Categorizzazione.
La nostra mente si trova molto più a suo agio se può creare
categorie per classificare le novità, imbrigliarle in schemi conosciuti e
confrontarle con dinamiche già studiate: in questo modo il nuovo non ci appare
spaventoso e pericoloso.
Ho sentito presentare la serie TV Electric Dreams, basata
sui racconti del maestro della fantascienza Philip Kindred Dick, come un
prodotto alla Black Mirror, dalle tematiche e dalle atmosfere molto simili alla
celebre serie prodotta da Charlie Brooker e, secondo me, chiunque si sia
inventato questa categorizzazione ha commesso due errori:
- non ha capito nulla di Electric Dreams e del modo di fare fantascienza di Dick
- ha proposto una categorizzazione più commerciale che relativa ai contenuti
Mi spiego meglio.
Forse parto da una posizione di vantaggio avendo letto la
raccolta di racconti di Electric Dreams ma l’adattamento per il piccolo schermo
è un buon prodotto ispirato alla raccolta di racconti ma che devia in direzioni
completamente divergenti e in alcuni episodi conclude il suo viaggio in
stazioni lontane anni luce dalla sua controparte cartacea.
Questo può essere un
pregio perché offre allo spettatore qualcosa di nuovo che nel racconto non c’era
ma se l’adattamento rovina l’idea del racconto e cancella le riflessioni che
esso porta a fare allora c’è qualcosa di profondamente sbagliato.
Come dicevo, alcuni episodi della serie Electric Dreams
deviano così tanto dal racconto da cui traggono ispirazione che il finale a cui
giungono e le dinamiche che hanno utilizzato gli sceneggiatori finiscono per
edulcorare il contenuto. Ciò che la mente di Dick ha plasmato per portare il
lettore a riflettere sullo specifico tema viene costantemente infettato e
sminuito da un uso eccessivo degli effetti speciali, da soluzioni
semplicistiche fatte a uso e consumo di spettatori dalla mente pigra. E questo
ci porta al secondo punto.
Dire che uno specifico prodotto somiglia a un altro aiuta a
vendere meglio il prodotto in questione, azzera la paura di proporre qualcosa
di nuovo (vedi spiegone ponderoso di inizio post) così da evitare allo
spettatore la fatica di doversi impegnare per capire cosa sta vedendo. Non sia
mai. Non ci si deve affaticare per guardare una serie TV, capirne le dinamiche
e il ventaglio di riflessioni che fa emergere, meno che mai se lo hai già fatto
per una serie cult come Black Mirror. E allora è meglio dire che Electric Dreams
è come Black Mirror, appunto. Zero fatica. E zero evoluzione cerebrale.
Cos’è Electric Dreams
Electric Dreams è una buona serie TV che supera le
difficoltà di adattamento vincendo sull'impatto visivo. Anche se è affetta da
una semplicistica interpretazione della fantascienza rimanda comunque l’eco
delle atmosfere tipiche di questo genere. E’ diretta ed interpretata bene. Un
prodotto che per un appassionato di fantascienza come me può essere godibile e
che per qualcuno meno pignolo potrebbe anche essere sensazionale.
La raccolta di racconti Electric Dreams è però tutt'altra
cosa rispetto alla serie. E vi consiglio vivamente di leggerla se siete
interessati al genere.
Cos’è Black Mirror
Black Mirror è una serie rivelazione che propone riflessioni
più o meno profonde sull'impatto della tecnologia nella vita delle persone e su
come, forzando la mano senza consapevolezza, si possa giungere ad essere
schiavi delle varie tecnologie.
E’ un prodotto molto valido che bisogna affrontare con la
giusta predisposizione mentale.
Perché Electric Dreams non è Black Mirror
In primo luogo il punto di partenza
Dick imposta le sue storie partendo dall'assunto che la
società dell’epoca in cui esse sono ambientate ha già accettato il progresso
tecnologico estremo e lo vive in alcune declinazioni come una condizione
necessaria e sufficiente alla vita stessa. In questo contesto si inseriscono i
protagonisti della storia che hanno sempre una visione d’insieme più ampia e
riescono a vedere oltre le comodità o la necessità di sfruttare la specifica
tecnologia. In altre parole, il protagonista si trasforma da vittima del
sistema a variabile impazzita che mina le fondamenta del sistema stesso dall'interno.
In Black Mirror è invece la tecnologia ad essere protagonista
della storia e la variabile umana ha senso solo come controparte biologica che
sfrutta le potenzialità del progresso tecnologico restandone schiavizzata o che
mette in discussione la sua natura fisica confrontandola con l’idea del proprio
alter ego digitale.
Sebbene si possa con un certo sforzo sovrapporre i due punti
di partenza, c’è qualcosa di profondamente diverso: in Electric Dreams l’uomo
può riscattarsi mentre in Black Mirror la battaglia è persa in partenza.
La visione della tecnologia è un’altra differenza notevole
In Electric Dreams la tecnologia, le macchine e l’evoluzione
industriale che ha portato alla loro creazione hanno un lato profondamente
sinistro anche nella loro funzione di considerevole supporto alla vita umana. C’è
in Dick una preoccupazione di fondo sulla possibilità che l’intelligenza
artificiale possa non tenere in considerazione che un essere biologico abbia
bisogno di molto altro per vivere che di cibo, aria e acqua. C’è una visione
terrificante che si nasconde dietro le apparenze, un’immagine dell’umanità
ridotta al livello di dipendenza dalle macchine e dalla loro incessante
evoluzione. Ma la variabile umana spesso è più forte delle sinapsi al silicio
di qualsiasi entità artificiale.
In Black Mirror è l’uomo che abusa della tecnologia e che
non riesce a liberarsi dal comodo giogo a cui è assoggettato. E quando lo fa ne
esce psicologicamente devastato. L’idea di fondo di Black Mirror è che nelle
mani sbagliate qualsiasi invenzione nata inizialmente per fornire conforto,
aiuto o divertimento possa diventare qualcosa di pericoloso. E di fatto lo fa
quando l’uomo perde consapevolezza della propria esistenza biologica.
E’ come se Dick abbia previsto un’evoluzione inevitabile
della tecnologia ma pur sempre contrastabile con la forza del pensiero umano.
Quest’ultima cosa, o meglio, la mancanza di quest’ultima è la base da cui
partono le storie narrate da Black Mirror.
In conclusione: vi sognereste mai di dire che la carbonara è come la pizza?
Io non credo: sono due ottimi piatti della cultura culinaria
italiana, magari in alcune derivazioni possono condividere alcuni ingredienti,
ma credo di non sbagliare nell'affermare che mangiare la carbonara non è la
stessa cosa di mangiare una pizza.
Buona fantascienza e buona vita a tutti
Lascio tranquillamente stare: non amo la fantascienza, quindi figurati.
RispondiEliminaQualcosa di Dick ho anche letto, ma di certo non mi metterò a guardare una serie che vagamente si ispira a qualcosa dello scrittore XD
Moz-
Schiacciati tra l'emulazione di un maestro e l'adattabilità dei soggetti, gli sceneggiatori finiscono quasi sempre per stravolgere la storia. A volte gli va bene, ma il più delle volte no.
RispondiEliminaSe non ami il genere lascia tranquillamente perdere