Ambient dark folk
Il gruppo di cui vi parlo in questo post e il loro sound
potrebbero non essere roba per tutti. Si parla infatti di folk norvegese con un
sound realizzato in modo che risulti evocativo, spirituale e in un certo senso
anche epico. Musica di questo genere la si trova spesso in videogiochi, film e
serie TV, non a caso i Wardruna – protagonisti del post – hanno partecipato
alla colonna sonora di quel mostro di serie TV che è Vikings (prima o poi ve ne
parlerò qui sul blog) e il loro leader e fondatore Einar Selvik ha firmato i
brani originali della colonna sonora di Assassin’s Creed Valhalla.
Nella musica dei Wardruna c’è una profonda impronta di quel
folklore regionale che rimanda direttamente all’inizio dell’estate del 793 d.C.
quando il mondo europeo conobbe – nel modo più terribile possibile – i
vichinghi. Più che sulla popolazione in sé la ricerca contenutistica dei tre
membri fondatori della band Einar Selvik, Kristian Espedal e Lindy Fay Hella si
basa sulla cultura di quel popolo che trova la sua massima espressione nel
futark delle rune ovverosia in una specie di alfabeto che raccoglie i simboli
della tradizione norrena. Diversamente da quanto siamo abituati a studiare
nelle nostre lingue, il linguaggio runico è più simbolico che diretto e ogni
runa, o combinazione di rune, serve a trasmettere un concetto come fortuna e
prosperità nella vita, coraggio in battaglia, favore degli dei e difesa della
famiglia, solo per fare qualche esempio.
Selvik & Soci hanno deciso di costruire un intero
progetto musicale intorno alle rune producendo tre album in successione: Gap Var
Ginnunga (2009), Yggdrasil (2013) e Ragnarok (2016). Ogni album è
caratterizzato da una disposizione diversa delle rune e ogni traccia porta il
nome di una specifica runa. Quello dei Wardruna è un lavoro filologico-musicale
che vuole rievocare la tradizione norrena dell’Europa pre-cristiana con tutte
le sue suggestioni mitologiche e la sua libertà di pensiero: dalle scorribande
di Loki alle bravate di Thor, alle imprese di Odino, alla mitica Ultima Thule e
agli Iperborei.
Quello che ne viene fuori è un sound ambient dalle tonalità
estremamente dark in cui predomina il ritmo delle percussioni (realizzate –
come ogni altro suono – con strumenti particolari inerenti alla tradizione
norrena) e i vocal che aggiungono quel tocco di melodia che ti porta a chiudere
gli occhi e a immaginare navi che solcano oceani, distese verdeggianti battute
dal vento del nord, misteriosi boschi che celano i segreti degli Dei.
Difficile riuscire a spiegare a parole che tipo di emozioni
può suscitare una musica del genere.
Si, e i testi?
Ovviamente i testi narrano di imprese mitologiche, della
creazione del mondo e della sua fine. Linguaggio e termini sono ricercatissimi
anche se in antico norreno o moderno norvegese non è che ci si capisca molto
(vi sfido a pronunciare bene questo passaggio):
Ár var alda þar er Ýmir bygði,
Vara sandr né sær né svalar unnir,
Jörð fannsk æva né upphiminn,
Gap var ginnunga, en gras hvergi
Che in italiano sarebbe:
Al principio era il tempo, Ymir vi dimorava.
Non c'era né sabbia né mare né gelide onde,
Non c'era terra né cielo in alto;
un vuoto si spalancava, e in nessun luogo erba.
Non so se esista questa categoria ma per me i Wardruna fanno musica
riflessiva. Io li ascolto quando scrivo, quando leggo e anche quando mi alleno.
Quei suoni armonici, quelle percussioni profonde, spesso mescolate al suono del vento o delle onde del mare
permette alla mente di sintonizzarsi alla frequenza della concentrazione assoluta
e della massima apertura.
Almeno così è per me.
E non chiamatela musica New Age.
Per ora è tutto gente, buona vita.
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