Scegliere è rivendicare un’identità


Che storia raccontiamo? 


Al di là di tutto contano solo le storie che raccontiamo e che ci raccontiamo. Questo scriveva Jonathan Safran Foer nel suo saggio/inchiesta Se niente importa


Più o meno sei anni fa ho deciso di diventare vegetariano. Così, di punto in bianco ho cominciato a non comprare la carne per cucinarla e mangiarla a casa e non ho più preso piatti a base di carne quando andavo a cena fuori con gli amici. Qualche tempo dopo la stessa sorte è toccata al pesce. Mangio i formaggi (tanti), le uova (pochissime) e altri derivati possibili dell’allevamento ma non la carne né il pesce.

Non mi sono mai chiesto perché avessi fatto questa scelta. Mi andava di fare così, non facevo torto a nessuno ed era una cosa che avevo scelto da solo e senza condizionamento esterno. Quando ho letto il saggio Se niente importa di Foer, due anni fa, alcuni dei miei pensieri hanno preso una forma vera e propria e dopo aver fatto le mie ricerche ho raggiunto una quadra.

Dopo tutti questi anni posso dire perché ho scelto di essere vegetariano.

La questione della scelta alimentare, una volta acquisite le dovute conoscenze in merito, non è molto diversa rispetto a qualsiasi altra scelta che punti la nostra vita in una determinata direzione. Fare una scelta significa affermare la propria identità nella società. Però sia chiaro che ciò non significa ammorbare gli altri cercando di fare proseliti, quella è rottura di scatole e lo rimane indipendentemente dalle scelte che facciamo.

In altre parole: non esiste una scelta che vada bene per tutti, ognuno sceglie secondo la propria coscienza e il proprio concerto di idee.

E questo è facilissimo. Il difficile arriva quando devi convivere con le conseguenze di quello che hai scelto.

Io sono stato molto fortunato. Sono nato e cresciuto nella parte fortunata di questo mondo, ho avuto ed ho una famiglia sana e dalle dinamiche funzionali con dei genitori che non hanno mai fatto mancare nulla in casa, cibo compreso. Per anni il mio mondo è stato circoscritto a questo ma poi, uscito di casa, alcune cose sono cambiate. Vivendo da solo, lontano dalla famiglia, alcune abitudini si sono mantenute, altre si sono modificate, altre ancora sono nate e si sono affermate.

L’attenzione al cibo è una di queste ultime.

Ho scelto di essere vegetariano per una questione di responsabilità partendo dal presupposto che si è responsabili tanto di quello che si fa quanto di quello che non si fa.

Sento di avere una responsabilità nei confronti della società (come consumatore), dell’ambiente (come abitante del pianeta) e di me stesso (come individuo in termini di etica e di salute). Come consumatore non posso accettare di contribuire ad un sistema di produzione di massa che non rispetta i cicli biologici e i ritmi naturali; come abitante del pianeta, ben sapendo che allevamenti su larga scala incidono pesantemente sul clima non posso far finta di nulla e infischiarmene. Come individuo con un’etica non posso in alcun modo accettare il modo in cui alcuni allevamenti intensivi conducono la propria attività o come aggirino le leggi, peraltro blande, e infine nel rispetto della mia salute, conoscendo bene e conoscendo il valore del cibo ho imparato a leggere le etichette dei prodotti e a capire quando qualcosa è stato trattato con delle sostanze per accelerare i ritmi di produzione a scapito, a lungo andare, della salute del consumatore finale. Cioè io.

Con questo non voglio fare la morale a nessuno: mangiate quel che vi pare.

E non voglio nemmeno che pensiate che io sia un virtuoso dell’alimentazione. 

Ho solo fatto una scelta e ho imparato a convivere con le conseguenze. Con amici che millantano le grandi proprietà nutritive e il gusto della carne americana, ben sapendo (io) da dove quel prodotto derivi, senza cercare di convincerli di alcunché; ho imparato a sopportare gli sfottò e la falsa accettazione da parte loro nei confronti della mia scelta. Ho imparato a gestire l’etichetta che cercano di appiccicarti addosso persone che appena si parla di alimentazione vegetariana cominciano a fare comizi come se fossero guru del settore, tra l’altro mischiando una serie di opinioni personali del tutto irrilevanti. E diventerebbe una competizione se io non mi tirassi indietro ogni volta.

Ah, le schifezze le mangio anche io e con molto piacere.

E’ tutto gente, buona vita

Commenti

  1. Ma sì...l’importante per me è non estremizzare mai la cosa.
    E rispettare le scelte altrui senza imporre per forza le proprie.
    Sul discorso degli allevamenti intensivi son d’accordo con te.

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  2. Alla fine credo stia tutto nella misura in cui viene percepita una scelta. La tua è naturale, lo fai e basta.
    Io evito spesso, ma gli arrosticini sono sacri così come molto altro. Non è etica ma sono consapevole di tutto.

    Moz-

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    1. Diciamo anche che una mia scelta non dovrebbe mettere in discussione quelle di un altro sennò è chiaro che abbiamo un problema, Houston.

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  3. Ma toglimi una curiosità ?
    Tu hai un gadget followers?
    Se volessi seguirti come dovrei fare?
    Iscrivermi ?
    Ma iscrivendomi, in automatico m’arriverebbero le notifiche di ogni tuo nuovo post sulla mail..o c’è la possibilità di disattivare l’opzione dall’iscrizione.
    Tanto se voglio seguirti non ho bisogno del promemoria.
    Illuminami

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    1. La notifica via mail la gestisce Blogspot via FeedBurner. Se ti iscrivi con la mail, ad ogni nuovo post ti arriva una mail con la notifica

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    2. Ho aggiunto anche il gadget. All'occorrenza...

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