Prendete un tema trito e
ritrito come l’intelligenza artificiale e provate a inventarvi una soluzione
narrativa che prenda spunto da meccaniche già viste ma che riesca ad aggiungere
quel quid in più che è mancato a film come Chappie (Humandroid) e Trascendence
o quella cieca freddezza che non si è vista nel poetico Her. E forse neanche
così vi sarete avvicinati a quello che è Ex Machina.
Stiamo parlando di un
film di fantascienza che oltrepassa i limiti di questo genere spaziando
dal drammatico al thriller psicologico con pesanti ragionamenti etici:
un film che nasce e si fonda su uno schema narrativo poco originale ma che
riesce a stupire con un finale che colpisce nella misura in cui si presta ad
essere interpretato in modi alternativi. Almeno un paio.
Caleb è un giovane
programmatore che lavora per Bluebook, un noto motore di ricerca. Dopo aver
vinto un concorso, viene invitato nella
misteriosa e lussuosa residenza di Nathan Bateman, CEO della sua azienda. Giunto a destinazione
si troverà coinvolto nel più contorto tra i test di Turing che il cinema abbia
mai saputo raccontare.
Da Wikipedia: Il test di Turing è un criterio per determinare se una macchina sia in grado di pensare. Tale criterio è stato suggerito da Alan Turing nell'articolo Computing machinery and intelligence, apparso nel 1950 sulla rivista Mind.
Il test di Turing si basa sul presupposto che una macchina si sostituisca ad A. Se la percentuale di volte in cui C indovina chi sia l'uomo e chi la donna è simile prima e dopo la sostituzione di A con la macchina, allora la macchina stessa dovrebbe essere considerata intelligente, dal momento che - in questa situazione - sarebbe indistinguibile da un essere umano.
Per macchina intelligente Turing ne intende una in grado di pensare, ossia capace di concatenare idee e di esprimerle.
Secondo la forma più estrema di questa opinione, il solo modo per cui si potrebbe essere sicuri che una macchina pensa è quello di essere la macchina stessa e sentire se si stesse pensando.
Ex Machina è stato
pensato per attingere a piene mani dalla filmografia del suo genere ma allo
stesso tempo per tracciare una rotta tutta sua nel raccontare il test tra Caleb
e Ava, un robot umanoide con un’intelligenza artificiale tutta da dimostrare.
Si parte con un registro di tipo fantascientifico che ci immerge in
un’atmosfera scettica ma interessata mentre le immagini non lesinano nel
raccontarci le forme meccaniche di Ava e il suo comportamento: è solo dopo buoni 40 minuti che il
registro cambia e da quel momento non riusciremo più ad evitare copiose
elucubrazioni cervellotiche su come potrà mai andare avanti la storia o su dove
vuole andare a parare. Non mancheranno i momenti inquietanti e nemmeno quelli
pulp per un film che ha davvero tanta carne al fuoco ma la sa gestire senza
diventare noiosamente accademico o, peggio ancora, il solito action thriller
come è successo con Trascendence.
Per chi si esalta con le
trame ostiche in cui bisogna sudare per capire le azioni dei personaggi o per
riuscire a incastrare tutti i pezzi del puzzle, Ex Machina è il film perfetto.
Nonostante il tema trattato possa diventare facilmente pesante, in realtà il
film non ha spiegoni scientifici e quando la lezione di tecnologia è
inevitabile ci pensa la goliardia di Nathan ad alleggerire la scena; allo
stesso modo però quando c’è da inserire quel poco di azione indispensabile il
tutto viene fatto con particolare eleganza e precisione. Gli inserimenti scientifici, poi, non sono del tutto campati per aria e ammiccano alle più recenti sperimentazioni nel campo della AI condotte, curiosamente, da Facebook e Google. Ovverosia un social network dalla livrea blu e un motore di ricerca. Il collegamento con Bluebook è piuttosto evidente.
In Ex Machina non c’è
chissà quale lavoro di regia, tanto più che Alex Garland è al suo primo film,
e nemmeno uno sceneggiatura da strapparsi i capelli (anche se Garland ha contribuito alla stesura di Sunshine, ottimo film del 2007 per la regia di Danny Boyle) tuttavia il film è
vincente perché riesce a raccontarsi senza giocare a chi ce l’ha più lungo con
altri mostri sacri della categoria sci-fiction a tema intelligenza artificiale.
La parte più curata è il design di Ava che oltre ad essere particolarmente avvenente
(grazie alla bellezza di Alicia Vikander) è anche coerente nei movimenti e
negli atteggiamenti durante le scene più importanti.
Ex Machina è un film
sull’intelligenza artificiale pensato e costruito da un’intelligenza umana:
quando lo avrete visto anche voi vi farete delle domande sull’etica della
sperimentazione sulla AI e su quanto l’uomo possa arrogarsi il diritto di
creazione su un’entità senziente.
P.S. Mi permetto di aggiungere, a titolo del tutto personale e a mio gusto, una classifica tra le AI che preferisco e ci piazzo dentro anche Ava:
- Samantha da Her di Spike Jonze
- Ava da Ex Machina di Alex Garland
- HAL 9000 da 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick
- Johnny 5/Chappie da Corto Circuito (John Badham)/Chappie (Neill Blomkamp)
- Skynet dalla serie Terminator
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