L’eredità de Il codice Da Vinci


E’ invecchiato male o siamo noi?


L’altro giorno ho rivisto Il codice Da Vinci dopo ben 14 anni e mi sono sorpreso di quanto, seppur funzionando come storia per un film, i fatti raccontati da Ron Howard e Dan Brown siano stati interpretati come un grande rivelazione. Ricordo che subito dopo l’arrivo del film nelle sale italiane, ci fu un codazzo di polemiche portate avanti da varie trasmissioni, ricordo Vittorio Sgarbi sbraitare da Bruno Vespa e in qualsiasi altra sede dove qualcuno avesse la malsana idea di invitarlo.

Secondo me Dan Brown ha fatto un lavoro eccezionale quando ha composto il suo romanzo. Ha preso una delle figure più importanti nella storia dell’umanità, ha reinterpretato una teoria che ha fatto tanto scalpore negli anni ’80 e coinvolto alcune delle istituzioni secolari della Chiesa ammantate da un ambiguo mistero. Così facendo ha scommesso (vincendo) sul fatto che chiunque nel mondo conoscesse Gesù e la Chiesa; poi se qualche storico avesse fatto qualche obiezione sui fatti narrati ci si sarebbe potuti trincerare dietro al fatto che Il codice Da Vinci era solo un romanzo e che se se ne parlava tanto era perché l’autore era stato bravissimo nel suo lavoro di reinterpretazione di un contenuto altrui.

Negli anni ’70, infatti, gli scrittori Henry Lincoln e Richard Leigh, con l’aiuto del giornalista storico Michael Baigent, lavorarono a un controverso saggio intitolato Il santo Graal poi pubblicato nel 1982. Nel saggio si presentava una catena di misteri, depistaggi e complotti che andava avanti da più di duemila anni e che coinvolgeva la Chiesa e alcuni suoi organi, la figura di Gesù Cristo e la sua probabile discendenza e i Cavalieri Templari.

Il santo Graal è pensato e scritto benissimo, è coinvolgente e dettagliato e crea nel lettore quella sensazione di grande rivelazione che lo fa sentire possessore di una conoscenza che ad altri viene preclusa. Tutti gli ingredienti tipici delle teorie del complotto, cosa che il libro ha effettivamente generato nel corso degli anni nonostante gli stessi autori abbiano poi dichiarato di aver deliberatamente creato un falso storico.  Dan Brown ha chiaramente attinto a piene mani dall'accozzaglia di teorie strampalate e suggestioni di seconda mano presentate nel saggio e le ha ricostruite in una forma più snella e dinamica.


Il Santo (o Sacro) Graal è sempre stato un argomento di interesse sia per la letteratura che per il cinema. Se ne parla nel ciclo di romanzi e scritti sulla figura leggendaria di Re Artù e dei suoi Cavalieri della Tavola Rotonda, se ne parla in diversi altri scritti tardo medievali e viene riportato anche al cinema in film iconici come Indiana Jones e L’ultima crociata

Si, ma cos'è? 

Difficile dire cosa sia o sia stato il Graal: potrebbe essere stato un oggetto sacro come il calice in cui Gesù ha bevuto durante l’ultima cena, il simbolo della ricerca che solo i puri di cuore possono condurre, un oggetto mistico – sempre il calice – proveniente dalla cultura celtica oppure qualcosa di immateriale.

Potrebbe tranquillamente non essere mai esistito.


Per per molte persone è difficilissimo scindere l’opera di fantasia dai fatti storici che fanno da contesto e che a volte risultano meno avvincenti di quanto non si pensi. Così la falsa donazione dell’imperatore Costantino, la figura di Leonardo Da Vinci e le vicende dei Cavalieri Templari raccontate da Dan BrownRon Howard ne Il Codice Da Vinci vengono edulcorate per dovere di narrazione diventando spettacolari ma molto lontani dalla realtà dei fatti che si può apprendere dai saggi storici incrociando le informazioni.


Però a molte persone i complotti piacciono anzi credono di vivere in un immenso complotto ordito da oscuri personaggi nascosti nell'ombra che creano virus in laboratorio, detengono la maggior parte della ricchezza mondiale e  tramano tante altre cose turpi. Ah, ovviamente continuano anche a lasciare indizi nascosti qua e là che solo le menti sveglie possono seguire.

Per questo si vendono così bene film come Il codice Da Vinci. Anche se sono invecchiati malissimo.


In conclusione, potete fare un esperimento. Chiedete a qualche amico appassionato di cinema se ha visto il film JFK di Oliver Stone (1991) e se vi risponde di si, provate a spiegargli che quello che racconta il film è solo l’opinione del regista su come si sono svolti i fatti mentre le prove (i fatti) portano a tutt'altra tesi. Poi mi dite come reagirà l’amico in questione.


Per approfondire:

Un articolo su cos'è veramente il Santo Graal QUI

Un altro articolo ancora sul Graal QUI

 Il sito di uno dei massimi esperti sull'assassinio di JFK (il giornalista che mi ha risposto nella foto di prima) QUI

 

Per ora è tutto gente, buona vita.


Commenti

  1. Concordo. Che poi pensavo, ingenuamente, che più si andasse avanti, più ci si "evolvesse", più le teorie complottiste (e tutto ciò che ci gira attorno, ipotesi date dai film comprese) andassero scomparendo. Sì, proprio ingenuo.

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