Il nome della rosa #4: la resa dei conti




Siamo giunti all'ultimo appuntamento di questa mini rubrica del blog e della serie TV ispirata al capolavoro di Umberto Eco, alla notte del settimo giorno di permanenza di Guglielmo e Adso nell'abbazia degli omicidi, la notte in cui a causa della troppa virtù prevalgono le forze dell’inferno.



Il processo per eresia nei confronti di Remigio da Varagine va avanti: costui viene sempre più incalzato dall'inquisitore Bernardo Gui per fargli confessare gli omicidi dei confratelli e di aver militato tra le fila dei seguaci di Dolcino. 
Per indirizzare l’assemblea verso la conclusione da lui desiderata, Gui coinvolge come testimoni il demente Salvatore e l’ambiguo Malachia.
L’esito del processo non coinvolgerà solo Remigio ma rappresenterà anche il pretesto per far pendere la conclusione della disputa teologica dalla parte dei domenicani e del Papa a scapito dei francescani. 
Inoltre, Gui vuole anche bruciare la ragazza occitana accusandola di stregoneria non sapendo, però, che un’altra presenza a lui ostile si aggira tra le mura dell’abbazia.
La mente sopraffina di Guglielmo coglie gli indizi necessari per portare a termine l’indagine sugli omicidi e scoprire il vero assassino nonostante l’omertà di alcuni confratelli e l’opposizione dell’abate Abbone che sembra essere sempre più coinvolto nella vicenda.



Inutile commentare la puntata in sé, a questo punto ritengo più opportuno considerare l’opera nel suo complesso; dunque ecco le mie impressioni finali su Il nome della rosa.

A me sono piaciute in modo particolare la prima e l’ultima puntata perché sono le uniche due a tenere alto il livello emotivo e a sostenerlo attraverso il ritmo della narrazione e i colpi di scena. Penso sarebbe stato parecchio pesante e noioso concentrare tutta la trama solo sulla disputa teologica e sull'indagine e capisco i motivi per cui questa seconda trasposizione del romanzo introduca lievi cambiamenti alla trama che alla fine non incidono se non in maniera marginale.

Ammetto di aver dovuto digerire con fatica la presenza costante della ragazza occitana e della figlia vendicatrice di Dolcino: sono due sottotrame che convergono in una, ma che hanno impatto quasi nullo sulle vicende principali visto che l’una serve da giustificazione all'altra e la seconda fa da “cura” per il male apportato dalla prima. Insomma le due sottotrame si annullano a vicenda. Peccato che le puntate centrali dell’opera siano in grande parte dedicate a raccontare questi due personaggi.

Ciononostante ammetto anche di essere in parte deluso dal modo semplicistico con cui è stata portata avanti la trama: senza alcuni passaggi fondamentali non si capiscono bene i motivi che portano all'uccisione dei monaci e al terribile segreto custodito nella biblioteca. Semplificare va bene, banalizzare no. Quella che è mancata è stata l’attenzione per alcuni passaggi delicati e fondamentali.

Così si perde tutto il senso dell’opera.

Avessero fatto attenzione a questo sarebbe stato superfluo parlare di difetti di fotografia, recitazione non sempre perfetta e cambi di velocità fastidiosi.

L'attore John Turturro che cerca le differenze tra il romanzo e la sceneggiatura


In conclusione Il nome della rosa è un prodotto senza infamia e senza lode che riesce a far storcere il naso a chi conosce bene la storia e si aspettava una trasposizione più accurata, ma anche a chi, non conoscendola, si è annoiato perché avrebbe voluto qualcosa di più dinamico e lineare.

Quantificando darei un 6 politico più per affetto nei confronti dell’opera in sé che per quello che ho visto. Si poteva e si doveva fare di meglio.

Commenti

  1. La vedo come te.
    Ieri ho notato le fiamme ella biblioteca, roba da b-movie, e alcune scenografie, pessime (sembravano la bella copia di quelle dei Power Rangers).
    Tutto troppo perfettino, manca la reale sporcizia, sembrano tutti modelli. Non so se questo sia il trend ma non mi piace.

    La vedo come te anche sulle sottotrame "filler", quasi patetica quella della vendicatrice, francamente.
    Il film è dieci livelli sopra.

    Moz-

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  2. La scena delle fiamme la trovo imbarazzante: quasi al livello della asylum e di sharknado. Piuttosto non fatela proprio.

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    1. Ma io mi chiedo: chi rivede quelle scene, chi le monta, chi le gira, i tecnici... non si rende conto?

      Moz-

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