Starship Troopers: la trasposizione complementare



Di un romanzo grandioso ma pesante




Questo è un post che si compone di tre parti:

Una parte riguarda il romanzo Fanteria dello Spazio di Robert A. Heinlein e lo trovate sulla mia pagina Instagram personale (potete leggerlo e seguirmi cliccando sul mio faccione qui nella colonna di destra.)

La seconda parte è una mini spiegazione del film tratto dal romanzo e si trova sulla pagina Instagram di questo blog (potete seguire il pulsante qui sulla colonna di destra )

E la terza parte la trovate qui è parla del rapporto tra il romanzo e il film


Buona lettura





Nel 1997 nelle sale italiane uscì un film presto bollato come action a tema fantascientifico: Starhip Troopers – Fanteria dello Spazio con la regia di Paul Verhoeven e con un cast in cui compaiono i nomi di attori che poi non hanno avuto tanto successo come Casper Van Dien e Denise Richards ma anche di Neil Patrick Harris che già noto al grande pubblico per la serie TV Doogie Howser, si consacrerà con How I Met Your Mother e con la recente (e non troppo fortunata) Una serie di sfortunati eventi.

Ma il nome grosso resta quello di Verhoeven. Il regista olandese alla fine degli anni 90 era reduce dai successi di tre film cult come Robocop, Atto di forza e Basic Instinct e aveva quidi lavorato con attori del calibro di Sharon Stone, Michael Douglas e Arnold Shwartzenegger. Non il primo arrivato dietro la macchina da presa per intenderci e sicuramente uno dei registi che già aveva dato il suo contributo al mondo della fantascienza sul grande schermo. 

Così, gli viene affidato il compito di dirigere Starship Troopers un film basato su un grande classico della fantapolitica e della fantaguerra, scritto da Robert A. Heinlein nel 1959, un tempo in cui si immaginavano che nel 2020 magari avremmo solcato i cieli con le macchine volanti e avremmo fatto la spola tra la Terra e Marte o creato un governo intergalattico. Invece abbiamo inventato Tik Tok e i Buongiornissimo, Kaffèèèè. Ma vabbè.

Verhoeven, dicevamo, prende in mano il progetto e insieme al team di sceneggiatori smonta la struttura seriosa del romanzo di Heinlein e la riassembla in qualcosa di totalmente diverso ma allo stesso tempo strettamente legato alla sua forma primaria. Risultato: un gioiello.

Si, ma come? 

Quando Heinlein, così come tanti altri autori di fantascienza, metteva mano a un romanzo pensava che la politica si sarebbe evoluta inglobando al suo interno la tecnologia e la scienza e diventando la migliore (o peggiore a seconda dei punti di vista) espressione dell’ordine immaginario costituito dall'uomo per creare comunità stabili e numerose. (Questa definizione la devo al Prof. Noah Harari). Così, la società mondiale immaginata da Heinlein in Starship Troopers è governata da politici pragmatici che reagiscono vigorosamente e con fermezza alle minacce interne ed esterne.

Una grande minaccia interna è rappresentata dal rapporto tra responsabilità civile e autorità. Lo Stato chiede a chiunque sia disposto a farlo di arruolarsi per un breve periodo di servizio militare e di rischiare o  di perdere la propria vita per acquisire la più grande forma di autorità che un cittadino può esercitare sullo Stato: il diritto di voto. Il problema, in questo senso, è la minaccia esterna rappresentata dai Ragni, una bellicosa razza di insetti giganti che vuole sterminare la razza umana per conquistare le risorse del pianeta Terra.

Ecco quindi che il protagonista Juan “Johnny” Rico, spinto dalle profonde lezioni del professor Dubois sulla politica, l’impegno civile e la responsabilità del cittadino si arruola nella Fanteria Mobile Spaziale e combattendo numerose e sanguinose battaglie contro i Ragni, perdendo degli amici e rischiando a più riprese la vita scalerà i ranghi dell’esercito americano. Con tutto quello che ciò presuppone in termini di sacrificio fisico e mentale. 



Inoltre Heinlein affronta i temi scottanti dei diritti inalienabili dell’uomo, del diritto dell’uomo a espandersi nell'universo e della teoria sull’utilità della guerra il che rende il romanzo non solo il capolavoro di fantascienza che è ma anche un piccolo trattato su alcuni temi che se erano attuali nel 1959 ora sono quanto meno essenziali.

Verhoeven però spazza via tutte le elucubrazioni filosofiche e i flashback di Johnny (Casper Van Dien) e lo trasforma in un ragazzo viziato e convinto che il suo bel faccino e la sua parlantina gli apriranno tutte le porte e soprattutto la cerniera del vestito della bella Carmen Ibanez (Denise Richards) che sebbene sia la sua ragazza è pronta a sacrificare il loro rapporto per avere la possibilità di diventare pilota della Flotta Intergalattica. Quindi Johnny dice di arruolarsi per diventare un Cittadino, per responsabilità in cambio di autorità, ma in realtà, ancora una volta, tira più un carro di...che...vabbè avete capito.

Verhoeven prende la versione letteraria di Johnny e la trasforma nell'immagine di un ragazzotto che ben presto si accorge dell’enorme stupidaggine che ha fatto nell'arruolarsi, più o meno quando il primo insetto gigante, grosso come un elefante, lo prende di mira. E da questo punto in poi la crescita di Johnny e la sua carriera nell'esercito avranno come colonna sonora colpi di mitra, esplosioni di granate e urla di dolore. 



Starship Troopers ha il grandissimo pregio di sfiorare da vicino i temi inseriti da Heinlein nel romanzo ma fermarsi solo a un sentore fugace per concentrarsi poi sullo sviluppo dinamico della vicenda. La guerra fa schifo e non saranno i sentimenti di responsabilità civile e vendetta a renderla migliore di quello che è, che tu ti sia arruolato spinto da forti ideali di patriottismo o che lo abbia fatto per ritagliarti il tuo futuro, le tue convinzioni vacilleranno mentre sguazzerai nel sangue e nelle budella dei tuoi compagni mentre un’orda di insetti giganti vi sta facendo a pezzi.

Accettare il proprio ruolo nell'ordine delle cose significa per Johnny anche imparare ad accettare il proprio ruolo nell'esercito e cioè quello di essere carne da macello i cui movimenti vengono decisi da sagaci strateghi in uffici lontani milioni di chilometri dai campi di battaglia; strateghi i cui errori significano per alcuni una condanna a morte ma senza i quali non si potrebbe portare a termine la guerra contro gli insetti. 



Starship Troopers è un piccolo cult che sebbene non sia un portento di effetti speciali o qualcosa di autoriale per feticisti del cinema, riesce a integrarsi perfettamente con l’opera da cui è tratto formando il tutt'uno perfetto che raramente si vede in opere del genere.

Dateci un’occhiata se ne avete voglia.

E’ tutto gente, buona vita.

Commenti

  1. Beh, questo l'ho visto anche se proprio non è il mio genere. Non ho mai letto il racconto, ma sapevo di Fanteria dello spazio: è comunque famosissimo.
    Insomma, una versione cinematografica che si interseca bene col romanzo... ottimo.

    Moz-

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    1. Suonerà strano ma se non sei un vero appassionato di fantascienza il racconto non te lo consiglio proprio. C'è il film che copre la giusta distanza ed è godibile al punto giusto

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  2. Ciao! Ho scoperto il tuo blog per puro caso, in questa noiosa Pasqua in quarantena... Starship Troopers è uno di miei "cult" preferiti e concordo assolutamente con quello che hai scritto! Complimenti per il blog, se non ti dispiace lo aggiungo nella mia blogroll.
    Un caro saluto!

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