Nella mitologia greca Prometeo è il titano che ruba il fuoco
agli dei per donarlo agli uomini: la simbologia che sta dietro questo mito
prevede che il fuoco sia metafora dell’intelletto, quindi il titano dona all’umanità
la capacità di elaborare il pensiero, ovviamente con grande disappunto di Zeus
che lo punisce severamente.
Il mito di Prometeo viene ripreso nel titolo di uno dei
romanzi gotici più famosi di tutti i tempi: Frankenstein di Mary Shelly. Qui il
significato allegorico è ancora più sottile e pone in essere parecchi
ragionamenti che si legano intorno a concetti come la morale, la responsabilità
della scienza e il progresso.
La serie TV The Frankenestein Chronicles si colloca nella
Londra del 1830, circa un decennio dopo dall’uscita del romanzo di Mary Shelly,
un periodo in cui la scienza medica faceva passi da gigante nella scoperta del
funzionamento del corpo umano con metodi che a volte rasentavano la legalità.
In questo contesto il romanzo non fece altro che suscitare sdegno e scetticismo
nei confronti di quegli scienziati che si volevano sostituire a Dio cercando di
spiegare le leggi che regolavano il mondo.
Mentre il parlamento sta dibattendo su una legge che
potrebbe permettere alla classe dei chirurghi di usufruire liberamente dei
cadaveri per i loro studi, la città viene scossa dal ritrovamento del corpo senza
vita di una ragazzina le cui membra sembrano provenire da diversi corpi ed
essere state cucite insieme con grande maestria.
L’indagine in questione viene affidata all'investigatore
John Marlott (Sean Bean) il quale dovrà districarsi tra complotti politici,
sfruttamento della prostituzione minorile e ogni sorta di abiezione che la natura
umana tristemente riesce a concepire. Verranno in suo aiuto la stessa Mary
Shelly e un attempato William Blake, ma le cose si complicheranno non poco non
appena verranno alla luce gli interessi politici ed economici della neonata
scienza del Galvanismo.
The Frankenstein Chronicles non è stata una serie molto
celebrata e non mi spiego il motivo. Non voglio dire che sia un capolavoro,
anzi forse la narrazione da un certo punto in poi avrebbe dovuto accelerare un
po’, però lo svolgersi della trama ti tiene li a chiederti cosa possa essere successo
e a congetturare su omicidi e profanazione di cadaveri; il tutto condito da un’atmosfera
sinistra e da romanzo gotico. Personalmente trovo che la serie sia molto
godibile e che abbia qualcosa da aggiungere nel panorama del tema gotico. Non
riesco proprio a capire perché se ne parli poco.
Il finale (della prima stagione), poi, è particolarmente
avvincente e lascia aperti alcuni interrogativi: è lecito non avere limiti
quando si tratta di ricerca scientifica? E’ giusto che l’uomo si sostituisca a
una divinità? Quando e in che misura il progresso e la conoscenza si devono
ritenere pericolosi?
Ma soprattutto
Riuscirà il personaggio interpretato da Sean Bean a non
morire questa volta?
Buon binge watching e buona vita a tutti
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