CBGB: la storia del padrino del punk


a fumetti...o quasi!



C’è stato un periodo della mia vita in cui leggevo quasi solo esclusivamente libri a tema musicale: biografie di grandi artisti, saggi sul rock e su qualsiasi altro argomento che potesse anche solo vagamente avere a che fare con la musica. E poi venne il momento di recuperare i film, dal più becero e no sense come Tenacious D in The Pick Of Destiny e Walk Hard a quelli più impegnati come Walk The Line, ma senza disdegnare quelli semplicemente divertenti come School Of Rock o The Rocker.

I film, però, che da sempre rimangono nel mio cuore sono quelli che io definisco “di interesse culturale” per studiare e capire il mondo della musica e l’evoluzione della stessa nel corso delle generazioni non come piano commerciale studiato a tavolino ma piuttosto (e per fortuna) come il risultato delle bizzarre scelte di personaggi incredibilmente ostinati e coraggiosi.

Gente come Howard Stern (Private Parts, 1997), Ronan O’Rahilly (I Love Radio Rock, 2009) e come Hilly Kristal proprietario del CBGB club di New York e padrino del punk.

Confesso che di Kristal e del suo CBGB non avevo mai sentito parlare quindi devo un grazie a mio fratello per avermi consigliato il film CBGB di Randall Miller in cui si racconta l’inizio della nascita della cultura punk musicale. 



A metà degli anni ’70 il mondo del rock aveva già sparato tante delle sue migliori cartucce e non riusciva più a tenere il passo del fenomeno culturale a cui esso stesso aveva dato vita. Pochi anni prima, in un momento d’oro della nuova cultura emergente che faceva dell’espansione della coscienza (spesso attraverso le droghe, eh!) la sua arma migliore Timothy Leary aveva coniato uno slogan che è diventato un mantra: Turn On, Tune In, Drop Out. E pochi anni dopo l’attivista Mario Savio se ne uscì con: C’è un momento in cui il funzionamento della macchina diventa così odioso, ti disgusta tanto nell'animo, che non puoi prendervi parte ... e devi buttarti con il corpo sugli ingranaggi ... devi fermarla.

Ecco, non ho conferme che gli artisti punk degli anni ’70 abbiano letto queste parole di Savio ma mi piace pensare che questa frase sia l’inizio di tutto. 

Fermare la macchina. Come? 

Sovvertendo gli schemi, realizzando show imprevedibili, stravolgendo i testi dei brani, inventando sound nuovi, straziando le orecchie e i cervelli di chi ascolta, straziandosi il corpo durante le esibizioni, cantando in mezzo al fango e alla merda, con il microfono che fa le scintille e rischia di mandarti all'altro mondo, partendo da un rognoso pub in un quartiere schifoso della periferia di New York.

Un club fondato per promuovere la musica Country, BlueGrass e Blues and Other Music For Uplifting Gormandizers situate nella Bowery ovvero la periferia più sfigata e schifosa di New York City durante i ruggenti anni ’70. Manager del locale era un certo Hilly Kristal, uno che se lo aveste incontrato per strada lo avreste scambiato per uno di quei pazzi che si lavano raramente e urlano oscenità contro presunti individui che solo loro possono vedere. 



Invece, guarda un po’, Hilly Kristal è stato il padrino del punk perché il suo CBGB & OMFUG ha ospitato negli anni in cui è stato in attività quasi 50.000 esibizioni live delle band che poi sono diventate icone del punk. 

Dead Boys, Talking Heads, Television, Ramones, Iggy Pop, Blondie, Patti Smith, The Shirts, The Heartbreakers, The Fleshtones … fino a una proto-band formata da tre giovani di belle speranze: Stewart Copeland, Andy Summers e un giovanissimo Gordon Matthew Sumner che non aveva ancora assunto il nome d’arte con cui poi è diventato famoso.

Sapreste indovinare di che gruppo sto parlando senza andare a cercare su Google? 



CBGB racconta i momenti più importanti dei primi anni di fondazione del club con le prime apparizioni degli artisti, dei musicisti, dei tecnici del suono, dei produttori e dei giornalisti. La storia si intreccia intorno alle vicende del club, del suo fondatore e di due amici John Holmstrom e Legs McNeil che in quegli anni idearono e produssero la rivista Punk Magazine illustrata dallo stesso Holmstrom. Ne viene fuori un film “fumettoso” e con una colonna sonora che ... che ve lo dico a fare. 

La copertina del primo numero di Punk Magazine illustrata da Holmstrom


Nei panni di Hilly Kristal troviamo un grande Alan Rickman che riesce a usare lo stesso registro umorale per tutto il film in cui non lo vedrete mai fare un sorriso o mostrare un'emozione diversa dalla placida accettazione dei fatti. Praticamente è Severus Piton senza l'espressione perennemente disgustata. 
Nel cast c'è anche Rupert Grint (ovvero il Ron Waeasly della saga di Harry Potter) che interpreta Cheetah Chrome dei Dead Boys, John Galecki (Leonard di Big Bang Theory), Malin Ackerman, Donal Logue e una mia vecchia conoscenza che mi ha fatto saltare dalla sedia: Ryan Hurst, l'indimenditabile Opie della serie TV Sons Of Anarchy (ne parlo QUI) che in questo film fa, giustamente, il biker.


Gente, questa è roba seria. La storia della musica. Romanzata, certo, ma pur sempre la storia della musica.



Per ora è tutto gente, buona vita.

Commenti

  1. Beh... i Police! :)
    Dev'essere proprio un bel film questo, e anche solo l'interpretazione pitoniana del compianto Rickman varrà la pena**

    Moz-

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