Boris e la meta-televisione




La nostra fuoriserie in soffitta



Da un paio di settimane Boris è entrata a far parte del catalogo di Netflix. Una buona occasione per rivederla, per recuperarne le sfumature più recondite oppure, come nel mio caso, per farla conoscere a qualcun altro. Nel caso specifico il qualcun altro è la mia ragazza che sebbene sia stata bombardata di citazioni borisiane da quando ci conosciamo, sia da me ma anche da parte di alcuni amici, non aveva avuto modo di vedere la serie in modo continuativo fino ad oggi.

Ah, la mia ragazza si chiama Corinna...Trattenete la facile citazione se conoscete Boris.

Boris è un oggetto anomalissimo nel contesto televisivo italiano. Si può definire meta-televisione nel senso del prodotto che ha consapevolezza del contesto in cui si muove e delle dinamiche che lo regolano.
E’ la TV che si analizza, si studia e si manda a quel paese perché a lei la qualità ha proprio rotto il c...

E allora dai, dai, dai che abbiamo forse il miglior prodotto televisivo mai pensato, creato e mandato in onda sugli italici schermi. Uno spaccato del pensiero italiano con le sue contraddizioni, le sue imprescindibili idiosincrasie e le perle che brillano in un oceano di pattume esasperante.

Il contesto televisivo italiano è un giungla popolata di esseri mitologici metà essere umano e metà stereotipo; piena di trasmissioni che trasmettono la stessa merda da decenni o che per adattarsi ai tempi hanno creato uno stile comunicativo di pura forma basato sull'ineducazione e l’ignoranza spacciati per modelli di dialogo essenziali. In questo contesto Boris si inserisce come una bomba pronta a esplodere in qualsiasi cambio di scena con una gestione dell’ironia e della comicità che è drammaticamente perfetta:  il protagonista Renè sta girando una soap opera orrenda e va bene ma se prova a impegnarsi in qualcosa di più artistico e di qualità deve farlo di nascosto perché sembra che la qualità sia quasi un reato, un concetto superfluo.

Oltre che nel suo essere meta-televisione, la grandezza di Boris sta anche nella capacità di passare da uno schema narrativo in cui il protagonista è il trash a un’altro in cui invece si mostra la bravura e la professionalità dei soggetti coinvolti.

Ma Boris non è solo narrazione tramite cliché televisivi. La serie, che vive sull'ottima sceneggiatura scritta dal compianto Mattia Torre, Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico e sulla bravura del cast nel suo complesso, è una enciclopedia di citazioni e omaggi alle grandi serie TV e al grande cinema. Da Wim Wenders a David Lynch (il cui nome e i cui lavori continuano ad apparire su questo blog), dalla fortunata serie Lost allo scrittore Stephen King, da Titanic a Mulholland Drive (ancora!) e perfino Star Wars. I riferimenti distribuiti nelle tre stagioni di Boris sono tantissimi. 



Per chi ancora non avesse avuto il piacere di inciampare su Boris: la serie racconta le vicende legate alla messa in onda della soap opera Gli Occhi Del Cuore da parte di una casa di produzione, la Magnolia, che ha come unico obiettivo dare agli spettatori quello che vogliono. Il più delle volte, quello che gli spettatori vogliono assomiglia a quello che buttiamo nel cestino dell’organico ma in TV non esiste la raccolta differenziata per cui finisce tutto insieme, in un unico contenitore e nei nostri occhi. Del cuore, appunto.

Protagonista della serie è la squadra tecnica e artistica che sta dietro alla soap opera. Un team composto da personaggi che coprono tutto il ventaglio delle personalità possibili e immaginabili, da quelli più deboli e tormentate a quelle più forti e prevaricanti. Capo della squadra è il regista Renè Ferretti (Francesco Pannofino) che con la sua tempra gestisce tecnici e attori durante le mille peripezie che devono affrontare giornalmente e li guida in un mare di difficoltà, compromessi e insidie per portare a casa la giornata. Lo stagista Alessandro (Alessandro Tiberi), personaggio speculare rispetto a Renè è invece l’espediente che da inizio alla storia di Boris.

Boris è un prodotto di una profondità narrativa pazzesca, che scava nell'animo umano, è meta-televisione, è comicità e ironia, è un modo di raccontare un mondo, quello dei set televisivi, che vive di dinamiche non troppo diverse dalla vita di tutti i giorni dove chiunque di noi si può trovare a fronteggiare gli scazzi di un collega di lavoro o assolvere alle richieste impossibili di un capo.

Alla fine, potremmo considerare la vita come un lunghissimo episodio di Boris. Girato da Quentin Tarantino, però.

E' tutto gente, buona vita

Commenti

  1. Ciao, me lo sto giusto rivedendo con grandissimo piacere in questi giorni. Le risate che non mi faccio... ^___^

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    1. Io sono alla terza visione e rido ancora di gusto. Noto anche cose nuove.

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  2. Visto ai tempi, incluso il film.
    Io lo farei continuare, dopo tanti anni. Per vedere OGGI com'è la tv italiana, che langue.
    Geniale oltre ogni misura.

    Moz-

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    1. Sarebbe bello rivederli in scena dopo tanti anni

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