Un album
due storie
Trent’anni di carriera con i Pearl Jam, diciotto album pubblicati ( quindici con i Pearl Jam, uno con i Temple Of The Dog e due da solista), più di quaranta nomination e quattordici vittorie tra i premi più importanti dell’industria musicale, una pioggia di dischi di platino e un nome che non ha bisogno di presentazioni per chi di musica ne capisce un po’: Eddie Vedder.
C’è un premio in particolare nella carriera di Eddie Vedder,
però, che ci introduce all'argomento di questo post, il Golden Globe del 2008
per il brano Guaranteed contenuto in un album straordinario che per me
rappresenta il top: Into The Wild, colonna sonora dell’omonimo film di Sean
Penn con Emile Hirsch.
Ho adorato questo film principalmente perché sentivo una vicinanza mentale con il protagonista e ne condividevo alcune idee: il sentirsi soli anche quando si sta in mezzo alla gente, l’incapacità di esprimere i propri sentimenti per paura della derisione altrui, la sensibilità percepita come una vulnerabilità e la fuga nel mondo della letteratura vivendo avventure altrimenti impossibili accanto a personaggi leggendari come Robinson Crusoe, il pirata Long John Silver e il capitano Nemo.
Essendo stato da sempre un ragazzo timido, un po’ introverso
e sensibile empatizzavo tantissimo con Chris.
L’album Into The Wild di Eddie Vedder è subito diventato,
quindi, la colonna sonora anche della mia vita oltre che del film.
Eddie racconta la storia di Chris in undici splendide tracce che sono una più
bella, profonda e riflessiva dell’altra; magari il taglio dei brani può risultare
malinconico, triste per certi versi, ma la mia anima si muove esattamente con
quel ritmo quando la lascio libera di vibrare come vuole. Per me nessun brano
dell’album rimanda tristezza o malinconia ma piuttosto riflessione, immersione,
contemplazione di qualcosa che tutti cerchiamo ma che è volatile, scivoloso e
fragile: la felicità.
Sono passati tredici anni da quando ho visto Into The Wild ma per me credo ne siano passati anche di più perché - come diceva Umberto Eco – un lettore vive molte vite, e in tutti questi anni, dopo tutti i libri che ho letto (compreso, s’intende, anche Into The Wild di Jon Krakauer) e tutta la musica che ho imparato ad amare se devo scegliere una colonna sonora per la mia vita sceglierei ancora Into The Wild di Eddie Vedder. In questo tempo ho anche imparato a gestire la timidezza, a dosare l’introspezione e a vedere la felicità sotto un nuovo punto di vista.
Prima pensavo che la fragilità della felicità fosse un difetto, una debolezza, ma col tempo mi sono convinto che sia un pregio perché la rende estremamente preziosa.
Carine McCandless
"l’incapacità di esprimere i propri sentimenti per paura della derisione altrui, la sensibilità percepita come una vulnerabilità"
RispondiEliminaEh già, anche io ho sempre convissuto con questo...Anche se continuo a rimanere che la sensibilità sia una grande fregatura...
Mentre per ciò che concerne i sentimenti, bisogna trovare la forza per superare quella stasi.
Perché per 4-5 che ti derideranno e 2-3 che diranno, "ma è matto?", ci saranno sempre tre persone che apprezzeranno :)
Con il tempo e il duro lavoro su me stesso ho imparato che la cosa fondamentale è ascoltarsi e percepirsi da fuori quanto più possibile, poi anche circondarsi dei persone che apprezzano il tuo modo di fare e ti stanno vicine per quello che sei e non nonostante quello che sei.
EliminaQui mi si tocca nel vivo, sono cresciuto ascoltando i PJ, sono il mio gruppo della vita, la colonna sonora di Eddie ha migliorato di parecchio il film, era dai tempi di Cat Stevens per "Harold e Maude" che una colonna sonora, non faceva da voce narrante in un film così bene. Da allora è uno di quei dischi intimi che vado a riascoltare puntualmente. Cheers!
RispondiEliminaSi, è un conpagno di viaggio ormai.
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