Qualcuno
mi ha chiesto una bella recensione su The Hateful Eight. Ho risposto che più
che bella l’avrei fatta onesta.
Eccola:
Quentin Tarantino ha fatto un altro film. Si intitola The Hateful Eight.
Quentin
Tarantino è un regista che si presenta da solo e che ha inventato un genere, il
western moderno alla Tarantino. Si può dire che tutti i film che ha scritto e
diretto appartengano a questo genere. Il western moderno alla Tarantino vive dei
tempi del western classico ma aggiunge quel pizzico di particolarità che
contraddistingue tutti i lavori del visionario Quentin il quale, forse, ha un
solo difetto: aver diretto solo 8 film. Solo 8 odiosi film, l'ultimo dei quali,
guarda caso, gioca con l'assonanza della pronuncia e ci si presenta con il
titolo di The Hateful Eight. Gli otto odiosi, appunto. Che sia l'ennesima
presa per il naso di Quentin? Secondo me si. Ed è un genio anche solo per
averlo pensato.
The Hateful Eight è un western che si basa su
una sontuosa reinterpretazione dello stallo alla messicana. Nello stallo alla
messicana ci sono tre o più uomini che si fronteggiano puntandosi le pistole e
cercando di cogliere ognuno nelle movenze degli altri un indizio su quello che
succederà. In The Hateful Eight abbiamo otto personaggi costretti dalle
intemperie a trascorrere del tempo in un rifugio; ogni personaggio è legato a
un altro o ad altri per via di un ingarbugliato groviglio di vicende pulp
(tipico del western moderno alla Tarantino) e vi si troverà sempre più avviluppato
man mano che la trama si dipana. Chi farà la prima mossa?
Tarantino è comunque un genio bastardo. Nella
prima parte del film ti sorprende con un registro narrativo atipico di stampo
teatrale condito da numerosi dialoghi taglienti poi, nella seconda parte, il
delirio (tipico del western moderno alla Tarantino) con tutta l'azione che puoi
immaginare. Ovviamente c'è anche lo splatter, ci mancherebbe.
Paragonandolo agli altri lavori di Tarantino,
devo dire che The Hateful Eight è più convincente di Django Unchained, perché è
meno celebrativo e più originale nel complesso, si avvicina di più a Pulp
Fiction e Le Iene in quanto alla cifra stilistica e a come si sviluppa la
trama, anzi l'intera costruzione del film, coi personaggi legati tra loro da
vicende passate e costretti a rievocarne gli echi, ricorda parecchio proprio il
primo.
Parlando del cast, c'è un Samuel Jackson in
grande spolvero che focalizza l'attenzione su se stesso riuscendo per larghi
tratti a mandare avanti la trama tutto da solo. Quest'attore è un concentrato
di bravura e potenza espressiva, è credibile come pochi e quasi mette in ombra
gli altri protagonisti del film. Smessi i panni di Stuntman Mike di
Grindhouse, ritroviamo un Kurt Russel palesemente invecchiato nella parte di
uno spietato cacciatore di taglie, poi Walton Goggins, un attore che ha fatto
molte, troppe, serie tv e che meriterebbe più attenzione. Di Michael Madsen
basterebbe solo la faccia da bandito per fare scenografia ma qui spara qualcuna
delle sue battute con quell’espressione da avrei tanta voglia di affettarti un
orecchio sulle note di Stuck In The Middle. Ammetto di non conoscere Jennifer
Jason Leigh e di essere stato piacevolmente sorpreso dalla sua interpretazione
della criminale Daisy Domergue, una che non ti piacerebbe incontrare.
Straordinario, parlando di colonna sonora, il
lavoro del maestro Ennio Morricone: il tema musicale con cui si apre il film
meriterebbe un Oscar.
Veniamo quindi alle note dolenti del film: la
più grave riguarda Tim Roth. Roth è uno degli attori più bravi in circolazione,
un caratterista di livello eccezionale in grado di dare movenze e parole a
personaggi che poi diventano leggende. E qui ritorniamo a Le Iene e vorrei
aggiungere anche Four Rooms. In The Hateful Eight, come mi faceva notare anche
il mio amico Matteo, Tim Roth è sprecato. Relegato a un ruolo secondario, quasi
a fare da scenografia in un palco sul quale avrebbe potuto e dovuto essere uno
dei perni della storia. Non ho capito questa scelta di metterlo così in secondo
piano e un po’ ci sono rimasto male.
Altra critica che mi permetto di fare riguarda
la profondità dei personaggi. I grandi attori ti danno una mano ma il
personaggio di finzione deve essere sviluppato anche se in un film corale è
complicatissimo riuscire a farlo bene. Qua abbiamo 8 personaggi ma solo la metà
sono sviluppati a dovere mentre gli altri sembrano quasi tappezzeria.
Detto
questo, però, The Hateful Eight è un film figo. Direste mai di un film western
che è figo? Io non credo ma, qui parliamo di western moderno alla Tarantino.
Quentin
Tarantino ha fatto un altro film. Si intitola The Hateful Eight. A me è
piaciuto assai e gli appioppo un 8- .
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