Il traditore: la controtendenza vincente di Bellocchio


La nostra tradizione cinematografica si esalta quando si traspone il tema della criminalità: dal grande schermo al piccolo schermo, da film a serie TV, fiction o telefilm vari, tutte le volte che si raccontano storie di criminalità organizzata che si intrecciano alla nostra storia, l'impatto mediatico è notevole.





Serie Tv come Romanzo Criminale, Gomorra, Suburra, Il Capo Dei Capi e tantissimi altri titoli hanno riscosso un successo di pubblico considerevole nonostante il tema trattato sia in qualche modo piuttosto controverso.

Molti di questi prodotti li ho sempre considerati come puro opere di puro intrattenimento poiché ad esse manca il valore storico a causa di una scelta ben precisa: quella di mitizzare i criminali, renderli appetibili, umanizzarli fino a farli diventare delle icone.

Se una dinamica del genere può essere in parte accettata con personaggi di fantasia come i ragazzi della banda della Magliana di De Cataldo o con i protagonisti della serie Gomorra, ciò diventa parrossismo puro nella fiction Il Capo dei capi dove si vuole umanizzare a tutti i costi quel mostro che era Salvatore Riina.

Ne Il traditore Marco Bellocchio va in controtendenza e ci restituisce dei mafiosi ottusi, feroci, ignoranti e totalmente negativi a partire dal protagonista del film, Tommaso Buscetta, interpretato da un Pierfrancesco Favino in grande forma.




Nel 1984 il giudice Giovanni Falcone si reca in visita da Tommaso Buscetta, uno dei boss storici della mafia, appena arrestato dopo anni di latitanza. Il boss, dopo una iniziale reticenza, parla con il giudice e gli permette di conoscere l'organigramma di Cosa Nostra passando alla storia come il Superpentito.

Come se si possa considerare veramente super un criminale assassino di quel calibro.

Comunque, grazie ai colloqui con Don Masino, Falcone metterà insieme tutto il materiale necessario a smantellare il potere territoriale di Cosa Nostra, potrà pensare e mettere in atto insieme a Paolo Borsellino il regime carcerario 41 BIS che determina delle condizioni più stringenti per coloro che vengono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso.

Ma Tommaso Buscetta non è per niente pentito. Ha tradito per vendetta, per ripicca nei confronti di Totò Riina che con il suo operato da terrorista aveva traghettato una cricca di uomini d'onore nel periodo nero dello stragismo.

Buscetta è furbo. Parla quando quello che ha da dire ha un valore che può essere scambiato con protezione e che gli può permettere di rovinare la vita a chi gli ha massacrato la famiglia. Riceve denaro che spende concedendosi lussi che un onesto lavoratore potrebbe solo sognare. Non è positivo nemmeno quando diventa collaboratore di giustizia poiché il pentimento non avviene in nessun momento del film.

Bellocchio ha avuto il grande pregio di rappresentare un Tommaso Buscetta vero. Non un eroe caduto e nemmeno un criminale in cerca di redenzione. Un assassino e spacciatore di droga, un mafioso che usa quello che sa per vendicarsi di chi gli ha tolto il potere. 

Finalmente un film in cui la mafia e i mafiosi appaiono come quello che dovrebbero essere considerati da tutti:

una colossale e fumante montagna di merda

La citazione, che condivido, è di Peppino Impastato.

Commenti

  1. Il Capo dei Capi pagò il pegno di essere la prima opere del genere, ma non era un'apologia, anzi... Però fu un terreno molto particolare.
    Questo Il Traditore mi attira, perché è un lucido ritratto di gente cattiva, che fa cose cattive e che tradisce in quanto tale.
    Lo vedrò.

    Moz-

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  2. Non parlo di apologia ma di eccessiva spettacolarizzazione del personaggio. una cosa che mi disgusta se accostata al nome di Riina.

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    1. Io so che l'attore ha provato malessere, più volte, durante le riprese.
      Però se devi fare un film su Riina, comunque devi raccontarlo...

      Moz-

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  3. Si, ricordo di aver letto che Claudio Gioè. palermitano tra l'altro e bravissimo attore, aveva faticato non poco a calarsi psicologicamente nel personaggio. Detto questo, di quella serie ricordo che mi diede fastidio così tanto spazio lasciato a un uomo tanto piccolo.

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