Un Cobra Kai non muore mai!

 


Colpisci per primo! Colpisci forte! Nessuna pietà!


 Sono passati 34 anni dal celebre torneo di karate che ha visto trionfare Daniel San sul perfido Johnny. Dopo tutti questi anni Daniel LaRusso è diventato un facoltoso imprenditore, si è costruito una bella famigliola ed è un pilastro della comunità mentre Johnny Lawrence lavora come tuttofare, ha parecchi problemi con l’alcool e vive in una topaia. Insomma, la vita ha dato il suo verdetto: Daniel San ha vinto di nuovo. 

Ma un Cobra Kai non muore mai!


Gli ideatori della serie Cobra Kai Jon Hurwitz, Hayden Schlossberg e Josh Heald hanno tirato fuori dal cilindro un coniglio grosso come un elefante e propongono una narrazione dei fatti diversa, meno legata al connubio bene/male e quindi più attuale.

La serie si basa inizialmente su un’idea semplice e furba. Johnny ci viene presentato come un derelitto, distrutto emotivamente dai fatti accaduti molti anni prima e incapace di trovare una via d’uscita nel labirinto di miserie in cui si è ritrovato. Daniel, invece, è un vincente che ha saputo capitalizzare la sua fortuna. In ultima analisi, Johnny è un fallito mentre Daniel ha successo. Molti di noi riescono a empatizzare facilmente con il primo e tendono a sentirsi distanti al secondo, anzi, Daniel potrebbe anche risultarci parecchio antipatico. Questa è stata la mia sensazione iniziale.

In realtà questa idea viene sfruttata solo all'inizio ed evolve in una scelta molto azzeccata: quella di mandare il politically correct a quel paese.

Johnny è consumato dall'astio nei confronti di Daniel e cerca di stargli alla larga a tutti i costi, il suo potrebbe anche non essere un buon esempio da seguire, ma man mano che si va a completare il puzzle degli eventi di quando erano ragazzi si scopre che forse potrebbe non avere torto. Daniel, per contro, ha una vita così perfetta e una sicurezza di sé tanto manifesta da risultare fastidiosa e infatti, sotto certi punti di vista, sarebbe da prendere a calci nel sedere con buona pace del maestro Miyagi.

Anche se Daniel cerca di fare il superiore, quello equilibrato, i trascorsi con Johnny sono una ferita aperta nel suo animo e senza la presenza rassicurante del Maestro Miyagi rischia di rispondere all'odio con altro odio.



Se nel film del 1984 si diceva non esistono cattivi allievi ma solo cattivi maestri, in Cobra Kai viene da riflettere su come comportarsi quando la vita ti tratta come uno straccio vecchio, quando le coincidenze sono tutte a tuo sfavore, quando paghi un conto salatissimo per un solo errore.

Inevitabile poi che Johnny e Daniel si ritrovino a risolvere la questione sul tatami, ma stavolta l’intreccio della storia è più complesso e sebbene sia palese, ad un certo punto, la strizzata d’occhio a una delle scene più iconiche del film, il tutto scorre fluido e suggerisce anche qualche riflessione matura sui concetti di vittoria e sconfitta, rivincita e vendetta, perdono e odio e, permettetemi il crossover, lato chiaro e lato oscuro.



Cobra Kai è una gran serie perché è semplice, sinceramente attuale e politicamente scorretta quando serve.

E' un bel tuffo nel passato ma con una componente attuale ben bilanciata. La durata dell'episodio (all'incirca mezz'ora) ti permette di fare la cintura nera di binge watching e metti la cera, togli la cera ti sei già sciroppato un'intera stagione.

Al momento Netflix ha pubblicato la prima e la seconda stagione, per la terza dovremo aspettare il 2021.


E per ora è tutto gente, buona vita.

Commenti

  1. Bellissima recensione! Beh, in effetti è facile entrare in empatia col perdente - anche perché ha già pagato dazio alla prepotenza giovanile con le sconfitte subite in vita - e non sopportare il precisino vincente..
    Ma a leggere qualche dettaglio di trama vedo che ci sono tantissimi spunti..

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    1. Grazie. Esattamente come dici tu Johnny ha già pagato e parecchio per le sue intemperanze eppure continua a ricevere schiaffi per un solo momento di cattiveria (peraltro suggerito da un cattivo maestro) invece Daniel è l'esempio da seguire, come se non potesse mai sbagliare. La serie mostra una grande maturità nel demolire questo concetto.

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  2. Penso che sia una serie vera e sincera, che colpisce davvero duro sotto quella patina divertente (hai presente le scene comunque sopra le righe, tipo la mega-rissa finale?).
    Ecco, io penso che sia una serie dalla parte dei perdenti, perché tutti siamo perdenti.
    E tutti siamo Cobra Kai, Daniel in primis che cadde nelle sue spire (terzo film).
    Un Cobra Kai non muore mai, si rialza sempre, perché... lo spettacolo deve andare avanti.
    Una foto divertente ma impietosa della generazione anni '80. Crisi di mezza età e sconfitte per ricordarci che siamo tutti così.
    Penso abbiano fatto un lavoro eccelso. Quoto ogni tua parola.

    Moz-

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    1. Perfettamente d'accordo con te: hanno fatto un lavoro eccezionale anche nel proporre qualcosa di fresco e leggero senza alcun pippone psicologico. Davvero un bel vedere.

      E' fico essere perdenti: i perdenti distruggono gli alieni malvagi che si travestono da pagliacci, partono alla ricerca di cadaveri putrescenti, trovano tesori dei pirati, salvano gli amici che si perdono in altre dimensioni. What else?

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    2. È vero: essere perdenti della generazione passata, paga sempre.
      Certo, prepariamoci alle nostre crisi di mezza età, che ci porteranno a coglioneggiare come Johnny e Daniel XD

      Moz-

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  3. A mani basse, la miglior serio che mi sia capitata di vedere, la prima stagione è un gioiello, la seconda purtroppo no, ma la prima è incredibile. Come cambiare il punto di vista senza stravolgere la "storia" come già la conoscevamo, sono felice dell'approdo di questa serie su Netflix, ora potranno vederla in tanti ;-) Cheers

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    1. Sulla prima stagione niente da eccepire, la seconda la sto iniziando adesso.

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