Stanza, Letto, Armadio, Specchio di Emma Donoghue


Oggi ho cinque anni. Ieri sera quando sono andato a dormire dentro Armadio ne avevo quattro, ma adesso che mi sono svegliato su Letto, al buio, abracadabra: ne ho compiuti cinque.

Vi presento Jack. Jack ha appena compiuto 5 anni ma è un eroe anche se ancora non lo sa.
Jack è il bambino che tutti abbiamo dentro. E' il nostro io-bambino.

 

Quella che andrete a leggere sarà una recensione molto particolare per due motivi fondamentali: la storia del coraggioso principe JackerJack che salva due volte sua madre è troppo complicata da far entrare dentro una semplice recensione e, cosa più importante, sarebbe impossibile e oltremodo sbagliato trattare un romanzo come stanza, letto, armadio, specchio come se non avesse rappresentato uno spartiacque emotivo tra come ero prima e come sono adesso, dopo averlo letto.

Stanza, letto, armadio, specchio (Room, nella versione originale) di Emma Donoghue è un romanzo che si legge con l'anima e che ci insegna una verità fondamentale: se guardiamo le cose con gli occhi di un bambino, se ci sforziamo di ascoltare il nostro io-bambino, tutto è più semplice di quanto abbiamo mai immaginato. Molto più semplice.

In un bambino, nel nostro io-bambino, non ci sono condizionamenti, non ci sono irretimenti, non c'è giudizio: ci sono solo sentimenti puri e semplici vissuti a un livello che un adulto non può immaginare perché uno dei condizionamenti primari che che riceviamo e sul quale fondiamo tutto il nostro essere adulti è che tutto il complicato sistema di emozioni che riceviamo lo dobbiamo filtrare e assimilare attraverso i parametri della serietà, della cultura acquisita e dei doveri morali auto imposti. Ma non è così. Tutto è molto più semplice: quello che vediamo, ascoltiamo, percepiamo è solo quello che è. E allo stesso tempo è infinitamente quello che è.

Per concepire questo concetto non bisogna studiare o fare chissà cosa ma, basta solo conservare la facoltà di meravigliarsi. Una capacità che crescendo molti considerano superflua e inutile e quindi la annullano confondendo l'intelligenza con la superbia, il discernimento con l'alterigia, la consapevolezza con il cinismo.

Jack è confinato in una stanza da quando è nato e, oltre alla madre, gli unici amici che ha sono i complementi d'arredo che lo circondano. A noi, e alla madre, sembrano squallidi e tristi ma per Jack essi sono tutto il suo mondo e il suo “volergli bene” si estende oltre il concetto di significato intrinseco dell'oggetto o di utilità dello stesso. Allo stesso tempo però il rispetto che egli ha per questi oggetti è strettamente legato all'uso che ne fa. E lo stesso ragionamento vale per le parole e il loro significato.

Io pensavo che uno è un umano o non lo è, non sapevo che si può esserlo solo un minimo. E se non è del tutto umano per la parte che resta cos'è?

Poi Jack e la madre vengono liberati e sono Nel Fuori. Badate bene che l'utilizzo delle espressioni Dentro La Stanza e Nel Fuori sono pure metafore della condizione umana. Noi, secondo la visione di Jack, viviamo Nel Fuori ma non tutto è rose e fiori. Nel Fuori ci sono cose che si possono fare e cose che non si possono fare, le persone dicono una cosa ma ne pensano un'altra e alla fine quello che sorprende di più il coraggioso JackerJack è il tempo

Immagino che il tempo venga spalmato come il burro, su tutto il mondo, strade e case e giardinetti e negozi, così in ogni posto c'è soltanto un sottile strato di tempo, e allora tutti devono correre verso il posto successivo.

o meglio, la frenesia con cui tutti vivono come se respirassero tempo piuttosto che aria.

Tutti noi viviamo Dentro La Stanza. Chiamatela io-interiore, ego o perfino comfort-zone ma, tutti ci viviamo e siamo ben lieti di rimanervi finché possiamo. Purtroppo, per alcuni, e per fortuna, per altri, se vi si indugia dentro non c'è crescita e allora si deve andare Nel Fuori dove tutto è sconosciuto, pauroso e insensato e noi dobbiamo scegliere di essere coraggiosi anche se spaventati, spaveggiosi come direbbe Jack, per affrontare questa sfida e le sue incongruenze.

Quando avevo quattro anni, pensavo che tutte le cose in TV erano solo TV, poi ho compiuto cinque anni e Ma' mi ha rivelato che molte di quelle cose sono solo immagini delle cose vere e che il Fuori è assolutamente vero. Ora io sono Nel Fuori ed ecco che molte cose non sono vere per niente.

Per la cronaca: Nel Fuori è organizzata perennemente una grande festa. Si chiama vita e siete tutti invitati.

P.S. Il prossimo marzo arriverà in Italia l'adattamento cinematografico di stanza, letto, armadio, specchio con il titolo di Room. Qualche settimana fa scrissi una recensione su questo film visto in anteprima. Ve ne ripropongo un pezzo.

Jack è un bambino di 5 anni. Ha molti amici che si chiamano Specchio, Armadio, Lucernario, Letto, Tavolo e vivono tutti dentro Stanza. In realtà Stanza è un surrogato di mondo che Jack ha imparato ad amare perchè è nato e cresciuto dentro il capanno in cui si trova imprigionato insieme a Mà, sua madre. Per difendere la propria sanità mentale i due hanno escogitato un complesso sistema di regole che applicano durante le lunghe giornate dentro Stanza spettando che il loro carceriere si decida a portare le provviste o altri oggetti di cui necessitano.
Jack è curioso, intelligente e fortissimo. Jack salva sua madre. Due volte la salva. Jack è la dimostrazione che i bambini sono molto più forti emotivamente e mentalmente di qualsiasi adulto: reagisce a qualsiasi sfida gli si presenti davanti e ne esce ancora più forte. Jack è il personaggio migliore del film, quello che evolve meglio e in maniera più completa. La sua è un'evoluzione psicologica completa che va dal distacco dalla realtà per difesa all'accettazione della realtà per cusiosità fino alla consapevolezza di se stesso nel mondo.
Tecnicamente Room è una perla. Regia perfetta e uso spettacolare della distanza cinematografica vale a dire l'alternanza delle riprese per trasmettere meglio le emozioni delle scene. Si passa da un inizio con riprese claustrofobiche quasi sempre in primissimo piano ai campi lunghi e lunghissimi della seconda parte del film. E poi zoom su dettagli che trasmettono a volte tranquillità e tenerezza e altre volte paura e angoscia.
Molto buono anche l'uso della fotografia che va dai colori tenui e cupi che trasmettono il disagio della cattività nella prima parte per evolvere poi nelle esplosioni di luce della seconda parte.
Il film è diretto così bene che quasi si sente sulla pelle la vicenda vissuta da Jack e Mà.
E poi Room è un film pieno zeppo di significati e di metafore. C'è la cattività, il restare prigionieri della propria mente delle proprie abitudini, la paura del cambiamento  e ultima ma non meno importante il lasciare andare un evento drammatico che è accaduto in passato. Il tutto viene interpretato dagli occhi del piccolo Jack che, a mio avviso, non può non risultare simpatico fin dalle prime scene e alla fine diventa anche eroico nella sua schiettezza di ragazzino di 5 anni.

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