IL COLLEGIO 5: UNA STRANA SENSAZIONE DI TRISTEZZA

 


Un’analisi critica

 

Ottobre è il mese di Halloween. Ogni anno, l’ultimo weekend di questo mese, è dedicato ai dibattiti su una festa che ormai abbiamo assorbito nella nostra cultura e che puntualmente si trasforma nell’occasione per discutere di cose futili e anche abbastanza stupide mostrando gli uni una preparazione fuori contesto sull’argomento (è un festa di origine celtiche che si può accomunare alla festività di Samhain, bla...bla..bla) e gli altri una difesa campanilistica della grande tradizione italica come non si vedeva da...in realtà non è che si veda tanto spesso. Fatto sta che un aspetto positivo della globalizzazione consiste nell’avvicinamento delle culture e se qui da noi possiamo accettare che alcuni credano che una vergine abbia partorito il figlio di un dio allora non vedo perché non si possa trovare posto anche a chi crede che una volta all’anno bisogna esorcizzare la paura della morte. Questo è un calcolo a somma zero.



In ogni caso, quest’anno la pandemia potrebbe se non azzerare almeno ridurre i contorni di questo dibattito secolare.

Però, è in arrivo la quinta stagione de Il Collegio, una serie TV basata su un format britannico che vuole raccontare la vita di un gruppo di ragazzi di oggi alle prese con le regole di un mondo ben più arcaico e severo. Avevo già espresso le mie opinioni al riguardo in QUESTO POST.

Da giorni, in rete, circolano i video dei provini in cui alcuni aspiranti collegiali vengono interrogati su geografia, matematica, storia e altre materie di cultura generale e nella maggior parte dei casi i partecipanti fanno delle grame figure dando delle risposte totalmente errate o fuori contesto, spesso sbuffando infastiditi dalla pretesa che si sappia da loro chi fu sconfitto a Waterloo, quale sia il passato remoto del verbo rimuovere o i confini del Portogallo.

Guardando alcuni di questi video ho provato una brutta sensazione. Passato lo sgomento e in alcuni casi il divertimento mi sono accorto di essere davanti alla spettacolarizzazione di una miseria e, cosa ancor più peggiore, che spesso era una miseria simulata per poter essere venduta in TV. Non nego che ci sia una massa critica di giovanissimi che non ricorda alcune cose che ha studiato nel corso degli anni (qui bisogna fare differenza tra apprendimento e memorizzazione passiva, ma lo faccio già per lavoro quindi anche no) ma la sensazione che alcuni dei ragazzi intervistati rispondessero con sufficienza, sbagliando di proposito, per proporsi come personaggi è stata fortissima e mi ha trasmesso tristezza.



Dalle edizioni precedenti de Il Collegio è noto che a diventare un fenomeno mediatico, prima in TV e poi sui social, è spesso il personaggio più indisciplinato e meno preparato (non voglio usare la parola ignorante), quello che infrange le regole per il semplice gusto di farlo salvo poi raccontarsi come una vittima delle circostanze, quello che ricorda poco, studia male e se ne vanta pure.

E allora mi sono chiesto: visto che Il Collegio è seguito in gran parte da ragazzi, è giusto proporre loro questi modelli di comportamento? E’ giusto spettacolarizzare l’ignoranza (spesso finta o comunque esagerata)? Potrebbe essere, questo, un modo per esorcizzare la paura di stare affogando in un mare di ignoranza e di non avere assolutamente idea di come uscirne?

Voi che ne pensate?

 

Per ora è tutto gente, scusate la paranoia e buona vita.

Commenti

  1. Io credo che il collegio, come tutti i reality, abbia semplicemente bisogno di parlare del peggio degli italiani perché è ciò che interessa agli spettatori seduti davanti al divano.
    Per me l'unica soluzione è spingere il tasto off del telecomando :D

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    1. Quello sempre e senza dubbio. Ma non sarebbe meglio, soprattutto di questi tempi, concentrarci su esempi positivi invece che sul peggio?

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  2. Mah...mi fai pensare un po’ al primo GF quello forse più vero, meno preparato.
    Lo stesso si può dire delle prime edizioni del Collegio poi quando un format ottiene un buon successo chissà perché nel suo proseguire viene “snaturato”, perde in spontaneità.
    Le cause son quelle che hai elencato te e i protagonisti vedono nella partecipazione al format una maniera di emergere per fare altro.
    Sfruttando la moda del momento .
    Se per vendere devo fingere di fare lo scemo , facciamolo.
    Il problema è che le mode troppo spesso son passeggere.
    Della serie spremi il limone finché c’è ne ...
    Ciao

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    1. Tutto vero. Quello che rilevo è la voglia di portare avanti il concetto che la cultura sia superflua se c'è altro. E direi che per come stiamo messi questo sta diventando un problema.

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    2. Il primo grande fratello era un capolavoro, rispetto a tutta la "monnezza" che gira ora :D

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    3. Normale: era un esperimento di tv, c'era un cast variegato e ben scelto...
      Adesso mettono dentro aspiranti vip, bellocci e bellocce, e via..

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  3. Dunque, a ben vedere, il Collegio è un racconto vero e proprio (costruito, forzato, non proprio veritiero) che però ha una parabola.
    Si viene puniti, si viene bocciati, anche se si cerca comunque la comprensione socio-didattica.
    Non mostrano solo il peggio, ma anche i miglioramenti.
    Penso che, in questo caso, serva pure per mettere alla berlina gli asini, insomma. So che ha un valore pedagogico, come trasmissione, o almeno era quello che si erano prefissati.

    Moz-

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  4. Il punto è che il senso della parabola e i suoi aspetti positivi si perdono nel racconto delle malefatte e nella dimostrazione del ridicolo.

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    1. Perché fanno più scena, ma penso che la Rai ci stia molto attenta...

      Moz-

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