Come immaginavo L’alienista si è dimostrata un’ottima serie.
Mi ha fatto venire voglia di andare a reperire il romanzo e scoprire qualche
informazione in più sulla storia e sui protagonisti. Peccato solo per il finale
un po’ troppo prono al meccanismo della serialità.
Ma andiamo con ordine.
Il contesto sociale e politico della New York di fine XIX
secolo è la cosa meglio riuscita de L’alienista: gli intrighi di potere, l’eterna
lotta tra ricchi e poveri, l’opportunismo degli arrampicatori sociali e la
posizione scomoda dei liberi pensatori.
Per capirci, le famiglie benestanti sostengono questo o quel
politico di turno e ne determinano le evoluzioni della carriera per cui è
impensabile e impossibile che qualche libero pensatore o un onesto commissario
di polizia vada a pestare i loro piedi.
In questo scenario sono inseriti in modo molto coerente i
nostri protagonisti.
Il dottor Kreizler è il professionista dal passato tormentato
e dal presente incerto che spazia tra un campionario molto ristretto di
comportamenti: quelli che vanno per la maggiore sono il cinismo e la fiducia
nei propri mezzi intellettuali anche a scapito di contrariare i suoi più
stretti collaboratori.
Due parole su Daniel Bruhl: è un'attore con pochissime espressioni che caratterizza bene i personaggi introversi e cupi. Nei panni di Laszlo Kreizler se la cava più che bene.
John Moore invece è il classico personaggio che tiene il
piede in due staffe. Capisce il comportamento dell’amico e doma le critiche
degli altri nei suoi confronti per poi scagliarsi con grande impeto qualora egli ecceda in cinismo o sia troppo diretto (che per quell'epoca
significa essere sconveniente in termini di allusioni) con qualcun altro.
Specie se il qualcun altro è la giovane ma combattiva Miss Howard di cui Moore
è attratto.
Due parole su Luke Evans: ha proprio la faccia del damerino di fine XIX secolo o, almeno, come io immagino il tipo. Gli tocca un ruolo che somiglia leggermente al John Holmes di Martin Freeman ma senza profondità emotiva. Senza infamia e senza lode.
Miss Howard invece è la statua di gesso di turno.
Integerrima e inamovibile nelle sue posizioni da femminista convinta. Non
accoglie le idee altrui e non ascolta nemmeno qualche discorso che non sia in
linea con il suo pensiero. Se mi permettere un termine anacronistico ma moderno,
Sarah Howard è la collega di lavoro tritapalle che nessuno di noi vorrebbe.
Due parole su Dakota Fanning: ha solo due espressioni, corrucciata e più corrucciata. Anche quando sorride il suo è una specie di ghigno malefico che si abbina male al faccino angelico. Non che sia colpa sua ma Miss Howard è una tortura cerebrale e da oggi io la assocerò al suo volto.
L’assassino di ragazzi è l’antagonista perfetto. Invisibile,
introvabile e imprevedibile se non per le trovate geniali del dottor Kreizler.
Agisce nell'ombra e sembra quasi un’entità sovrumana tale sono il modo di muoversi
e di sparire all'improvviso e la ferocia con cui commette i suoi crimini.
Alla fine della fiera L’alienista mantiene le sue promesse e
nonostante il tema principale sia stato visto già molte volte sul piccolo e
grande schermo, non scordiamoci che nel 1896 non esisteva ancora la psichiatria
criminale né tanto meno c’erano dei profiler dell’FBI per aiutare gli ottusi
poliziotti nelle indagini.
E forse la chiave di lettura di questa prima stagione della
serie sta proprio nell'accettare che ci vogliono persone in grado di pensare
quasi come dei criminali per acciuffare altri criminali. O quantomeno che
bisogna rispettare chi ingoia rospi grossi come Godzilla per studiare il
comportamento di persone alienate, feroci e violente perché il punto non è
tanto come acchiappare l’assassino ma come sia possibile prevedere la sua
prossima mossa e un giorno magari, accorgersi del sorgere di un’alienazione da
un comportamento fuori dagli schemi.
Unico neo che mi sento di trovare ne L’alienista è nel
finale confuso che per motivi di sceneggiatura accelera per riuscire a chiudere
tutti i discorsi aperti e contemporaneamente aprirne di nuovi per una possibile
seconda stagione.
Anche per questo sono molto curioso di andare a recuperare
il romanzo di Caleb Carr.
Buon binge watching e buona vita a tutti
Buon binge watching e buona vita a tutti
Umh, dai, sembra intrigante.
RispondiEliminaUna domanda: ma alla fine lo prendono, questo assassino?
Moz-
Dipende da cosa vogliamo intendere per prenderlo: un serial killer va fermato per questione di giustizia sociale? Oppure sarebbe altrettanto importante capirne le motivazioni?
RispondiEliminaIn ogni caso non voglio spoilerare nulla....