Il buco: un film per riflettere



Solidarietà o merda 




Quando i cineasti spagnoli affrontano il tema della fantascienza (anche un po’ horror e un po’ splatter nello specifico) se ne vedono sempre delle belle. Lontani anni luce dalla voglia di strafare tipica di Hollywood, con pochi effetti speciali a disposizione e con idee che spesso si rivelano essere azzeccatissime, questi professionisti sono in grado di tirare fuori delle piccole perle come Il buco

Il buco ( titolo originale El Hoyo cioè La Fossa, il che sarebbe stato molto più pertinente ma vabbè...) è un film del 2019 diretto da Galder Gaztelu-Urrutia, un regista che non avevo mai sentito nominare fino a oggi. 



La storia è ambientata in una struttura a forma di interminabile parallelepipedo che si sviluppa in verticale in cui ogni piano, che ospita due inquilini, è collegato a quello superiore e a quello inferiore da una botola quadrata in mezzo al soffitto e al pavimento. Gli inquilini della struttura sono per lo più criminali che si sono macchiati di reati gravi, ma alcuni di essi sono persone in cerca di un qualche tipo di sfida contro se stessi per motivazione personale o professionale. Ad ognuno è concesso di portare con sé un oggetto personale.

Ovviamente a tutti vengono assegnati dei nomi fittizi così il senso di spersonalizzazione è ancora più forte.

Si, ma qual è questa sfida? 

Qui viene il bello. La botola serve a far scivolare piano dopo piano una piattaforma sulla quale un team di cuochi posiziona una miriade di prelibatezze. Questa piattaforma sosta ad ogni piano per qualche minuto, giusto il tempo di permettere agli ospiti di mangiare qualcosa poi passa al piano sottostante. Va da sé che il fatto che arrivi del cibo ai piani più bassi dipende dal comportamento di chi si trova nei primi piani. 



E per rendere il tutto ancora più eccitante ogni mese tutte le coppie dei residenti cambiano piano in modo del tutto casuale.

Protagonista della storia è un ragazzo chiamato Goreng che si risveglia al piano 48 e fa subito la conoscenza del petulante e inquietante vecchietto con cui è destinato a convivere nei mesi che trascorrerà, per suo volere, all'interno della struttura.

Allacciatevi le cinture perché non sarà affatto un viaggio tranquillo. 

L'atmosfera del film è claustrofobica rimandando precisamente la sensazioni che si possono provare se ci si trova in una situazione del genere; il senso di smarrimento è la chiave di lettura di tutta la prima parte del film e man mano che il personaggio di Goreng entra in sintonia con il senso della sua missione personale noi faremo il viaggio sulle montagne russe poiché sia la sceneggiatura che la regia rispecchiano in pieno quel sentimento di sospensione della credibilità e il forte senso del disgusto che trasformano un semplice thriller in un horror con gli attributi.



Il buco è sicuramente un film vincente se non altro per il tempismo di chi ha deciso di pubblicarlo (su Netflix) proprio in questo periodo in cui si parla tantissimo di solidarietà e di rispetto degli altri, dei più deboli, dei meno fortunati. Inoltre propone uno spunto di riflessione sul tema dell’abbondanza delle risorse e del comportamento di chi ne gestisce la distribuzione.

Un film geniale nella sua essenzialità.

E’ tutto gente, buona vita.

Commenti

  1. Ciao condivido con te il senso della metafora che vuole raccontare il film e su cui ci possiamo sbizzarrire oltremodo: razionalizzazione delle risorse, sprechi, classismo ecc...ma a parte questo l’ho trovato abbastanza un mix di cose già viste.
    The Road ( film catastrofico dove gli ultimi uomini sopravvissuti si davano al cannibalismo ), The Belko experiment ( un gruppo di persone chiuse in un azienda e costrette ad uccidersi a random perché ne possa sopravvivere solo uno.
    E per ultimo visto proprio su un blog di cinema una lettrice che segnala a suo parere una scopiazzatura da un corto di Villeneuve di facile reperibilità sul tubo di soli dodici minuti che si chiama THe next Floor.
    Dopo Ash Vs Evil Dead ...il buco è proprio un buco..va be dai scherzo .
    Non brilla per originalità ma si fa vedere.
    Eppoi non dirmi che nella scena dove il vecchietto petulante si “serve “ di un pezzo di coscia di Goreng non hai pensato ad Hannibal?

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    1. Proponi ottimi spunti, grazie. The Road mi è piaciuto di più come romanzo se devo essere sincero, nel film mi è mancato qualcosa. Gli altri me li recupero di sicuro.
      A me ha ricordato anche The Experiment e di sicuro nella scrittura del personaggio del vecchietto c'è un bel po' di Hannibal.
      Ricordo di aver visto qualcosa di cui non ricordo il titolo in cui c'era questo gruppo di persone sedute a un tavolo che si abbuffano in modo osceno e che precipitavano di stanza in stanza: ecco anche questa è un'immagine che Il buco ha tirato fuori dalla mia memoria.
      Scopiazzatura, non saprei. Un corto è una cosa, un film è un'altra.

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  2. Adorato dall'inizio alla fine. E' una perfetta metafora del nostro egoismo come esseri umani, tanto che alla fine ci si vergogna persino un po'.

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    1. Verissimo. L'ennesima dimostrazione del solito teorema.

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  3. Non potevano chiamarlo, allora, la botola?
    Comunque, interessante, senza dubbio.
    Non riesco nemmeno a immaginare dove possa andare a parare...^^

    Moz-

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    1. Neanche io potevo immaginare. Tra l'altro ieri nella diretta hai parlato di film disturbanti (Martyrs & Co.). Il buco non è a quel livello ma è tosto veramente

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