Lasciate stare i gabbiani, per carità!
Lo aveva detto anche Samuel Coleridge ne La ballata del vecchio marinaio, ne abbiamo parlato anche QUI, quindi se vi dicono di lasciar stare gli uccelli marini perché far loro del male potrebbe causare sciagure, ecco, è consigliabile seguire il consiglio. Altrimenti...
Un vecchio guardiano di faro e il suo secondo arrivano su un’isoletta
su cui sorge il faro di cui dovranno prendersi cura per le successive quattro
settimane. Tra il vecchio e il giovane si instaura subito un pessimo rapporto
esacerbato dall'atteggiamento burbero del guardiano e dal carattere tenebroso del
giovane. A ciò si aggiunge un’esistenza veramente grama su quello scoglio che
sembra essere dimenticato da Dio, specie per il ragazzo che vorrebbe imparare
come occuparsi della lanterna del faro ma il vecchio guardiano lo taglia fuori
appioppandogli compiti schifosi come svuotare i vasi da notte, trasportare
vagonate di carbone o pesantissimi contenitori di cherosene.
Quindi, tirando le somme, abbiamo due persone su un’isola
sperduta che conducono una vita schifosa e si trattano male a vicenda. Cosa
potrà mai andare storto?
Be’, se ci metti che in preda a una crisi di nervi fai a
pezzi un gabbiano, è proprio la fine. E infatti...
Sin da subito l’atmosfera e le immagini lavorano per creare
un clima di tensione e di attesa del momento chiave in cui tutta quella
tensione diventerà qualcosa di più terribile. Le psicologie dei due personaggi,
il vecchio guardiano (Willem Dafoe) ossessionato dalla luce della lanterna e il
giovane secondo (Robert Pattinson) obbediente ma inquieto, sono molto complesse
e distribuite durante tutta la storia in modo che vengano fuori a poco a poco
mostrando lati dei due caratteri che ci aiutano a capire con chi abbiamo a che
fare.
C’è anche tutto un sistema di riferimenti alla mitologia
classica (Proteo, Prometeo, il mito delle sirene) con una spruzzatina di materiale lovecraftiano
che in questo tipo di storie ci sta sempre bene. D’altra parte di scogli
maledetti, di sirene che fanno perdere il senno agli uomini e di mostri marini
ne abbiamo sentito parlare spesso in una certa serie di poemi epici i cui
titoli mi sembra superfluo riportare. O No?
Il lato tecnico di The Lighthouse fa contenti gli esteti del
cinema ma forse un po’ meno lo spettatore medio. Il film è interamente in
bianco e nero e la fotografia gioca con questi due colori ma diventa molto più
incisiva quando alterna i toni del grigio. Se il compito della fotografia in un
film è anche di trasmettere le emozioni così come le stanno provando i
protagonisti allora la fotografia di The Lighthouse assolve pienamente a questo
compito. Il film ha anche ricevuto una nomination agli scorsi Oscar proprio per
la fotografia.
La regia, poi, è uno spettacolo. Interni con inquadrature da
posizioni suggestive, campi lunghi negli esterni per dare un’idea delle dimensioni
ridotte dell’isola e tantissimi particolari che entrano nell'inquadratura per
tenere alto il livello emozionale che il film vuole costruire. La grande attenzione
si rispecchia anche nel lato audio: vengono percepiti piccoli rumori come un
fiammifero che si accende, un rumore corporale (colpi di tosse, peti) un
gocciolio come se fossero amplificati simulando l’affinarsi dell’udito quando
ci troviamo in uno stato di tensione emotiva particolarmente potente. Come
quando la bottiglia di plastica scoppietta nel cuore della notte svegliandoci
come al suono di una cannonata.
The Lighthouse non è un film per tutti, questo vorrei che
fosse chiaro. Se la vostra intenzione è di vedere un film psicologico con
tratti (lievemente) horror non è proprio cosa per voi: The Lighthouse è un film
che si deve guardare con attenzione perché ci sono simbologie
e auto-riferimenti che ci si può perdere anche solo distraendosi per un attimo.
In pratica per apprezzarlo, dovete essere degli spettatori che si divertono a
interpretare i simboli e ad anticipare l’evoluzione della storia facendo
congetture. In questa accezione The Lighthouse si può considerare come un
piccolo gioiellino.
Non è che per forza si devono fare film solo per
intrattenere il pubblico, vero Mr Lynch??
Per ora è tutto gente, buona vita. E lasciate in pace i
gabbiani.
Uno dei film più affascinanti degli ultimi anni. Ho amato tutto di questo film: dalle interpretazioni degli attori alla fotografia, dai riferimenti alla mitologia al "formato" in cui è stato girato. Uno di quei film che per apprezzarlo fino in fondo, va visto una seconda volta, forti dell'esperienza della prima. E credo che lo farò di sicuro.
RispondiEliminaE che dire dell'apertura del post? Io sono un grandissimo fan degli Iron Maiden, di quelli ancora a lutto per il mancato concerto a Bologna per via del coronavirus... e The Rime of the Ancient Mariner è una delle mie preferite. EPICA!
Eggers e il suo staff hanno fatto un lavorone. È un film che merita di essere visto per capire cos’è il cinema e come si fa un Film.
EliminaPoi, The Rime of the ancient mariner è una della mie opere preferite. Grandiosi gli Iron Maiden nel trasformarla in un brano epico!
Di Eggers hai visto anche The VVitch? Altro gran film... per me ha centrato 2 su 2.
EliminaNon l’ho ancora visto ma lo voglio recuperare a questo punto.
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