanti
dispongono di un mago di corte che viene istruito e guidato da un consiglio dei
maghi. Pare che in passato ci siano anche stati dei grandi regni elfici ma al
tempo della narrazione di essi rimane solo il ricordo. Per quanto riguarda i
regni umani, invece, li troviamo in una specie di equilibrio mantenuto da una
guerra di uno di questi contro tutti gli altri; pare ci sia un nord e un sud di
questo continente dove si svolge l’azione ma la geografia di quest’ultimo mi è
risultata difficile da immaginare.
D’altra parte in questo contesto non me la
possa cavare con i jolly del caso come barbabietole da zucchero e industrie
siderurgiche...
Dunque, c’è una profezia in cui è coinvolto Geralt. Provano
a spiegarla tra la prima e la seconda puntata della serie (in tutto le puntate
sono otto) ma poi è difficile seguire la logica degli eventi perché la linea
temporale in cui si incastrano gli eventi narrati dalle puntate non è lineare
ma procede in senso inverso rispetto alla numerazione per poi, da un certo
punto in poi, ingarbugliarsi all?interno della stessa puntata su diverse altre
linee temporali. Un casino eh?
Per capirci qualcosa ho dovuto cercare qualche appassionato
che pubblicasse una spiegazione della linea temporale e per fortuna l’ho
trovato su Instagram.
In conclusione, The Witcher ha dei punti di forza
- - È interessante come tipo di storia
- - È coraggioso e stimolante il modo in cui è stata gestita la linea temporale
- - Si basa su una realtà fantasy che somiglia molto a una partita di Magic
- - È un prodotto quasi autoriale
Però ha anche dei punti deboli:
-
- È tutto troppo confuso
- - Molti personaggi non sono approfonditi bene
- - Troppi, veramente troppi nomi: è impossibile ricordarsi chi fa cosa e perchè
- - È un prodotto quasi autoriale
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