Limiti: fissarli per superarli?
Probabilmente per molti di voi pensare a Top Gun significa anche ricordare le famose note della ballad Take My Breath Away dei Berlin, io però penso al brano Danger Zone scritto da Tom Whitlock e Giorgio Moroder e impreziosito dai vocali e dalle chitarre di Kenny Loggings.
Danger Zone è un
brano molto dinamico con un testo semplice che rimanda un messaggio diretto:
superare i limiti, entrare nella Danger Zone. Perfettamente in tema con Top Gun
e quello che racconta.
Ma anche perfettamente attuale, secondo me, visto il periodo
che stiamo vivendo.
A prima vista sembrerebbe un periodo di caos culturale e sociale in cui accadono cose senza logica e in cui le persone agiscono d’impulso, di pancia, direbbe qualcuno. Io no. Piuttosto credo che sia un periodo in cui la coscienza (o l’incoscienza, se volete) collettiva punta a spingersi sempre un po’ oltre il limite per entrare nella Danger Zone di cui canta Loggins.
Autostrada per la Danger Zone
Ti porterò a guidare dentro la Danger Zone
E così superiamo il limite del politically correct e magari
torniamo indietro perché quello che c’è nella Danger Zone ci fa paura;
superiamo il limite della decenza ma non torniamo indietro, anche se qualcuno
non lo fa, perché o non ne ha voglia o non ci riesce proprio; a volte superiamo
il limite della correttezza e dell’onesta intellettuale.
E allora per onestà intellettuale ammetto un fatto, una cosa
che mi fa vivere da qualche giorno nella mia personale Danger Zone.
Più o meno 2 anni fa, era il 30 giugno 2018, sul mio feed di
Facebook apparve un post dal titolo particolare: E’ TEMPO DI RIMUOVERE LA
STATUA DEDICATA A INDRO MONTANELLI (il caps lock non è mio) pubblicato da
Jennifer Guerra sul sito The Vision che seguivo e seguo con particolare
interesse. Incuriosito lo salvai per leggerlo appena ne avessi avuto il tempo e
quello che ho letto mi ha portato a conoscere Marc Bloch, lo storico francese
che con la sua Apologia della Storia ha contribuito a costruire il mio pensiero
sulle verità storiche e su un concetto che in questi giorni ho sentito citare
quasi sempre a sproposito o per giustificare le proprie idee: la
contestualizzazione.
Bloch scrive: siamo davvero tanto sicuri di noi stessi e del
nostro tempo, da separare, nella folla dei nostri padri, i giusti dai dannati?
Vale a dire che per giudicare un personaggio storico, nel
modo meno superficiale possibile, occorre rapportare le sue azioni al sistema
di valori dell’epoca in cui è vissuto. Attenzione però che giudicare non vuol
dire giustificare.
Sempre dopo aver letto l’articolo sono andato a cercare
informazioni sulla vita di Indro Montanelli, ho letto la storia della sua vita
(da tre o quattro fonti diverse), i fatti riguardanti il suo lavoro e il suo “impegno”
politico e ho letto anche qualcuno dei suoi articoli. Alla fine, l’immagine che
mi è rimasta di quest’uomo è ben lontana da quella che suggerisce l’appellativo
di principe del giornalismo italiano che gli viene tributato.
Tra le sue parole ho cercato la sagacia, la schiettezza e le
buone qualità che sentivo attribuirgli e invece ho trovato violenza
intellettuale, superbia e opportunismo, oltre a una buona dose di razzismo in particolare contro la gente del Sud Italia. E comunque era solo l’inizio del
tunnel degli orrori.
E’ giusto giustificare un uomo che ha fatto delle cose solo
perché il sistema di valori in cui è vissuto (pesantemente inquinati dall'ideologia
fascista) glielo ha consentito? Non credo sia possibile. Poteva scegliere di
non farlo. Poteva scegliere di non aderire al partito fascista, di non millantare
di aver combattuto nella resistenza, di rifiutare un rapporto con una
minorenne, di non scappare come un ladro nella notte per scampare a una
condanna. Poteva scegliere di agire con integrità ma non lo ha fatto.
Io non sono un giudice, questo blog non aspira a essere un
tribunale: sono solo uno che si informa e impara a muovere la mente secondo
quelle che sono le sue personali idee che possono anche cambiare, per carità, ma che
vengono formulate a partire da dati oggettivi.
Non mi piace il revisionismo buonista ma nemmeno il
giustificazionismo, non sono d’accordo con la distruzione o la vandalizzazione
di statue e monumenti ma nemmeno si può far finta di niente. Bisogna stare
attenti quando si sconfina nella Danger Zone perché il passo per arrivare a era
un discreto pittore, peccato che abbia provocato la morte di oltre 6 milioni di
persone è molto breve. Fatalmente breve.
Ah, per la cronaca: la statua se la tenessero a casa i
familiari di Montanelli.
E’ tutto gente, buona vita.
Ecco, basta informarsi e informare.
RispondiEliminaLa statua non andava fatta a prescindere, per tutto questo. Ma oramai c'è, inutile stare a buttare vernice.
C'è, e fine. L'impegno dovrebbe essere capire chi sia Montanelli, cosa sia stato. Quando lo si studia a scuola, non si omette niente. Ognuno giudicherà per sé.
Moz-
E in ogni caso distruggere non è la soluzione per risolvere il problema. Se sei distruttivo agisci esattamente come le persone che stai combattendo.
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