Scordatevi il C’era una volta...
Mostri che uccidono nei sogni, vampiri che grattano i vetri
delle finestre, creature del buio che possono balzare fuori dall'armadio o da
sotto il letto quando meno te lo aspetti: fanno paura, vero? Ebbene, c’è
qualcosa che fa ancora più paura.
La condanna alla mediocrità. Sentire che tutti i tuoi sforzi
non riescono a darti una vita dignitosa di essere vissuta relegandoti ai
margini di una società che premia il successo finché è il proprio ma che lo
demonizza quando è altrui. Capire di essere il protagonista di una brutta
storia, una favolaccia, che non promette alcun lieto fine.
Angosciante eh?
Favolacce è un film che piace moltissimo ai critici perché
ha tutte le carte in regola per farli sdilinquire in voli pindarici. C’è una storia non lineare, un montaggio
artistico e una regia molto presente e in alcune scene anche parecchio
invasiva. E poi c’è un cast straordinariamente azzeccato in cui spicca un
grande Elio Germano (riuscirà a sbagliare mai un colpo?) ma che vede
avvicendarsi anche attori che sanno mostrare bene le emozioni come Max
Malatesta, Ilena D’Ambra e il piccolo ma bravissimo Tommaso Di Cola.
In questo blog, però, della critica cinematografica e dei
suoi parametri ci importa il giusto, cioè pochissimo, e quindi ci concentriamo
maggiormente sulle sensazioni che ho provato vedendo questo film girato da
Damiano e Fabio D’Innocenzo.
Favolacce si apre con una voce narrante (Max Tortora) che ci
legge le pagine di un diario trovato per caso e scritto da quella che sembra
essere la mano di una ragazzina. Di questo particolare dobbiamo ricordarci per
tutta la durata del film perché molte delle cose che accadono sono proposte dal
punto di vista di una ragazzina, appunto.
Siamo a Spinaceto, periferia di Roma, insieme a un piccolo
gruppo di famiglie che vivono in un microcosmo che sembra staccato dal resto
del mondo. Tra cene di gruppo, feste di compleanno e discussioni sui reciproci
problemi, queste persone navigano a vista in un mare di mediocrità pieno di
invidie, giudizi e rabbie represse, inveendo gli uni contro gli altri, ma anche
contro sé stessi, non appena ne hanno occasione. In questo ambiente poco sano
vivono anche parecchi bambini che assorbono le emozioni negative di genitori
che si curano di loro in un modo pratico ma privo di empatia, proiettandogli
addosso tutte le frustrazioni. Il tocco di realismo magico lo danno proprio i
ragazzi facendo qualcosa che mai ci saremmo aspettati.
Il film è un racconto pieno di improvvisi cambi di umore. Scatti
di rabbia, risate isteriche, commenti velenosi, pianti disperati e, cosa che
più di tutte fa paura, una ottimistica e incrollabile fiducia in una mediocrità
che viene accolta come un destino inevitabile.
Favolacce è Cinema allo stato puro e in quanto tale i
registi non hanno fatto alcuno sforzo per rendere confortevole la visione anche
al pubblico più generalista; per questo motivo non è un film adatto a chi
preferisce il cinema di narrazione ma piuttosto a chi ama i film dove non viene
spiegato nulla a parole ma solo attraverso le immagini.
Per quanto mi riguarda siamo ad altissimi livelli tecnici e
narrativi e per questo motivo conosco veramente poche persone a cui potrei consigliare
di vedere Favolacce. Tuttavia, se avete il coraggio di confrontarvi con un film
diverso dal solito e che magari può stimolare la voglia di capire come la
tecnica può raccontare meglio delle parole, Favolacce è il film che fa per voi.
E alla fine vissero tutti felici e cont... no, questa è una
cavolata.
Per ora è tutto gente, buona vita.
Film bellissimo....non un capolavoro ma a me è piaciuto un sacco.
RispondiEliminaUnico difetto il sonoro.
Ma si può benissimo soprassedere basta alzare il volume della Tv 😀
Ti consiglio anche la Terra dell’abbastanza dei gemelli registi che per me costituisce quasi un Trait d’union tra i due film.
Nel primo parlano i bambini nel secondo gli adolescenti.
Se hai Rayplay dovresti ancora trovarlo.
Ciao
Ciao, Grazie me lo vado a cercare subito
EliminaUno dei prossimi che vedrò. Sulla questione audio che riporta Max ne ho già sentito parlare, e alla fine è un problema che ho trovato in molti film italiani. Un peccato dover star lì ad alzare il volume... per poi magari abbassarlo subito dopo.
RispondiEliminaSai che non me ne sono accorto? Forse perché l'ho ascoltato in cuffia
EliminaQuesto film è una sfida affascinante...mi tocca vederlo. Ho letto recensioni e commenti veramente negativi..Max invece ne parla bene. Secondo me io potrei essere della sua stessa opinione :)
RispondiEliminaUna mia amica che fa la redattrice per Movieplayer lo definirebbe: un film di regia.
EliminaPer quello che ti conosco non credo-:)
RispondiEliminaForse ti piacerà di più La terra dell’abbastanza , Riky.