E' questa la vita vera o è solo una fantasia?
Con questo verso Freddie Mercury apre uno dei brani più
iconici di tutti i tempi ed è curioso che sebbene lui non potesse saperlo,
diversi anni dopo la sua morte questo stesso verso sarebbe stata la migliore
recensione possibile – e anche la più sintetica – del film che racconta la sua
storia e quella dei Queen.
Io non sono sintetico come Freddie, mi serve qualche parola in più che potrete leggere di seguito.
Il regista Bryan Singer e lo sceneggiatore Anthony McCarten
accettano il difficile compito di raccontare l’ascesa di uno dei gruppi rock
più conosciuti al mondo e soprattutto del loro leader. Al progetto partecipa in
modo attivo anche Brian May, lo storico chitarrista dei Queen.
Il risultato finale è un film che somiglia a un carciofo. Si
comincia dalle foglie più esterne e tenaci da strappare e si continuano a
sfogliare i petali del fiore fino ad arrivare al cuore carnoso e dolce.
Bohemian Rhapsody parte dalle classiche vicende che si devono raccontare quando
si parla di una band di successo: come si sono conosciuti i membri, come sono
arrivati al successo, i problemi e le scelte importanti, i litigi, la
separazione e il ricongiungimento. Insomma, nascita, ascesa, caduta e
redenzione.
Ed è proprio qui che arriva la perla. Il film ti tiene lì
per minuti e minuti, tra un brano e l’altro, tra una scena commovente e una divertente
e ti chiedi se non manchi qualcosa, se non si sarebbe potuto osare di più. Ma
poi si arriva al cuore, si arriva agli ultimi 20 minuti che raccontano la
partecipazione dei Queen al Live Aid del 1985. Se fino a questo momento avevi pensato
di aver visto un film ben girato e costruito è proprio in questo momento in poi
che non respirerai più e avrai la pelle d’oca. Quest’ultima parte è un
capolavoro di regia, montaggio e sonoro.
Rami Malek: dopo MrRobot un'altra interpretazione memorabile |
Bohemian Rhapsody vince però su un piano emozionale più
profondo.
E’ qualcosa di magico l’incontro tra un acerbo Freddie Mercury e il
duo semisconociuto May/Taylor e ne nasce un progetto musicale che in poco tempo
supera ogni aspettativa. Mercury è nato per essere un performer e il film lo
mostra chiaramente e mostra anche come il fatto di riempire uno stadio con
migliaia di persone spinga il tuo ego a diventare grande come quello stadio stesso e
quindi incontenibile e come questo, di conseguenza, ti esponga a pericolosi
incontri con i tuoi demoni interiori nei momenti di pausa.
A questo si aggiunga
una ricerca interiore della propria sessualità, un rapporto difficile con la
famiglia e le proprie origini, una spiccata propensione alla cultura (musicale
e letteraria) e un’impreparazione emotiva nella gestione degli amici ed ecco
che hai il prototipo perfetto dell’uomo tormentato quale Freddie era
sicuramente.
La sequenza migliore della prima parte: la nascita di Bohemian Rhapsody |
Al di là dei pregiudizi, dei giudizi postumi e della
personale comprensione che ciascuno di noi ha nei confronti della bisessualità,
delle droghe, dell’alcolismo e di qualsiasi altra cosa che il pensiero più
politically correct denigra, dietro tutte le turbe c’era un uomo che riusciva
davanti a migliaia di persone ad essere veramente se stesso. A me è arrivato questo.
Freddie
Mercury era se stesso quando si esibiva di fronte al pubblico mentre nella vita
fuori dal palcoscenico era costretto a recitare la parte di quello che non era:
un uomo normale. Un altro che morde la polvere.
Un ultimo appunto lo vorrei fare sulle critiche mosse a
Bohemian Rhapsody.
Prima di vederlo avevo letto critiche entusiastiche e critiche denigratorie in misura quasi uguale, tra chi lo osannava come un capolavoro e
chi lo distruggeva citandone vari difetti, come al solito, era difficile farsi
un’idea precisa, ma dopo la visione ho capito quanto in realtà il sistema
critica positiva/negativa non sia altro che un soffio nel vento.
Sicuramente ci sarebbero state delle incongruenze temporali
nel film, così come è sicuro che alcune vicende sarebbero state romanzate,
armonizzate e adattate per farlo scorrere. Una canzone inserita in un momento
temporale in cui non era ancora stata scritta dai Queen, troppa enfasi su una
dinamica o troppo poca in un’altra.
Io credo che se avessi voluto vedere un prodotto
storicamente corretto e anacronisticamente accurato sarei andato a cercarmi un
documentario sui Queen o direttamente un articolo su Wikipedia.
I fatti della
vita non si possono cambiare ma quando si scrive un film si può fare e se
anche quella cosa non è accaduta in quel mondo o in quel momento che importanza
ha se il suo valore ci ha comunque portato dove siamo adesso?
Buona vita a tutti
La vedo esattamente come te sul giudizio finale.
RispondiEliminaÈ quanto successe con Romanzo Criminale: non è aderente ai fatti, è romanzato (lo era sin dal titolo, per dire). Ma costa tanto emozionarsi e vedere comunque un'opera ben realizzata? Boh^^
Moz-
Non costa assolutamente niente. Ed è questo il problema: alcuni non riescono a dare valore a qualcosa che non possono pagare.
RispondiEliminafare sulle critiche mosse a Bohemian Rhapsody.
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