Carrie: l'inferno di un'adolescente




Una metafora appropriata

Era il 2005 quando il canadese Daniel Powter scalava le classifiche mondiali con il singolo Bad Day in cui cantava:

Hai passato un brutto giorno, hai avuto una giornata no, lavori a un sorriso…

Ecco, in età adulta e con molto allenamento mentale, si può affrontare una giornata o anche un periodo difficile appellandosi alla propria maturità ma se sei un’adolescente diventa tutto più difficile.

Adolescenti lo siamo stati tutti e conosciamo quella sensazione a metà tra la solitudine e l’incomprensione che da grandi abbiamo imparato a chiamare bisogno di affetto e che oggi, con un termine più calcolato viene definita necessità di inclusione, di appartenenza.

Gli adolescenti sanno essere tanto inflessibili nei loro pensieri da sfociare, talvolta, nella pura perfidia, spesso ai danni di chi non è in grado di rispondere a tono. 


Immaginate una ragazza torturata da una madre fondamentalista religiosa e da lei costretta a vestirsi volutamente male per non risultare peccaminosa; non può frequentare ragazzi e non può uscire con le amiche (a patto che ne abbia), praticamente un’adolescenza infernale fatta di studio, preghiera, privazioni di ogni tipo e, come se non bastasse, proprio come diretta conseguenza, anche ogni tipo di vessazione a scuola da parte delle perfide compagne di classe che invece sono carine, mondane e sempre ben vestite.

Carrie è proprio questo tipo di ragazza. Però Carrie ha anche la capacità di spostare gli oggetti con il pensiero non appena le emozioni prendono il controllo della sua mente. Quindi in una sua giornata tipo, la ragazza convive con le restrizioni della madre che aumentano man mano che lei manifesta il bisogno di fare qualsiasi cosa farebbe una qualunque adolescente e con le provocazioni delle compagne che diventano sempre più crudeli. Entrambe lo cose provocano strani incidenti che Carrie fatica a mettere in relazioni con il suo stato emotivo. 


Quando arriva il primo ciclo mestruale accompagnato dalla derisione delle altre ragazze e dalla disperazione della madre, Carrie vede anche crescere la forza dei suoi poteri e contemporaneamente diminuire il controllo sulle proprie emozioni. 

Basato su un terrificante romanzo di Stephen King, Carrie - lo sguardo di Satana, diretto da Brian De Palma, racconta i giorni che trascorrono dal momento in cui Carrie diventa una giovane donna al ballo studentesco in cui il suo potere esplode in maniera distruttiva provocando una strage. 


Io considero questa storia raccontata dalla penna di King e dall’obiettivo di De Palma come la perfetta metafora dell’inferno che può attraversare un adolescente, delle sfide giornaliere che deve affrontare e di una vita fatta di silenziose richieste di aiuto. Aiuto che dovrebbe arrivare, insieme alla comprensione, principalmente dalla famiglia e dagli amici a patto che la prima sia sana e funzionale e che i secondi ci siano.




E’ tutto gente, buona vita.

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