Le chiavi di lettura di Parasite





(CON SPOILER)




Torniamo su Parasite, il film che ha trionfato alle ultime assegnazioni degli Oscar, e sulla chiavi di lettura che fanno di questo complicato film anche un grande film. Secondo me, ovviamente.

Se non lo avete ancora visto potete dare un’occhiata alla recensione senza spoiler QUI; se invece lo avete visto e volete confrontarvi la vostra idea con la mia, buona lettura.

In ogni caso gli spoiler iniziano tra

3


2


1

Classismo 

Prima e fondamentale chiave di lettura è rappresentata dal concetto di classismo.
La società coreana è fortemente classista:  non è possibile riscattarsi socialmente o professionalmente e chi nasce povero è destinato a rimanerlo perché se non hai abbastanza denaro e un certo status non puoi frequentare le migliori scuole, crearti delle competenze e accedere ai lavori migliori. 
Ne nasce una società con due cuori: uno indurito dagli stenti e che guarda alla vita con ironia nera (la famiglia Kim) e l’altro rammollito dagli agii e dalle comodità che interpreta la propria condizione privilegiata come un diritto di nascita (i Park). Questi due cuori, questi due mondi andranno a collidere proponendo quella che è la seconda chiave di lettura.


Gli opposti che (non) si attraggono

La seconda chiave di lettura è il confronto tra gli opposti. Da una parte la miseria, la vita complicata e senza prospettive ma anche il rispetto di sé stessi e degli altri e l’ingegno, rappresentata dai Kim, e dall'altra la ricchezza ma anche l’ingenuità e lo sdegno con cui ci si rapporta ai meno abbienti rappresentata dai Park.
Parasite declina questi concetti sfruttando due dei nostri sensi: l’olfatto e la vista.
Ad un certo punto del film il signor Park comincia a sentire un certo odore, che lui definisce l’odore della povertà, e da quel momento in poi la sua faccia si contrarrà in una smorfia di disgusto tutte le volte che ci sarà il signor Kim o un altro componente della sua famiglia nei paraggi. Anche il piccolo dei Park si lamenterà del fatto che la domestica e l’autista del padre (che in realtà sono marito e moglie, ma il bambino non lo sa) hanno lo stesso cattivo odore.
Il film inizia con i Kim che guardano da un triste e lercio lucernario il mondo che c’è fuori dal loro seminterrato e al culmine della tristezza c’è anche un tizio ubriaco che è solito orinare proprio sulla loro finestra. Per contro, nella seconda metà del film, quando il loro inganno si è completato, tutta la famiglia si ritroverà a guardare il panorama da un bellissimo finestrone che c’è a casa dei Park.


Il simbolismo

Parasite è un film impregnato di un simbolismo che mi ha ricordato tantissimo i romanzi magico-realistici di Murakami Haruki. Oltre ai simboli sensoriali (l'odore della povertà e la finestra) di cui parlavamo prima, ci sono anche oggetti all'apparenza insignificanti ma che invece diventano dei fulcri su cui la storia del film prende nuovo slancio. 

La pietra verde, che viene regalata ai Kim all'inizio del film, è quello più evidente. Questo soprammobile ingombrante entra in scena come un regalo, un simbolo di amicizia e rispetto ma poi finisce per rappresentare tutta la storia dei Kim. Tutte le aspettative della famiglia vanno a fondo come la pietra nell'acqua quando il loro piano viene sconvolto dalla scoperta degli abitanti abusivi in casa dei Park. L'epilogo per la famiglia Kim che, dopo la truffa e la strage, torna a vivere nel seminterrato è simboleggiato ancora una volta dalla pietra che, alla fine del film, viene rimessa nel letto del fiume da Ki-woo e quindi tutto torna in equilibrio.
Altro simbolo che voglio citare qui è il bunker a casa dei Park. Il bunker nasce dall'ossessione del precedente abitante della casa e viene pensato come struttura di difesa estrema ma finisce per diventare rifugio per chi vuole sopravvivere da invisibile e per chi vuole nascondersi. Tuttavia le continue inquadrature sull'ingresso di questo bunker rimandano più all'idea di un antro oscuro all'interno del quale si celano segreti, esattamente come l'inconscio umano.


Dissertazione sui parassiti

Visto il titolo del film e lo svolgimento dello stesso viene automatico chiedersi chi siano i parassiti. 

Sono forse i Kim che ingannano i Park facendosi assumere come aiutanti uno alla volta con piccoli e disonesti trucchetti? Sono i Park che in apparenza non fanno altro che amministrare la loro agiata condizione economica e che sembrano impegnati a spendere i soldi che hanno nei modi più disparati? Oppure sono i coniugi che vivono nel bunker dentro la casa dei Park a loro insaputa?

Potrebbero essere tutti parassiti e anche nessuno di loro. Questa è la chiave di lettura più difficile da interpretare di Parasite.



Ho un piano!

Nei frequenti dialoghi tra Kim Ki-woo e il padre Ki-taek emerge sempre il discorso della pianificazione delle azioni per riscattarsi, per farcela nonostante una realtà che non prevede questa opzione (vedi prima chiave di lettura). “Ho un piano!” È il mantra con cui il ragazzo e il padre giustificano quello che stanno combinando con i Park e, in qualche modo, si fanno coraggio a vicenda. Tutto però è destinato a cambiare nella scena più poetica ed emotivamente struggente del film: quella dell’alluvione.

A tre quarti di film, infatti, un nubifragio si abbatte sulla città e costringe Ki-woo, il padre Ki-taek e la sorella Ki-jeong ad entrare nel seminterrato allagato per salvare quel poco che possiedono. Considerato che per tutto il film il loro piano consisteva nello spillare soldi ai Kim, siamo propensi a pensare che rischino di annegare per salvare quei soldi, invece rimaniamo sorpresi nel vedere che il padre salva delle stoviglie, il figlio un soprammobile regalatogli da un amico e la ragazza sfida l’acqua e degli schifosi getti di liquami che fuoriescono dal water per salvare un pacchetto di sigarette e fumarsene una lì, in mezzo a tutto quel caos.

Poco dopo Ki-taek riassume il suo concetto di pianificazione in un semplice concetto: se non hai un piano nulla può andare storto.

E infatti, di lì a poco questo concetto ci tornerà utile per affrontare l’ultima chiave di lettura.

La violenza e il pelo sullo stomaco

I coreani hanno una moquette sullo stomaco.



La parte finale del film può essere interpretata tenendo presente questo commento. Il risvolto violento nel finale del film arriva come un fulmine a ciel sereno e si riesce a digerire concentrandosi sui comportamenti dei vari personaggi in quel turbinio di azione e sangue. Comportamenti che rappresentano tutte le chiavi di lettura trattate finora.
E la soluzione trovata da Ki-taek per evitare le conseguenze delle sue azioni dipende dal discorso sul piano che facevamo poco fa: se non hai un piano, l’improvvisazione diventa il tuo piano.



Bonus: un artificio tecnico che racconta bene la divisione netta tra i contrasti narrati da Parasite è quello, presente in numerose scene, di disporre gli attori presenti nella scena da un lato o dall'altro di una linea immaginaria che rappresenta il confine tra le due declinazioni della vita.

In conclusione, ho provato a identificare quelle che secondo me sono le chiavi di lettura di Parasite e credo di esserci riuscito in buona parte o, almeno, ho trascorso del tempo ripensando a uno dei film che più mi ha colpito tra quelli che ho visto negli ultimi mesi. E provo sempre un gran piacere a fare questo.

Spero che voi abbiate provato lo stesso piacere a leggermi.



E’ tutto gente, buona vita.

Commenti

  1. Molto interessante. Direi che ogni cosa, a questo punto, nel film (stilistica, registica, narrativa) serve a descrivere qualcos'altro... Non avevo fatto caso alle linee immaginarie di separazione.
    Il classismo è presente ma per una volta mi è piaciuto che i poveri fanno i cattivi, oltrepassando la moralità, mentre i ricchi sono "buoni". Non è colpa dell'imprenditore se sente la puzza "di povero" (che evidentemente è dopobarba dozzinale mixato con puzzo della casa umida e lercia), men che meno DAZN (ossia Da-song, ma io lo chiamo come il canale tv) che sente lo stesso odore nella governante e nell'autista.
    Questo mi è piaciuto molto.
    Chi sono i parassiti? Tutti, gli uni per gli altri.

    Moz-

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  2. Sono d'accordo con te. Tutti vivono sfruttando gli altri piuttosto che integrandosi con loro e in questo modo si parassitano a vicenda. Tutti i personaggi sono in qualche modo "cattivi" e questo da realismo alla storia ma nessuno di loro ha la colpa di esserlo, non c'è giudizio, sono così e basta.

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    1. Esatto, non c'è giudizio.
      Sono così e basta. E stavolta i poveri sono peggio.
      Guarda la scena nello scantinato, con la vecchia tata che prova a mettersi sullo stesso piano della nuova, che però già si sente superiore e le dice di non aver niente a che spartire con lei.

      Moz-

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    2. Altra scena significativa. Che film immenso!

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