Suspiria by Guadagnino: uno sbadiglio vi terrorizzerà



Spaventi e sbadigli in un film di cui non sentivamo il bisogno

L'antefatto

Nel 1845 uno scrittore inglese oppiomane soggiorna in una nota casa di Milano celebre per essere infestata dai fantasmi. Durante la notte lo scrittore è vittima di un tremendo incubo e per esorcizzarne il ricordo scrive un romanzo di carattere horror - gotico. 

Nel 1977 un regista italiano di film horror legge il romanzo e lo traspone in un film che viene da molti considerato un cult della cinematografia del genere. 

Quarantuno anni dopo un'altro regista ripropone il film forse perché ha letto il romanzo e vuole dire la sua, forse perché vuole migliorare quanto fatto dal suo collega, forse perché qualche produttore vuole spremere ancora un po' di succo da questo frutto e per farlo decide di puntare su un regista che va di moda.



Il fatto (1 di 3)

Quando Thomas De Quincey scrisse il Suspiria De Profundis l'atteggiamento della società nei confronti dell’horror e del fantastico variava tra due estremi: da un lato c'era chi apprezzava i penny dreadful inglesi e i romanzi d’autore e dall'altro, invece, chi si distaccava carico di pregiudizio perché vedeva in quegli autori e nelle loro storie qualcosa di sbagliato.

Di certo, la condotta di De Quincey - noto oppiomane e autore di una specie di manifesto sul consumo dell'oppio - non aiutò la fortuna dell'opera.




Fortuna che però arrivò lo stesso.

Il Suspiria De Profundis parla di tre “madri”, tre personificazioni terribili delle paure ancestrali dell’uomo: la Mater Lacrimarum, personificazione della disperazione, la Mater Suspiriorum, personificazione dello sconforto e dell’accettazione passiva del proprio destino, e per ultima la Mater Tenebrarum che rappresenta la follia, l’assassinio e la morte. Nel romanzo le tre madri appaiono agli uomini in determinate circostanze e li spingono a compiere delle azioni turpi corrompendo le loro menti e infettandole con i loro pensieri.

Il fatto (2 di 3)

Nel suo Suspiria del 1977, il regista Dario Argento ha concepito le tre madri come altrettante streghe aggiungendo all'atmosfera onirica di De Quincey anche la paura che avrebbe potuto suscitare un personaggio iconografico caro alla cultura horror come la strega.




Ne sono nati tre film con i quali il regista italiano ha voluto dare la sua personale rappresentazione del tema fornito dal Suspiria De Profundis. A noi interessa Suspiria, il primo capitolo.

Suspiria è un film che è invecchiato molto bene e che, sebbene ceda molto alla narrazione visiva, allo spavento da due soldi e al suscitare disturbo nello spettatore, segue un filo logico decisamente interessante supportato da un contorno ad hoc come le musiche dei Goblin che spaventano anche più di alcune scene.

Ammetto di averlo recuperato da pochissimo più per curiosità e per avere materiale sufficiente per questo post dato che l’horror non mi piace particolarmente come genere cinematografico (lo preferisco su carta). Non lo rivedrei ma ha il suo perché e ho capito il motivo per cui tutti lo definiscono un cult.

Il fatto - ahimè - (3 di 3)

Suspiria di Luca Guadagnino invece l’ho visto al cinema a metà gennaio e non volevo parlarne visto che non mi aveva colpito particolarmente se non con una altissima percentuale di noia come solo Guadagnino riesce a farmi provare. 

Una spaventosa quantità di noia.


Pensavate di esservi liberati di me...poveri illusi

Sia ben inteso, il film è tecnicamente quasi perfetto, scritto e montato a regola d'arte e recitato altrettanto bene eccezion fatta per l'attrice protagonista che io trovo inespressiva come nessun altra attrice al mondo


stavate parlando di me ??



Seh, ti piacerebbe. Prova tu a fare un'espressione più ebete di questa...

mettetevi in fila che qui si fa sul serio

Il vero problema di Suspiria però è la regia.

Io non sopporto la regia soporifera di Guadagnino, quelle scene lunghissime centrate sui dettagli, quell'attrazione morbosa per la lentezza, è come se il film fosse stato girato dentro l’olio d’oliva, viscoso, appiccicoso e lento.


La scena che ho apprezzato di più: lo spettacolo finale


Già Chiamami col tuo nome mi aveva steso ma avevo lasciato a Guadagnino il beneficio del dubbio. Adesso, però, ne sono certo: il suo obiettivo è farti morire, narcisisticamente, di noia.

Guardate come sono bravo…Vi state annoiando…Però sono bravo eh!!! Guardate quant'è bella questa scena di 10 minuti su un piede che ciondola nell'acqua...

Scherzi a parte, la regia di Guadagnino mi sembra spaventosamente noiosa. Talmente bella tecnicamente da sembrare una vanteria inutile, e uso la parola inutile perché questo tipo di lavoro mi rende il prodotto finale decisamente freddo e inespressivo come l'attrice protagonista.

Mi sono annoiato con un horror, fate un po' voi...

Gli unici suspiria che ho sentito durante il film sono stati i miei!

Sigh! Sob! Auff!

P.S. : prima di lasciarvi qualche chicca

- quando parlo di spaventi da due soldi mi riferisco ai penny dreadful inglesi che liberamente tradotti significano esattamente quello. Ne ho già parlato qui ___LINK___

- l'attrice Tilda Swinton ha interpretato ben tre ruoli nel film di Guadagnino, per uno dei quali si è sottoposta a ore di make up per trasformarsi in un anziano ottantaduenne. Una novità? Non proprio, era già stato fatto in Cloud Atlas, ad esempio.




Buona vita a tutti 

Commenti

  1. Dunque, Chiamami a me è piaciuto tantissimo.
    Suspiria l'ho trovato impegnativo.
    Come dici tu, è comunque ben fatto, ma sì, a tratti rischia di annoiare.

    Moz-

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  2. Quello che mi annoia di Guadagnino è la tendenza a far diventare tutto poetico ad ogni costo. A volte questa tecnica è utile, altre volte no. Se lo fai per tutto il film mi annoio terribilmente pur apprezzando bravura e bellezza

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