Il caldo in quella stanza era
insopportabile, l'aria era densa e appiccicosa come melassa e i vestiti
sembravano infuocati. La cravatta lo stava uccidendo ma la procedura esigeva
che l'interrogatorio dovesse essere svolto in abiti formali per incutere al sospettato
la giusta paura. In questo modo si cercava di far crollare ogni difesa
psicologica. Semmai ne avesse.
Ma quell'uomo sembrava essere
dissociato dalla terribile realtà che era stata la sua vita, specialmente nelle
ultime 48 ore passate in quella stanza infernale con un pacchetto di sigarette
come unico conforto.
Francesco entrò, si allentò
la cravatta giusto un attimo, poi si accomodò davanti al sospettato e aprì il
fascicolo che aveva letto e riletto fino alla nausea senza trovare la minima
breccia nella barriera emotiva che quell'uomo aveva eretto nei confronti del
mondo intero.
Al'improvviso una voce lo
fece sussultare << Conosce la storia del buon contadino? >>.
Era stato lui ed erano le
prime parole che pronunciava da quando era stato ammanettato in quella stanza
per essere interrogato.
<< Non credo di aver
capito, signore >> intervenne il criminologo Francesco Zappa sforzandosi
di mantenere l’interrogatorio su un piano neutro.
<< La storiella del
buon contadino che non si arrabbiava mai >> disse trionfante l'altro.
<< No, non credo di
conoscerla >> a Francesco non erano mai piaciute le storie, specie quelle
con la morale, le riteneva alquanto futili e prive di riscontri reali e di
qualsiasi tipo di correlazione con la vita di tutti i giorni, specie poi se a
raccontargliela doveva essere il sospettato di un omicidio.
<< Me la racconti
>> si decise infine.
Cercava una breccia, anche
infinitesima, una maledetta breccia da cui partire con la sua procedura
psicologica d'attacco, come gli piaceva chiamarla, per capire i motivi che
avevano spinto quell'uomo all'apparenza così mite e insignificante ad uccidere.
Il volto dell'altro non
lasciava trasparire la minima emozione << E' come un guscio vuoto
>> gli aveva detto il piantone davanti alla porta, e tutto in lui
confermava questa tesi.
<< Esisteva un tempo un
contadino molto buono - cominciò con voce atona - talmente buono che non
utilizzava nemmeno gli spaventapasseri per difendere le proprie colture dagli
uccelli. Non aveva ambizioni che non fossero coltivare la terra e condurre una
vita tranquilla nel suo piccolo podere, non aveva mai avuto il minimo scatto
d'ira, non conosceva la collera ed era sempre di buon umore. Un giorno trovò
una donna ferita vicino al confine delle sue terre, la portò a casa e la curò
con devozione ma non chiese mai cosa le fosse accaduto. Lui era così, faceva
sempre quel che c'era da fare, non parlava e non pensava. Ma il cuore può
diventare un acerrimo nemico per l'uomo quando comincia a galoppare fiero alla
vista della persona amata, così visto che la donna non sapeva dove andare a
vivere il contadino fu ben lieto di ospitarla in casa sua a patto che ella lo
aiutasse nelle mansioni agresti.
Si innamorò di lei a tal
punto da evitarle i lavori più pesanti ma non osava dichiarare il suo amore per
paura di essere respinto, così amava la sua musa in segreto e si vantava con se
stesso di essere l'uomo più fortunato del mondo.>>
Francesco cominciava a
stancarsi di quella storia e mostrava già i primi segni di insofferenza ma
aveva notato che l'uomo si stava infervorando e mostrava compiacimento nel
raccontare così non lo interrupe per paura di perdere l'unica occasione per
capire con chi aveva a che fare.
<< Un giorno la coppia
di contadini si trovava nei campi per costruire un pozzo: lui, infangato fino
alle spalle stava nella buca e riempiva i secchi che poi lei tirava su fino
all'orlo del fosso, due metri abbondanti più in alto, per svuotarli e poi
ributtarli giù. Erano così presi dal lavoro che non si accorsero dell'avvicinarsi
di un cavaliere finché questi non si trovò a pochi metri dalla buca. Si
trattava di un campiere, una specie di tirapiedi del signore di quelle terre,
che aveva sentito parlare in osteria di una bellissima donna che viveva insieme
al buon contadino e aveva deciso che sarebbe stato il caso andare a
controllare, casomai ci fosse qualche infrazione alla legge imposta su quelle
terre che lui si era impegnato a far rispettare, abusando spesso del potere che
aveva.
La donna era effettivamente
bella come aveva sentito, talmente bella da risvegliare i suoi istinti più
intimi e fargli balenare in testa l'idea di prenderla, lì in mezzo ai campi,
tanto, pensava, il contadino era rinomato per la sua mitezza e mai e poi mai lo
avrebbe denunciato al signore. Ci volle poco per distruggere l'argano che i due
braccianti avevano costruito per scavare il pozzo e per condannare il povero
contadino sul fondo della buca, impotente, e ancor meno per abusare della donna
che, impaurita, non oppose la minima resistenza e si limito solo a gridare di dolore.
Appena il campiere ebbe terminato di sfogare i suoi turpi istinti volle
sincerarsi che il contadino non lo avrebbe rovinato così si affacciò sull'orlo
della buca e scorgendolo giù in fondo gli disse di mettersi l'anima in pace,
perché la vita era ingiusta a volte e lui era nato dalla parte sbagliata della
barricata, "mettici un pietra sopra" gli disse ridendo, e continuando
a ridere si sedette lì vicino a godersi il fiasco di vino che si era portato
dietro dalla locanda. Soddisfatto e ubriaco non si accorse che il contadino era
riuscito, a prezzo di enormi fatiche, a venire fuori dalla buca. Il buon
contadino era confuso, era riuscito ad uscire dal fosso e si era precipitato
dove giaceva la donna per vedere come stava. Con orrore si era accorto che
quella era morta, forse per il dolore che aveva subito.>>
A quel punto l'uomo all'altro
lato del tavolo sembrava un professore universitario che stesse spiegando
l'origine dell'universo a centinaia di alunni e Francesco guardava pensosamente
quella persona che fino a pochi minuti prima sembrava un soprammobile.
<< Il contadino agì
senza pensare, in automatico>> continuò a raccontare << afferrò una
vanga e colpi in testa il campiere con tutte le sue forze, un crimine che lo
avrebbe portato alla morte se fosse stato scoperto, quindi trascinò il corpo
gemente e lo scaraventò giù nel fosso. Aspettò che quello si riprendesse e
cominciasse a sbraitare minacce e nel silenzio più totale raccolse un sasso
dall'enorme mucchio che si trovava lì vicino e lo gettò nella buca con
noncuranza causando minacce ancora più terribili. Avvicinatosi al ciglio del
fosso scorse il campiere che, in piedi, scalciava il fango e tentava invano di
dare la scalata alla parete viscida appena scavata. Si sentiva svuotato, come se
qualcuno lo avesse aperto e avesse tirato fuori tutta la voglia di vivere dalle
sue stanche membra, solo un pensiero gli affollava la mente: metterci una
pietra sopra. Tra le urla, prima di rabbia e poi di dolore, del campiere, il
contadino continuò tutto il pomeriggio a gettare massi giù nella buca fino a
riempirla del tutto e non si fermò finchè l'ultimo dei gemiti di sofferenza che
giungevano dove prima c'era il fosso non divenne un mugolio sempre più flebile
fino a scomparire del tutto lasciando il posto al fresco vento della sera. Ci impiegò molto tempo a seppelire la donna e
non perchè fosse stanco ma solo per il dolore che lo stava divorando
incessantemente da quando aveva sentito il primo grido di dolore della donna,
quindi tornò a casa e andò a riposare.
Il contadino visse fino
all'età di 110 anni ma divenne sempre più assente tanto che passò gli ultimi
anni della sua vita davanti al camino, a sgranocchiare grano essiccato per
tutto il giorno e a pensare incessantemente alla donna, a quella creatura che
gli aveva fatto conoscere l'amore per qualcosa che non era il suo lavoro ma che
gli aveva fatto anche conoscere il dolore della perdita, il malessere peggiore
che lui avesse mai provato. Maledicendo il campiere, il signore, la donna,
l'amore e perfino se stesso il contadino morì colmo di rabbia.>>
Francesco era sconvolto ed
allibito, se mai c'era stata la possibilità di sfruttare un'apertura nella
difese dell'altro lui se l'era perso, trascinato dalla storia del buon
contadino, e adesso lo osservava tornare all'apatia così repentinamente come ne
era uscito poco prima.
Se Francesco avesse voluto
immaginare la faccia del buon contadino negli ultimi anni della sua vita
avrebbe avuto a disposizione quell'uomo che sedeva di fronte a lui come
esempio; il contadino aveva ucciso per vendetta ma lui, questo signore di mezza
età, perché aveva commesso un delitto così atroce? Rispondere a questa domanda
era il compito di Francesco, un'impresa parecchio complicata a giudicare dalle
premesse.
Al prossimo e ultimo racconto, buona vita
Molto bello, scrivi bene.
RispondiEliminaPenso sia auto conclusivo.
Anche se mi sarebbe piaciuto sapere chi aveva ucciso l’uomo che ha raccontato la storia del buon contadino a Francesco.
Complimenti, ciao
Grazie, magari in futuro penseró a una seconda parte
EliminaMolto interessante l'idea di questo racconto all'interno di un interrogatorio del genere. Così come il finale sospeso...
RispondiEliminaGrazie..
EliminaBello ma troppo sospeso, come un'equazione insoluta che lascia la curiosità del finale. Anche se il racconto del buon contadino vuole essere un'auto assoluzione, noi dobbiamo sapere come e chi ucciso, l'uomo apparentemente insignificante..
RispondiEliminaurge seguito..
Arriva questa estate
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