Un film tagliente
Maggio 2002, periferia di Roma. Lo Sporting Roma sta
affrontando la partita che assegnerà il titolo di campione del torneo; sugli
spalti tifosi e genitori incitano i ragazzi in campo mentre gli allenatori si
sbracciano in panchina suggerendo strategie ai propri atleti. Dentro e fuori
dal campo ci sono sogni, ambizioni e voglia di riscatto nei confronti di una
vita che prende più di quello che dà. Antonio, giovane stella della squadra di
casa, non sembra essere in giornata e nonostante la presenza del padre in
tribuna e gli incitamenti – spesso poco educati – di mister Bulla non riesce
proprio a entrare in un match che la sua squadra sta perdendo male.
La Partita è un lungo flusso di coscienza che racconta non
solo l'evento in sé ma anche tutto quello che ruota intorno ad esso.
Antonio (Gabriele Fiore) guarda il padre che assiste al match e ricorda le
parole che gli ha detto la sera prima, il mister Giulio Bulla (Francesco
Pannofino) spera di vincere quella maledetta coppa almeno una volta in
carriera, Italo (Alberto Di Stasio) – il proprietario dell’impianto sportivo e
della squadra – segue con grande apprensione un match da cui dipende il suo
futuro. Su tutto si alza il polverone sollevato dalle squadre in campo, l’aria
si riempie delle urla e delle imprecazioni che vengono dagli spalti e mentre
c’è chi pensa a come fare un dribbling, a come pagare l’affitto o a cosa ne
sarà di lui il giorno dopo quel pezzo di cuoio continua a rotolare. E non deve
fermarsi.
Diversamente da quello che si possa pensare, La partita non
è un film sul calcio e non parla di calcio ma usa una partita di calcio come
pretesto per raccontare un insieme di realtà il cui compimento, però, dipende
da quante volte quel pezzo di cui entra in porta e dalla porta in cui entra.
E per ora è tutto gente, buona vita.
Allora anzitutto già la scelta di puntare sul monologo di Cucchi è una scelta vincente..grandissimo giornalista, grandissima persona, di una cultura sterminata, pacato e sempre gentile. E' un film che magari non propone nulla di nuovo (a partire dalla metafora calcio = vita), ma mi interessa molto, poi c'è il buon Pannofino, e anche DI Stasio, entrambi visti e apprezzati in Boris!
RispondiEliminaEsatto! Io sono stato attirato proprio dalla presenza di Pannofino e Di Stasio. Un film onesto, tutto sommato che dimostra il fatto che ad analizzare i punti ciechi della nostra società siamo bravi.
EliminaL'ho visto ieri sera su Rai 4...
EliminaPer me film mediocre, stereotipato e con una recitazione ai minimi storici. Devo dire che ho rivalutato pienamente l'allenatore nel pallone 2, che forse non era così privo di acutezza nel raccontare la storia dell'imprenditore russo truffaldino..
Qui solita storia: droga scopate scommesse..il calcio è sporco, ma qui si è passati di là..andando avanti per i soliti stereotipi :D
Carina l'idea invece di inserire il ragazzino calciatore nella narrazione da adulto (capisci solo alla fine che il giovane con la fidanzata è il ragazzino calciatore cresciuto). In effetti il mestiere c'è, da parte del regista..
Bene, si direbbe che ti sia piaciuto
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