Una storia del terrore per #halloween



Buon Halloween a tutti


Mi sento un po' strano a scrivere questo post che sembra uno degli speciali Halloween che piacciono così tanto ai più ma forse con le energie che si sprigionano in questo momento dell'anno è normale sentire un lieve formicolio dietro al collo, come se qualcuno ti stesse osservando.

In questo momento alle mie spalle c'è solo il muro con un quadro e nessuno spazio in cui possa nascondersi qualcosa di corporeo, inoltre la casa in cui vivo è abitata solo da inquilini in carne ed ossa, quindi perché questo formicolio dietro al collo?

Forse perché nelle notti come questa penso a quella fotografia....







Tutto risale a quando avevo 12 anni, era l'inizio dell'autunno e, di solito, dalle mie parti non è che faccia così freddo in quel periodo dell'anno.

Spesso dopo la scuola rimanevo a casa dei miei nonni fino a sera perché i miei genitori lavoravano entrambi. Il pomeriggio trascorreva placido, facevo i compiti e poi guardavo il telefilm Zorro insieme a mio nonno cercando di fargli capire per quale motivo la gente non riconoscesse Diego De La Vega dietro la striminzita mascherina nera.

Un pomeriggio di quell'inizio autunno, mia nonna uscì per comprare delle cose e  mio nonno si appisolò davanti alla TV. Io ero particolarmente annoiato così cominciai a vagare distrattamente per la casa curiosando nelle varie stanze finché non mi imbattei in una scatola per scarpe che sporgeva da sopra una libreria. La tirai giù starnutendo come un matto - sono allergico alla polvere - e la aprii scoprendo che conteneva svariate foto di famiglia. Le foto erano molto vecchie e ritraevano persone che non potevo conoscere a parte quelle in cui c'erano i miei familiari più stretti.



In una delle foto meglio conservate c'era ritratta l'intera famiglia - una ventina di persone - e risaliva a tantissimi anni prima visto che mio padre era molto piccolo, avrà avuto 5 o 6 anni e i nonni e gli zii erano ancora giovani. Erano tutti disposti in giardino con alle spalle la vecchia casa in cui sapevo era cresciuto mio nonno prima di trasferirsi in paese. Si trattava di una casa imponente con 3 piani e un grande giardino intorno sul quale si erano messi tutti in posa il giorno dello scatto.

Giocai a indovinare chi fosse chi per una decina di minuti poi il mio sguardo fu attirato da una persona che appariva nitida in una delle finestre del secondo piano. Non sapevo chi fosse ma sembrava una donna con lunghi capelli che avrebbero potuto essere neri o castano scuro e che guardava la comitiva con atteggiamento malinconico.

Decisi di chiedere a mio nonno chi fosse quella donna.



Dovete sapere che mio nonno non era religioso per cui potete capire quanto mi stupì vederlo farsi il segno della croce diverse volte di fila. Fatto ciò mi strappo la foto dalle mani e riposta l'intera scatola fuori dalla mia portata mi rimproverò in modo così veemente che lì per lì rimasi scioccato e non ne feci poi parola coi miei genitori.

Però lo sguardo terrorizzato di mio nonno nel vedere quella foto non lo dimenticai. Ne avrei compreso il motivo solo molti anni dopo quando io, ben oltre la soglia della maggiore età, ne parlai con mio padre rimettendo a posto casa di nonno mesi dopo la sua scomparsa.

La mia è una famiglia di persone laiche anche se alcuni hanno avuto contatti con la comunità religiosa locale e so per certo che mia nonna frequentava quotidianamente la parrocchia del suo quartiere. Nonostante ciò l'atteggiamento nei confronti di particolari fenomeni - leggende - che si raccontavano dalle nostre parti è stato sempre scettico e distaccato.

Anche mio padre è sempre stato un uomo coi piedi per terra e la testa ben piantata sulle spalle: poco disposto a cedere alla fantasia, in questo senso, così quando mi parlò della storia della fotografia mi aspettavo una spiegazione molto razionale.

Sbagliavo.

Anche mio padre, come mio nonno, era profondamente scosso da quella fotografia e soprattutto, mi fece capire, dalla presenza di quella donna che, come confermò, non era una persona di famiglia, una vicina di casa o una conoscente; insomma nessuno che avrebbe potuto accidentalmente trovarsi in quel posto e in quel momento per un motivo ragionevole.

Mio padre mi raccontò che la presunta verità sulla foto gliela raccontò mio nonno diversi anni prima e che lui l'aveva accantonata come una superstizione suggestiva ma fin troppo fantasiosa.



 Mio nonno aveva 5 fratelli tutti maschi che si erano trasferiti in paese con le rispettive famiglie man mano nel corso degli anni. All'epoca della foto solo mio nonno viveva con la sua famiglia in quel casolare di campagna dove era nato e cresciuto e dove sono nati prima mio padre e poi mia zia. Mia zia fu la prima bambina nata in quel casolare dopo parecchi anni e dopo la sua nascita cominciarono ad accadere cose un po' strane che sulle prime non allarmarono i miei nonni, da buone persone di campagna quali erano non avevano proprio tempo da perdere con delle sciocchezze simili.

Ma poi le cose peggiorarono.

Porte che sbattevano durante la notte, oggetti lasciati in una stanza e ritrovati in un'altra, rumori strani che provenivano da parti della casa dove non c'era nessuno e infine gemiti, lamenti e pianti sommessi diventarono l'inquietante sottofondo notturno.

Poi ci fu la foto.

Già scossi da notti insonni e preoccupazioni la fotografia fu il colpo finale.

I miei nonni avevano organizzato una piccola festa in famiglia per il battesimo di mia zia e qualcuno aveva portato una macchina fotografica per immortalare la famiglia. Il risultato dello sviluppo del rullino rivelò quella donna che nessuno conosceva dietro la finestra.

Dovete sapere che dalle mie parti esistono delle persone dedite a pratiche un po' particolari dai nomi molto evocativi e dalla ritualità esotica. Questi personaggi, che esistono tutt'oggi, sono in grado di guarirvi da un'insolazione, di rimettervi a posto delle ossa, di placare l'animo dopo uno spavento eccessivo, di fare piccoli esorcismi e risolvere i problemi con dei residenti incorporei.

Insomma, anni prima del celebre Who You Gonna Call? anche da noi c'erano gli acchiappafantasmi. Non che li acchiappassero proprio ma almeno ti spiegavano come risolvere il problema.

E questo è proprio quello che fece il tizio che spiegò a mio nonno tutta la faccenda.



Quel casolare era appartenuto a un grosso proprietario terriero della zona che parecchi anni prima aveva allacciato una relazione extraconiugale con una donna ma temendo lo scandalo aveva fatto trasferire l'amante in quella casa, lontano da occhi indiscreti. Poi la donna rimase incinta ma poiché l'uomo non voleva riconoscere la bambina come sua figlia, la situazione degenerò fino al punto che la povera donna fu rinchiusa e abbandonata in quella casa dove prima ebbe un aborto spontaneo e dopo finì per impazzire e morire di stenti.

Quindi la nascita di mia zia, la prima bambina a nascere dopo il fattaccio, aveva risvegliato qualcosa.

Quando succedono queste cose, da noi si dice che ci sono i patruni o luogu ovvero spiriti residenti che infestano le abitazioni terrorizzandone gli occupanti non per cattiveria ma solo perché soffrono infinitamente per il male che è stato fatto loro.

La soluzione che il tizio propose a mio nonno era un complicato rituale per scacciare lo spirito ma mio nonno preferì una soluzione più pratica e vendette casa e terreno trasferendosi in paese. Da allora la casa è passata di proprietà svariate volte finché - ho saputo - è stata demolita dagli ultimi proprietari del terreno.

Ho anche saputo che dopo la demolizione della casa il terreno che la circondava e su cui mio nonno aveva basato la sua attività di agricoltore per una vita smise di essere fertile e anche gli alberi d'ulivo, notoriamente molto resistenti e longevi, sono deperiti fino ad assomigliare a veri e propri scheletri.



Nota finale


Quella che avete appena letto è chiaramente una storia di fantasia. Ho voluto giocare con le atmosfere dark di Halloween e coniugare il divertimento con la mia passione per la scrittura.

Ma c'è un fondo di verità.

Ho parlato spesso con alcuni anziani del mio paese, gente che ha la pellaccia indurita dal sole e l'anima d'acciaio forgiata dalle disavventure della vita come solo chi è cresciuto nella fame e nelle ristrettezze può capire. Sono persone che difficilmente si meravigliano di fronte anche al più inspiegabile dei fenomeni.

Eppure quando si decidono di raccontare le storie dei patruni o luogu  - e non succede spesso - il loro tono di voce si fa meno sicuro e gli occhi si velano. Trasmettono un'inquietudine che ti fa rizzare i peli sulle braccia e formicolare la nuca.

Buona notte a tutti

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