POSSIBILI CONCLUSIONI
Quasi sessant’anni ci separano dall’assassinio di John
Fitzgerald Kennedy, una personalità politica che, come abbiamo visto negli
episodi precedenti, godeva di grande popolarità, aveva dimostrato grande acume
sia dal punto di vista strettamente politico che da quello umano e relazionale,
e che si era fatto non pochi nemici sia tra i suoi sostenitori che tra gli oppositori.
La sua parabola viene interrotta bruscamente da Lee Harvey Oswald,
un sociopatico megalomane con manie di persecuzione che una mattina di novembre
del 1963 si apposta al sesto piano di un edificio e spara al presidente. In
questo modo ha segnato in modo indissolubile sia la sua che le nostre vite
anche se anni e generazioni ci separano da quei fatti.
Il caos emerso da quella mattina e alimentato dal
sensazionalismo, dall’incredulità e dallo sgomento ha inquinato la razionalità
collettiva ed esacerbato il livello di sospetto creando gli spauracchi di
quelli che saranno poi i protagonisti della scena complottistica attuale:
poteri forti, deep state, nuovo ordine mondiale e via delirando. Di fatto, le
indagini condotte a più riprese e da organi competenti hanno portato a una
marea di domande a cui è difficile dare risposta e hanno generato un codazzo di
supposizioni, teorie cospirazionistiche molte delle quali sono state smentite dalle
indagini e dagli esperimenti anche in anni molto recenti, ma che faticano ad
uscire dall’immaginario collettivo.
Quello che faremo in questo post è riassumere alcune di
queste teorie, andare a vedere in che modo le informazioni sono state alterate
da giornalisti senza scrupoli e senza etica, e proporre possibili soluzioni
basate sulle prove oggettive e verificate che fino a prova contraria possono
reggere come storytelling dei fatti di Dallas.
LE TEORIE
La teoria cospirazionista che più è andata per la maggiore è
quella del coinvolgimento di terzi nell’omicidio di Kennedy. Oswald sarebbe
stato manovrato, indottrinato e sacrificato da qualcuno che ha agito nell’ombra,
qualcuno dall’interno della macchina politica americana o dall’esterno, magari
dalla Russia o dalla vicina Cuba. A sostegno di questa ipotesi ci sono
numerosissime congetture che però non sono mai state supportate da una serie di
prove sufficiente a creare certezza, ma ciò non ha impedito che la teoria dell’omicidio
su commissione alimentasse un’altra teoria parallela.
La seconda teoria per ordine di diffusione è quella dei
killer multipli. Oswald non sarebbe stato l’unico cecchino presente a Dealey
Plaza, un altro o altri cecchini sarebbero stati appostati nei paraggi del
percorso per uccidere Kennedy a far ricadere la morte su Oswald. Negli anni si
è pensato a cecchini all’interno dello stesso edificio dei libri in cui si
trovava Oswald, dentro un tombino lungo il percorso, lungo la strada in mezzo
alla gente, su altri palazzi, sulla stessa vettura presidenziale e infine c’è
la famosissima collinetta erbosa che già aveva suscitato l’attenzione degli
inquirenti della HSCA in base allo studio dell’audio degli spari. A supporto di
questa teoria c’è proprio la documentazione audio di quei momenti, registrata
dalla moto di un agente di polizia che era rimasta accesa e che dimostrerebbe
come si sentano più dei tre spari che aveva dichiarato la Commissione Warren:
quattro per alcuni, addirittura 6 per altri.
GIORNALISTI CHE ALTERANO I FATTI
Questo ci porta a quello che , dopo il famosissimo video di
Abraham Zapruder di cui abbiamo discusso la settimana scorsa, è forse il
documento più importante circa i fatti di Dallas: si tratta di un documentario
inchiesta del produttore inglese Chris Plumley che nel 1988 ha fatto molto
scalpore, il titolo dell’opera è The Day The Dream Die.
Al centro di The Day The Dream Die c’è proprio l’idea che ci
fosse più di un cecchino a Dealey Plaza e il tutto era confermato dall’audio
registrato dall’agente in cui si possono sentire dalle 4 alle 6 deflagrazioni. Plumley
presenta i fatti come se fosse un’inchiesta, ma il suo lavoro è tremendamente
fazioso poiché non tiene conto di tutte le simulazioni e gli esperimenti fatti
in cui più volte sono state smontate le teorie che lui sostiene, ci sono
dati manipolati e non c’è alcuna relazione con tutti i documenti sul caso che
sono consultabili sul sito internet degli Archivi Governativi Nazionali di cui
vi metto il link a fine post e che sono accessibili a tutti.
Senza alcuna analisi critica, nei primi anni ’90, il
documentario ridoppiato in italiano e spacciato per esclusiva viene presentato
dal giornalista Giovanni Minoli nella sua trasmissione Mixer. Oltre all’appropriazione
indebita del materiale in oggetto, Minoli prende delle cantonate mica da poco e
a ripetizione puntando tutto sul sensazionalismo. In un pezzo del servizio
definisce il Mannlicher-Carcano un fucile innocuo, quasi un giocattolo, forse
non sapendo o omettendo di proposito che si tratta di un’arma in dotazione all’esercito
italiano fino alla seconda guerra mondiale e che è in grado di sparare
proiettili che non si frammentano nell’impatto (full metal jacket), cosa che
causerebbe ferite particolarmente estese in chi viene colpito. Sicuramente non un giocattolo.
Nel corso degli anni, poi, gran parte dei punti centrali di
questo documentario e della sua trasposizione in italiano, vengono confutate da
altre indagini e da simulazioni, ma nè Plumley nè Minoli hanno mai corretto il
tiro delle loro inchieste faziose.
In particolare,
Riguardo alle deflagrazioni: nel 2012 il professor Michael
Hargather del New Mexico Tech ha studiato il moto dei proiettili in uno
scenario molto simile a Dealey Plaza e ha fornito come risultato una
spiegazione che smonta la teoria dei 6 proiettili. Ricordandoci sempre che era
già risaputo che la piazza aveva un’acustica particolare, Hargather ha
dimostrato con un’apparecchiatura sofisticatissima impreziosita da una
telecamera in grado di registrare gli oggetti ad altissima velocità, che quando
viene sparato un proiettile si possono sentire due scoppi: il primo generato
dalla rottura del muro del suono da parte del proiettile e l’altro dallo
spostamento repentino delle masse d’aria circostanti.
Aggiungiamoci poi che nel 1963 automobili e motociclette potevano emettere dai
loro tubi di scappamento un rumore molto simile a uno sparo ed ecco che la
teoria dei 6 proiettili subisce un colpo potenzialmente fatale.
Riguardo la registrazione della moto del poliziotto: l’audio
è sospetto fin dall’inizio poiché per assurdo si sentono solo gli spari e nessun
altro suono. Ci troviamo in una piazza affollata, ci dovrebbe essere almeno un
brusio, qualche urlo, il rumore delle macchine, invece niente, solo gli spari.
Poi è lo stesso agente, H.B. McLain a distruggere l’impianto di questa teoria.
In interviste successive all’inchiesta della HSCA l’agente sostiene di essersi
trovato molto indietro rispetto alla vettura del presidente (confermato dal
video di Zapruder) e di aver acceso la
sirena subito dopo gli spari, ma nell’audio non si sente alcuna sirena.
Inoltre, sempre McLain ha contestato il metodo di indagine della HSCA
sostenendo che non gli sia stato permesso di ascoltare la registrazione audio
prima di firmare la sua deposizione. Questi fatti vengono omessi nel
documentario.
Infine il pezzo forte di questo documentario: l’immagine del cecchino appostato
sulla collinetta erbosa.
Plumley riporta un pezzo di video girato da Orville Nix da
cui un regista francese sarebbe riuscito a estrarre un fotogramma in cui si
vede chiaramente un uomo che imbraccia un fucile in cima alla famosa
collinetta. Ingrandendo l’immagine si vede in effetti uno strano gioco di luci
e ombre che ci porterebbe a pensare a una persona che prende la mira, ma ci sono
due importanti appunti da fare: in primo luogo la qualità dell’immagine è
talmente scarsa che in base al fenomeno della pareidolia il cervello potrebbe
associare a una macchia di colore qualsiasi immagine, figuratevi poi mentre si
parla di fatti emotivamente così toccanti, ma poi c’è anche da considerare il
fatto che Plumley decide di tagliare il filmato di Nix in modo che non si vedano
gli ultimi secondi, quelli che seguono gli spari. Periodo di tempo in cui l’immagine
rimane inalterata suggerendo che il secondo cecchino dopo aver sparato sia
rimasto in posizione di tiro, come imbalsamato, mentre la gente scappava in
ogni direzione e tutti si guardavano intorno. Un comportamento molto strano.
L’esperienza ci dice che quando un fatto si scolpisce nella
mentalità collettiva poi è difficilissimo cancellarlo o modificarne le
caratteristiche. E’ già successo per altri fatti storici che venissero
accettati e tutt’ora lo sono come se non fossero stati smentiti a più riprese,
basti pensare, ad esempio, alla cintura di castità, allo jus primae noctis,
alla donazione di Costantino, alla prima guerra mondiale causata da un
omicidio, alla secondo causata da un’invasione e ce ne sarebbero ancora
tantissimi di esempi.
L’assassinio di JFK è ormai nella mentalità collettiva legato
indissolubilmente all’idea della cospirazione. Sembra non servi a niente
dire che si possono consultare tutti i fascicoli delle indagini, vedere tutte
le prove, cercare tra le carte tutte le possibili teorie. Niente: c’è sempre
quella vocina interna che preferisce credere all’inesplicabile, l’indimostrabile
e l’inspiegabile.
Ma non è il mio caso.
CONCLUSIONI
L’affare JFK ha sempre solleticato la mia curiosità
specialmente da quando con il Freedom of Information Act si possono andare a
consultare gli incartamenti. E’ un lavoraccio anche solo capire i termini
tecnici o confrontare le testimonianze, un lavoro che in alcuni passaggi (guidato
da chi sa come muoversi in quel tipo di documenti) ho affrontato con costanza e
attenzione. Poi, mi sono fidato di chi ha costruito una narrazione coerente
supportata dalle prove, prove che è possibile consultare autonomamente prima di
gridare allo scandalo e io credo che chi sostiene una tesi e ti fornisce i dati
per dimostrarla o confutarla merita la mia attenzione e la mia fiducia. Prove,
però, non dicerie da bar, aneddoti raccontati da cugini o amici misteriosi e
documenti che nessuno può consultare. Prove vere, verificate e a disposizione
di tutti.
La mia idea sull’assassinio di JFK è la seguente.
All’inizio degli anni ’60 John F. Kennedy è una delle
persone più famose al mondo. Subentrato alla Casa Bianca in un momento molto
difficile, riesce ad ammortizzare qualche passo falso e ad imporsi come il
futuro politico che avanza in un mondo che vuole lasciarsi alle spalle gli
orrori della guerra mondiale e il clima di sospetto della guerra fredda. E’ l’uomo
che dice che si andrà sulla Luna non perché è facile, ma perché è difficile e l’affrontare
sfide difficili è quello che ci fa capire chi siamo e cosa vogliamo.
In questa storia c’è anche uno sconfitto: Lee Harvey Oswald. Una vita che aveva
tirato pietre, uno stato psicologico devastato e numerosi problemi che oggi
sappiamo come definire fanno di lui una persona instabile, incline ai colpi di
testa e al tempo stesso totalmente inaffidabile. Come ogni sconfitto oppresso
dalle proprie fissazioni Oswald vede in chi ha successo un suo ipotetico
nemico, vede quello che lui non potrà mai essere quindi pensa, nella sua mente
malandata, che se abbatte il suo nemico allora potrà prendere il suo posto.
Purtroppo il clima di fiducia che in quel periodo sta
nascendo e si sta diffondendo, e la propensione tutta americana di trattare le
armi come giocattoli (vendendole anche per corrispondenza), permettono a questa
persona instabile di possedere armi con cui portare a termine i suoi scopi. Ci
prova una volta e gli va male, quasi si rassegna, ma poi l’occasione di tutta
una vita gli piove in braccio e non se la lascia sfuggire.
Se uccide JFK, Oswald può diventare famoso come lui. E così,
tristemente, avviene.
Perché non credo a complotti e cospirazioni? E’ presto detto
e si può riassumere così:
- In qualsiasi complotto nella storia dell’umanità si è sempre scoperto qualcosa. C’è stato qualcuno che ha parlato, qualcun altro che si è tradito o ha tradito oppure è trapelato un documento, un’informazione. E una volta che il complotto è stato scoperto allora il complotto stesso ha smesso di esistere.Esempi: Watergate, Golpe Borghese e Loggia P2.
- La nostra capacità di comprendere il mondo è molto inferiore
rispetto alla complessità del mondo stesso. A volte le cose accadono per caso e
senza alcun nesso causale tra loro. So che questo spaventa tantissime persone
ma la realtà non è un susseguirsi di implicazioni logiche in base al principio
di causa ed effetto e cercare di ricondurre tutto a questo semplice schema è un
torto verso l’intelligenza: l’esistenza stessa della vita è un atto di pura
casualità.
- La morte è beffarda e tremendamente democratica: tutti hanno le stesse possibilità d vivere e di morire. Srinivasa Ramanujian, uno dei più grandi matematici di tutti i tempi, è morto a poco più di trent’anni e avrebbe potuto insegnare chissà quanto all’umanità intera tuttavia Hitler che ha portato morte e distruzione invece ha campato fino a 56 anni. Certo, Kennedy non meritava di morire e la sua scomparsa ha tolto all’umanità qualcosa di prezioso mentre se Oswald fosse rimasto ucciso in guerra non avremmo perso granché, ma questo è un pensiero estremamente razionale (e anche fortemente cinico).
Infine, stavolta per davvero, tutte le mie fonti:
Sito internet: johnkennedy.it
Blog: il blog di Dale K. Myers
Video Youtube: Il Caso Kennedy di Massimo Polidoro (è una serie di video ancora in corso, vi ho linkato il primo)
Video Youtube: documentario Cold Case - JFK Assassination
Link: National Archives
Libro: Il Mondo Sottosopra di Massimo Polidoro, pp da 351 a
455 + corposa bibliografia
E voi, che idea avete? Ma soprattutto: vi è piaciuta questa
serie?
Per ora è tutto, buona vita
Sì, credo che la soluzione "più semplice" sia quella veritiera.
RispondiEliminaAlla fine però di queste quattro puntate, la cosa che mi ha sconvolto è la questione delle fake news diffuse da Minoli e da Mixer..Ho sempre pensato a Minoli come un colosso del nostro giornalismo e invece, se avesse fatto una cosa del genere oggi, sarebbe stato costretto a dimettersi.
Ho visto qualche spezzone del servizio di Mixer e se quando è stato mandato in onda magari si poteva anche sorvolare (poco professionalmente) su alcuni passaggi, sono rimasto di stucco per la superficialità con cui parla del fucile quasi come di un giocattolo quando basta consultare qualsiasi esperto per farsi spiegare che tipo di arma sia. E poi, cosa che mi fa proprio rabbia, il silenzio protratto negli anni nonostante tutto quello che il documentario originale inglese e il servizio di Minoli abbiano spacciato per verità sia solo fuffa, com'è stato ampiamente dimostrato.
EliminaHai letto poi 22.11.'63 di Stephen King? Ustica è ancora bello sepolto però.. ;)
RispondiEliminaSi. Pensa che lo stavo comprando e poi sfogliandoli mi sono ricordato di averlo letto. Gran bel romanzo, spiegazione migliore di qualsiasi teoria cospirativa. Il caso di Ustica è un gran bel mistero, magari me ne occupo prossimamente.
EliminaSulle conclusioni ci troviamo d'accordo. Anch'io poi ci sono rimasto male per Minoli, che ho sempre stimato. Ricordo di aver visto la puntata di Mixer che citi, ma ai tempi era effettivamente diversa la percezione di tutto, anche a livello di inchieste e giornalismo.
RispondiEliminaComplimenti per il bellissimo lavoro che hai fatto! ;)
Grazie. Se sono riuscito a trasmettere il 10% di quello che penso di questa storia mi ritengo più che fortunato.
EliminaMi vengono sempre i brividi quando guardo il video dell'omicidio (ci sono un paio di cose su Youtube). Beh che dire? Minoli a me in realtà non è mai piaciuto ma non per qualcosa, è sempre stato una cosa a pelle... sensazioni. Per il resto mi interessato molto le tue conclusioni
RispondiEliminaEh si, il video è qualcosa di molto toccante.
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