La fame è il più
viscerale dei bisogni umani, nasce dallo stomaco e ben presto tutti gli altri
organi non possono che obbedire a quest’ultimo. A quel punto l’unico fine a cui
tende tutta la tua esistenza è procurarti del cibo per saziare questa fame.
Per i puristi
dell’alimentazione bisogna mangiare bene quindi senza grassi, carboidrati,
carne, pesce e qualsiasi altra cosa che non siano ingredienti dal nome
orientale; poi non bisogna cuocere troppo o troppo poco, magari bisogna
mangiare crudo il 37,5% del fabbisogno giornaliero di verdure, mangiare un
boccone e bere 10ml di acqua microfiltrata millilitro per millilitro da un
maestro di saggezza orientale che mentre compie quest’operazione recita le
mille poesie dell’animo perfetto.
In alternativa ci sarebbe
un vaffanculo e un piatto di carbonara ignorante.
E’ ovvio che bisogna
alimentarsi bene ma anche stressarsi l’esistenza con ogni sorta di aberrazione
alimentare talvolta può essere particolarmente triste. E allora ben venga la
carbonara.
Con il cinema è
esattamente la stessa cosa: possiamo vedere dei film che fanno bene all’anima,
artistici, classici e che hanno un forte messaggio di fondo di pace e bellezza.
Ma a volte abbiamo solo bisogno di riempirci la pancia perché abbiamo fame di
idee e quello che desideriamo sono solo un’oretta e mezzo di divertimento e
degli attori che sembrano più gli amici della porta accanto che eterei
interpreti appartenenti a un mondo lontano mille anni luce dal nostro.
Mi perdonino tutte le
amiche e gli amici vegani, vegetariani, crudisti, che mangiano a giorni
alterni, che si nutrono di luce o di radiazioni, insomma magnate quello che ve
pare, qua stamo a scherzà.
E dunque The Pills:
sempre meglio che lavorare.
Questo film mi ha
saziato. Volevo ridere ma anche vedere qualcosa che non fosse una versione
annacquata e ripetuta all’infinito di uno sketch di Youtube. E i The Pills in
questo mi hanno convinto assai. Uno dei loro tratti distintivi, tra l’altro, è
stato sempre quello di non aver creato tormentoni mediante i quali la gente
potesse ricordarli: è sempre bastata l’ironia un po’ tagliente e un po’
cialtrona ma profondamente ispirata da mostri sacri come Groucho Marx o i Monty
Python. Un’ironia che sa anche diventare metafora della vita. Ci ho rivisto
alcune atmosfere (Con.Le.Dovute.Proporzioni) create da Mario Monicelli nel
grandissimo Amici Miei.
I The Pills sono riusciti
finalmente a fare quello che altra gente che è saltata fuori dal tubo non è
riuscita nemmeno a sfiorare: proporre qualcosa di diverso. Attanagliati dalla
paura di scontentare il proprio pubblico, gente come Paolo Ruffini, Frank
Matano e anche Maccio Capatonda hanno fallito miseramente proponendo sul grande
schermo la stessa roba che facevano sul tubo. Solo io sento odore di stantìo? I
The Pills invece hanno sfruttato la loro esperienza per costruire una storia
che sebbene sia fragilina se spalmata sull’ora e mezza di film rimane comunque
ben assemblata e con i siparietti comici che contraddistinguono la loro cifra
artistica ben inseriti nella trama e mai forzati.
Prima di vedere il film
avevo letto recensioni e interviste che affibbiavano a Luca, Luigi e Matteo
l’ingrato e gravoso compito di salvare la commedia italiana e se già mentre
leggevo mi era sembrato assurdo caricare di una responsabilità così insulsa
questi poveri ragazzi, dopo aver visto il film non posso che dire: ‘fanculo la
commedia italiana.
Se la commedia italiana
deve essere Christian De Sica, Checco Zalone o i filmettini carini con Raoul
Bova che devono lasciare in bocca quell’agrodolce gusto tipo cinese scadente
allora non c’è niente da salvare.
- Ma come? Potrebbe pensare qualcuno di voi -
Prima dici che vuoi film divertenti non impegnati e poi critichi la commedia
leggera italiana?- .
– Certo che si – dico io
– ho detto carbonara, non panino del McDonald’s.
P.S. Se vi è venuta fame sentendo parlare di pasta alla carbonara di seguito eccovi la ricetta. Spaghetti alla carbonara.
Commenti
Posta un commento