Racconti estivi 2 di 4: Proteggere il re

 

Nella provincia di Qin, si diceva che la sua spada fosse implacabile, che uccidesse in un lampo e che fosse impossibile difendersi dalla sua letale velocità. Nessuno conosceva il suo nome ma il popolo aveva imparato ad amarlo per le sue gesta e lo aveva soprannominato l'Anima di Zhao.

Anni prima, re Xiang di Qin aveva riunito tutti i signori della guerra sotto i suoi stendardi e aveva iniziato la conquista della regione di Zhao; le battaglie si erano svolte sui territori della modesta provincia e avevano distrutto il già fragile sistema economico della zona costringendo il popolo a fare i conti con la carestia e la fame. In questo clima disperato, quando cominciarono ad arrivare le notizie della morte improvvisa di alcuni generali dell'esercito di Xiang, furono in molti ad accoglierle come un segno del destino e a festeggiarle pubblicamente, andando così incontro alla collera dei signori feudali che, riempiti di pezzi d'oro in cambio della loro connivenza, avevano lasciato che gli eserciti invasori si accampassero presso le loro ricche sedi. La crudeltà di soldati e tiranni e le vessazioni a cui sottoponevano la povera gente però non bastavano a spegnere il fuoco della speranza che quello sconosciuto guerriero aveva acceso: gli oppressori credevano infatti che, se avessero punito severamente chiunque pronunciasse il suo nome o raccontasse le sue imprese, tutti avrebbero imparato a dimenticare quel ribelle e a rispettare il potere del re Xiang e del suo immenso esercito. A nulla però erano valsi questi sforzi poiché la speranza del popolo, anche se occultata, bruciava ardentemente sotto la cenere. In un anno di combattimenti, L'Anima di Zhao o Il Fulmine, come lo chiamavano i soldati nemici, aveva ucciso più di 100 uomini tra cui generali, comandanti, capitani, signori feudali e loro successori, e i successori dei loro successori, causando così un considerevole rallentamento nel piano di espansione del re Xiang che, furibondo, decise di mandargli contro i sicari più spietati che riuscì ad assoldare. Nemmeno questi però erano riusciti a compiere la missione.

L'Anima di Zhao uccideva sempre con onore, guardando negli occhi il suo avversario, senza mai attaccarlo alle spalle o quando era disarmato; la sua Arte della Spada era una danza insieme bellissima e letale fatta di affondi e fendenti senza mai una parata poiché difficilmente l'altro aveva il tempo di attaccare quando si trovava al cospetto di tanta precisione e velocità. Nessuno aveva resistito più di qualche secondo ai suoi attacchi, nessuno aveva dimostrato di poterli fermare.

Nessuno tranne il ragazzo che gli si trovava di fronte adesso.

L'aveva sorpreso ai margini della foresta di Huang, in una radura approntata un tempo per la preghiera ma oramai usata come luogo di veloce ristoro per i profughi di guerra che fuggivano da Zhao, e aveva capito subito che quello sarebbe stato un duello inevitabile. Il ragazzo possedeva una spada lunga e sottile con il manico d'avorio intarsiato con i simboli di antiche famiglie e dei nemici che queste avevano sconfitto; non sembrava un'arma adatta a un ragazzo così esile ed emaciato, poteva anche averla sottratta da un campo di battaglia. Si osservavano ormai da parecchi minuti valutandosi vicendevolmente per decidere quale fosse la mossa giusta da fare: a un osservatore esterno sarebbero benissimo potuti sembrare due statue. Realistiche e immobili come due rocce.

L'Anima di Zhao parlò per primo << É tua la spada?>> chiese non senza una punta di diffidenza nella voce.

<<Appartiene alla mia famiglia da tre generazioni >> fu la risposta del ragazzo pronunciata con malcelata indisposizione verso quello sconosciuto che lo accusava, con lo sguardo, di aver rubato l'ultimo ricordo che gli era rimasto del padre ucciso dai soldati invasori.

<<Sai brandirla?>> incalzò lo sconosciuto.

<<Posso mostrartelo se vuoi>> disse il ragazzo senza distogliere lo sguardo.

<<Risposta corretta>> rilevò l'Anima di Zhao con un sorrisino e partì all'attacco.

Lo scontro era uno spettacolo vero e proprio, l'Arte della Spada del ragazzo era ruvida, ancora da affinare, ma veloce, sicura e straordinariamente imprevedibile, cosa  che aveva creato non pochi problemi al più esperto maestro di spada. Tuttavia, mai l'improvvisazione del momento potrà superare l'esperienza degli anni, così il duello era lungi dal giungere a una fine quando, durante un affondo, l'Anima di Zhao rinunciò a parare e si fece squarciare malamente il petto. Il ragazzo, sorpreso ma ancora sul chi va là, intuì che il risultato ottenuto non era del tutto farina del suo sacco per cui rivolse al suo avversario uno sguardo interrogativo. Quando pensava che l'altro si sarebbe accasciato esanime, questo lo sorprese, invece, con una domanda insensata

<<Tu conosci il gioco dello Shogi, ragazzo?>>.

Frastornato da quel quesito all'apparenza insignificante, il ragazzo rispose più loquacemente di quanto non avesse mai fatto fino a quel momento <<Conosco il gioco. Fu mio nonno a insegnarmelo quando ero molto piccolo, prima che la malaria se lo portasse via>>.

<<Allora saprai che l'obiettivo dello Shogi è..>> lasciò in sospeso il ferito.

<<..proteggere il re>> finì il ragazzo.

<< E chi è il re?>> quasi sospirò l'altro.

<< Quando mio padre, in fin di vita, mi donò questa spada, mi fece la stessa domanda>> ricordò ad alta voce il ragazzo, poi continuò <<io risposi che mai avrei protetto né Xiang né nessun altro re che avesse imposto con la forza il proprio potere su Zhao ma lui mi disse che il re non era Xiang, così come non lo erano stati il suo predecessore e il predecessore del suo predecessore. Il re è la speranza nel futuro, la consapevolezza che la vita e la morte di una persona non sono nulla in confronto alla speranza di un popolo. Mi disse anche che un giorno avrei incontrato uno spadaccino molto forte cui avrei dovuto ripetere queste parole. Tu conoscevi mio padre?>>

L'Anima di Zhao ormai respirava a fatica, il sangue fuoriuscito dallo squarcio sul petto aveva completamente tinto di rosso la sua tunica bianca come il latte. Con uno sforzo sovrumano riuscì a non crollare in terra ma a inginocchiarsi puntellandosi con la sua arma. Guardando fisso il ragazzo, con un velo di nostalgia e tristezza che gli velava gli occhi, si risolse a dire

<< Conoscevo  tuo padre molto bene. Sono stato mandato, giovane e inesperto nei misteri della vita, ad assassinarlo da parte di Xiang. A quel tempo ero già un abilissimo spadaccino oltre che un puntuale assassino, tuo padre aveva sobillato il popolo contro il re e io avevo l'ordine di ucciderlo per stroncare la ribellione. Quello che non avrei mai immaginato era che i suoi insegnamenti e la sua amicizia mi avrebbero impedito di portare a termine il mio incarico. Disertai, non risposi più ai messaggi dei miei superiori e questo causò la mia rovina e la morte di tuo padre. Xiang non gradì il rapporto che gli feci una volta catturato, né ascoltò le mie suppliche, bensì mi fece rinchiudere nelle segrete della fortezza affinché non intralciassi i suoi piani. Dopo qualche mese di prigionia, fui informato dai miei carcerieri che tuo padre, il mio amico, era stato trucidato insieme a tutta la sua famiglia e, in preda al più profondo dolore, fui liberato. Solo dopo qualche anno, scoprii che in realtà il figlio più piccolo del mio amico era sfuggito al massacro, ma era disperso nella foresta di Huang e ricercato segretamente da Xiang.  Non ero riuscito a salvare il mio amico così mi risolsi a salvarne il figlio, unico superstite di una strage che era stata solo colpa mia. Cercai i miei superiori in tutta la regione di Qin e li eliminai uno a uno, affrontandoli in duello. Il popolo mi osannava come un eroe ma io ero divorato dal senso di colpa e dalla frustrazione perché non riuscivo a trovare quel bambino, fino a oggi..>> detto questo cominciò a tossire convulsamente non riuscendo più a riprendere il controllo.

Durante il racconto nel volto del ragazzo si erano alternate diverse emozioni, rabbia al ricordo della perdita dei suoi cari e del suo villaggio, tristezza nel ricordare gli anni di stenti in cui aveva imparato l'Arte della Spada, commozione al ricordo degli ideali del padre, ma, nulla era paragonabile di fronte alla meraviglia che lo assalì quando capì chi era quello sconosciuto che lui aveva ridotto in fin di vita. Con un filo di voce disse

<<Allora tu sei..>>, ma l'altro non gli lasciò finire la frase e, chiamatia raccolta gli ultimi residui di forza prima che la vita scivolasse definitivamente via dalle sue membra, con un sorriso di liberazione, sentenziò <<Non io. Tu sei l'Anima di Zhao, sei il frutto dell'unione degli insegnamenti di tuo padre e dell'Arte della Spada. É stato un onore servire con la mia spada e la mia vita la causa della tua famiglia e di Zhao. Combatti, vivi e, sopra ogni altra cosa, proteggi il re!>>.

Detto questo crollò rovinosamente al suolo e lì giacque incurante delle lacrime che rigavano il volto del giovane. Al ragazzo non rimase che seppellire il corpo esanime del suo avversario nella terra che aveva difeso sacrificando onorevolmente la sua vita. Alla fine del lavoro, tutto coperto di terra e con le lacrime che disegnavano strane forme sul volto sporco giurò sulla tomba del guerriero: <<Io, Jin Ushida, giuro che la mia spada non troverà pace finché la memoria di mio padre e di questo prode guerriero non verrà onorata; finché Zhao non sarà libera: giuro di proteggere il re>> e con passo risoluto e un ritrovato vigore si addentrò nella foresta intenzionato a mantenere il giuramento.

Dopo giorni e giorni di vagabondaggi sorprese un nutrito gruppo di ribelli nascosto nella grande foresta di Zhao. Molti erano feriti e quasi tutti erano armati malamente con attrezzi agricoli o armi rovinate prelevate dai cadaveri di amici e nemici; all’inizio il giovane fu accolto con diffidenza ma poi le sue parole e la sua incrollabile fede negli ideali paterni, che riusciva a trasmettere con grande convinzione, lo fecero ben volere agli occhi di quei derelitti che di buon grado decisero di eleggerlo come guida. Grazie ai suoi insegnamenti sull’onore e sull’Arte della Spada quella schiera di miserabili divenne un reparto d’elite dell’esercito ribelle e Jin il più giovane condottiero che la storia ricordasse. Innumerevoli furono le sconfitte che Jin e il suo esercito inflissero alla potente armata del re Xiang e chiunque ebbe la fortuna di vedere il suo stile di combattimento si sentì onorato e non potè fare a meno di pensare e proclamare che quel ragazzo era proprio l’anima di Zhao. La speranza crebbe di nuovo con rinnovata forza cosicché nei villaggi anche i più miti opponevano resistenza agli invasori, erano tutti posseduti da un sacro furore che rendeva loro impossibile temere le ferite o anche la morte e la cosa terrorizzò a tal punto i generali di Xiang da costringerlo a ripiegare su una poco onorevole ma saggia ritirata.

Dieci anni dopo la sanguinosa guerra tra Qin e Zhao si era finalmente conclusa con un armistizio alla morte del re Xiang, dopo anni di violente battaglie in cui il popolo di Zhao aveva combattuto organizzato in un grande esercito capitanato dal famoso Anima di Zhao. Questi fu osannato e rispettato come un re da entrambi i regni anche a diversi anni di distanza dalle sue gesta, ma sin da quando gli anziani avevano cominciato a raccontarne la storia nessuno aveva mai capito perché egli si recasse tutti gli anni in quella foresta a rendere omaggio presso quella tomba anonima.



Al prossimo racconto, buona vita

Commenti

  1. Gran bella storia, e con un gran bel finale! Mi sono sempre piaciuti i racconti con questo tipo di ambientazione, anche se io non ne ha mai scritti.

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    1. Grazie, è un tipo di storia che piace molto anche a me

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