Midsommar: tra simbolismo e problemi di coppia


Un mix di cose... 

L’estate è iniziata da poche ore e siccome è in assoluto la stagione che mi piace meno allora ho voluto guardare Midsommar (che significa mezza estate, runa più runa meno) nella speranza che questo periodo trascorra velocemente e io possa di nuovo indossare il mio amato giubbotto di pelle.

Presentato come uno dei film più interessanti del 2019, Midsommar è un prodotto difficilmente catalogabile. Non è un horror per ammissione dello stesso regista e scrittore del soggetto – lo statunitense Ari Aster – ma piuttosto una specie di fiaba dai tratti dark e allo stesso tempo una metafora sulla fine burrascosa di una relazione. Gossip vuole, infatti, che Aster fosse in rotta con la sua compagna mentre lavorava al soggetto del film e che abbia infuso in esso parte dei sentimenti che la difficile situazione gli faceva provare. 


Dani (Florence Pugh) e Christian (Jack Reynor) sono una giovane coppia con grossi problemi relazionali e sul punto di scoppiare quando uno degli amici di lui decide di invitare la combriccola per una vacanza dalle sue parti in Svezia dove si sarebbe svolto un festival folkloristico molto pittoresco. Armati di curiosità e interesse culturale (Christian e gli amici stanno per laurearsi in Antropologia) partono per l’amena località nascosta tra i boschi della parte meridionale della penisola scandinava e così inizia la loro avventura.

Sin dalle prima battute Aster mutua le atmosfere create magistralmente da Kubrick in Shining e da Shyamalan in The Village creando un sottofondo di ansia che tiene i tuoi sensi in allerta facendoti aspettare che accada chissà cosa di lì a poco. In aggiunta, poi, rendendo un grosso omaggio a The Wicker Man di Robin Hardy e uno ancor più grosso a tutta la tradizione norrena, il regista crea il suo personale mix di suggestioni ed evocazioni condito con immagini e scene di una crudezza molto spesso più che disturbante. Sarò fissato con questa cosa ma io ci ho visto anche parecchio Lynch in questo Midsommar



Il simbolismo è uno dei punti di forza di Midsommar.

La figura del cerchio della vita è presente in diverse scene e anche in diversi dialoghi e si rispecchia nel modo in cui la storia si sviluppa; le rune che sono simboli di un sapere mistico molto spesso ostico da afferrare e poi il comportamento di alcuni personaggi che però non posso analizzare perché sarebbe uno spoiler troppo invasivo.

C’è però qualcosa che non mi ha convinto proprio del tutto ed è rappresentato dalla relazione tra il mondo reale e il microcosmo in cui si svolgono gli eventi. Ho notato che nel film è come se non esista questo collegamento, come se ad un certo punto ci sia un portale che trasporta i protagonisti in un universo parallelo che ha regole diverse da quello in cui viviamo. Anche in questo caso l’esigenza di non fare spoiler blocca il mio discorso. 



In conclusione: Midsommar è un film sicuramente da vedere se non altro perché è di un livello superiore rispetto alla norma dal punto di vista tecnico, emotivo ed evocativo.

E’ tutto gente, buona vita.

P.S. Ho trovato un film del 2003 intitolato Midsommar diretto da un certo Carsten Myllerup di produzione Danese/Svedese e dalla trama molto somigliante a quello di Aster. Chissà...

Commenti

  1. Questo lo vedrò a brevissimo. Mancato all'epoca, ma mi ha sempre intrigato.
    Non so però se sia lusinghiero, citare anche solo quella zozzeria di The Village, come paragone... ahaha XD

    Moz-

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    1. Solo per far capire in che tipo di atmosfera ci muoviamo: non potendo parlare apertamente per paura di spoilerare ho dovuto ricorrere ad associazioni di idee

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    2. Ah okok, almeno mi hai rassicurato^^

      Moz-

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    3. Vai tranquillo. Da quel punto di vista Midsommar se la magna a colazione The Village

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  2. Io grazie a questo film mi trovo spesso in disaccordo sui giudizi sulle opere di Aster: infatti l'ho preferito di gran lunga rispetto ad Hereditary.
    Riguardo il difetto che hai sottolineato... sai, a me piace molto quando tutto si svolge all'interno di quello che hai giustamente chiamato "microcosmo", un po' staccato dalla realtà. Quindi direi che quell'aspetto non mi è dispiaciuto affatto.

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  3. Ciao Guido. Dal trailer Hereditary mi sembra un po' troppo horror per i miei gusti. Il microcosmo piace pure a me ma in questo caso in un paio di scene mi sono ricordato che stavo guardando un film e la mia incredulità si è dissolta. Potrebbe tranquillamente essere una mia percezione personale.

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    1. Un Horror con i soliti casi di possessioni e demoni... non ti perdi comunque nulla, secondo me. Beh, direi che la percezione personale è una cosa più che legittima in ogni opera che si guarda, quindi ci sta eccome!

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    2. Allora mi sa che Hereditary lo lascio stare. Quel tipo di film proprio non riesco a mandarli giù

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