Solo il mimo canta al limitare del bosco: Walter Tevis, la distopia positivista e la via d'uscita



Alla voce distopia molti dizionari rispondono con la spiegazione società immaginaria e spaventosa, proiettata nel futuro, in cui le interazioni sociali e il progresso tecnologico sono estremizzati nelle loro accezioni più negative. In poche parole una realtà distopica è quella descritta da Orwell in 1984, da Huxley in Brave New World oppure da Bradbury in Fahrenheit 451: nomi importanti che hanno fatto, in un certo senso, il successo della letteratura distopica proponendola al grande pubblico. Sfida raccolta anche dal cinema con, solo per citare un nome, Metropolis di Fritz Lang.

La distopia, se avete conoscenza del materiale citato, è sempre rappresentata come una realtà negativa e pessimistica in cui l’uomo riesce a degradarsi e a de-evolvere in un essere che ha perso il contatto con la propria umanità.

Ebbene, in Solo il mimo canta al limitare del bosco tutto ciò non esiste. Il piccolo capolavoro di Walter Tevis determina nuovi confini per il tema distopico e lo proietta in uno scenario più psicologico e più positivista aggiungendo una via di uscita. Non una via di fuga, ma una via di uscita che permette alla realtà di recuperare la sua forma circolare ed offre così la possibilità per un nuovo inizio: si aggiunge così il tema metafisico della rinascita che dona al romanzo un respiro profondo e una chiave di lettura del tutto nuova. Non c’è fuga ma comprensione e adattamento. Rinascita.


Walter Tevis ci trasporta in un futuro non ben specificato in cui l’umanità è integrata con i robot e questi ultimi sono totalmente asserviti alla prima tanto che troviamo robot che amministrano industrie e che ricoprono cariche pubbliche; gli uomini e le donne di quest’epoca sono completamente succubi del sopor, una specie di droga fornita dal governo, che aiuta a gestire il senso di inadeguatezza e di sconforto derivante da una vita priva di reale significato e trasforma tutti in ebeti compiaciuti. Un sistema di leggi determina i confini dei rapporti sociali in termini di privacy e di sesso al punto che si idolatra il culto dell’individualità e ne consegue un crollo demografico che riduce la popolazione mondiale a meno della metà. La lettura e l’insegnamento della stessa sono, se non banditi, quanto meno dimenticati per cui l’umanità si trova in un limbo esistenziale.

Protagonisti di Solo il mimo canta al limitare del bosco (Titolo originale: Mockingbird) sono il robot Bob Spofforth, la dissidente e ribelle Mary Lou e il professor Paul Bentley, i quali sono legati in uno schema a tre in cui alternativamente diventano l’uno l’antitesi dell’altro mentre il terzo finisce per fare da spettatore. Spofforth è un robot della serie 9, la più efficiente ed evoluta; egli è in grado di ricoprire tantissime mansioni e di portarle a termine con ottimi risultati, ma poiché il suo cervello è stato costruito copiando un cervello umano, riesce a comprendere la profondità dei sentimenti o, per meglio dire, ne è afflitto a tal punto che vorrebbe suicidarsi se solo la sua programmazione glielo consentisse. Mary Lou è una donna intelligentissima, l’ultima donna fertile sul pianeta Terra e dotata di una personalità ribelle e ben definita che la porta a rinunciare all’uso del sopor per capire meglio cosa le accade intorno. La scintilla scatta quando Mary Lou incontra Paul Bentley, un professore universitario che ricorda come si legge ed è sempre alla ricerca di libri. Paul e Spofforth stanno portando avanti un progetto, recuperare gli insegnamenti dai vecchi film muti, quando la loro esistenza viene squassata dall'arrivo della donna.

Per come la vedo io, la costruzione di Solo il mimo canta al limitare del bosco ricalca il tema religioso della creazione in cui Spofforth ricopre il ruolo del dio immortale che interagisce con l’uomo mortale Paul Bentley finché il loro rapporto e le regole dello stesso non vengono messi in discussione dall'arrivo della donna che mette entrambi di fronte alla propria natura: Spofforth è asessuato ma comprende i dettami dell’attrazione fisica tra due esseri viventi, Paul invece lo possiamo definire sessualmente assopito. A quel punto il sistema di valori che governa i rapporti dei tre personaggi viene ribaltato e l’avvicendarsi tra chi condiziona e chi è condizionato, chi è servito e chi serve, chi è dominato e chi domina non ha un vincitore ma bensì rappresenta quella via di uscita di cui parlavo prima. E qui sta tutto il genio di Tevis.

Arrivo a dire che Solo il mimo canta al limitare del bosco non ha tre personaggi ma uno solo che ci viene presentato in tre forme diverse: quella dell’uomo del passato che mantiene viva la memoria, quella dell’essere immortale che determina il tema malinconico della vita e quella della donna in grado di generare la vita. Ecco il tema della rinascita che si riscontra nella distopia di Tevis: l’umanità ha abusato della tecnologia fino al punto da farsi governare dalle macchine, nell'idea di costruire robot sempre più efficienti ha finito per diventare l’ombra di se stessa e ha messo in mano alla sua creatura virtuale i pilastri cardine della propria esistenza, ma la struttura circolare della realtà prevede che dove c’è una fine ci deve essere anche un nuovo inizio ed è esattamente questa la proposta di Tevis. Non sono Paul e Mary Lou gli esseri che devono estinguersi ma è Spofforth; è il dio immortale che deve cedere il passo alle creature mortali perché un essere che non conosce il significato del concetto di fine non può comprendere nemmeno quello di inizio. E qui i tre personaggi tornano e essere un’unica rappresentazione del medesimo essere, solo pesata con misure diverse: quella dell’immortalità, della mortalità e della vita. Spofforth, Paul e Mary Lou. 

Il nuovo inizio c’è ed è rappresentato da una nascita, la prima dopo decenni di infertilità. La prima dopo che l’ultimo robot della serie 9, il massimo livello di perfezione dell’industria umana, ha smesso di esistere.


La fine di qualcosa determina un nuovo inizio oppure è l’inizio di qualcosa a sancire la fine di un’altra? In un caso, e nell'altro, - scrive il fisico Carlo Rovelli in Sette brevi lezioni di fisica - il premio è la bellezza e occhi nuovi per vedere il mondo.

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