The Witch: Robert Eggers e l’horror

 


Ridefinire un genere

 

Capisci che un regista ha stoffa quando riesce a farti mandare giù un genere che non ami e contemporaneamente riesce a ridefinirne le regole proponendo idee che coinvolgono i demoni creati dall’Ombra che vive dentro di noi (Samuel Stern docet).

Non apprezzo particolarmente l’horror o meglio, non quello che è diventato nell'ultimo decennio. Non mi piace l’idea che si debba ricorrere necessariamente al jump scare o all'equalizzazione del sonoro per incutere spaventi da dieci secondi uno dietro l’altro e senza uno straccio di idea di fondo. Come scrive Stephen King in Danse Macabre, bisogna mantenere sempre la porta socchiusa in modo che sia l’immaginazione a fare gran parte del lavoro.

Ecco, Robert Eggers con i suoi film fa proprio questo: mette il piede e tiene la porta socchiusa. Ed è a questo punto che la tua immaginazione ti frega e monta la paura.

Se già in The Lighthouse (che cronologicamente sarebbe il più recente, ne abbiamo parlato QUI) mi aveva convinto con le atmosfere alla Lovecraft, con The Witch il regista statunitense coglie in pieno il significato di costruzione della paura. In questo film Eggers gioca con la suggestione religiosa, con il senso di colpa inculcato nella mente degli uomini da una distorta concezione del divino e dell’esperienza sensibile, e infine con la chiusura mentale che in alcuni casi si registra nei soggetti "posseduti" dal divino.

Siamo in New England alla fine del ‘600 mentre un predicatore e la sua famiglia vengono allontanati dalla loro colonia a causa delle idee drastiche dell’uomo. Il gruppo decide quindi di costruire una propria fattoria a un giorno di cavallo dalla colonia, in una zona pianeggiante delimitata da un bosco dove, ci dicono, sembra viva una strega.



Il pater familias William (Ralph Ineson) è un uomo ossessionato dalla religione e in particolar modo dal concetto di peccato e con le sue idee ha instaurato un corpus di regole fisiche e verbali che impone alla moglie e ai cinque figli, i quali si ritrovano spesso a ripetere lunghe dissertazioni sul peccato e le sue varie forme mentre lavorano alla fattoria. La figlia maggiore, Thomasin (Anya Taylor-Joy) svolge numerosi compiti importanti tra cui badare al fratellino neonato Samuel che purtroppo, in un attimo di distrazione, scompare.



Questa tragedia che si abbatte sulla famiglia aggrava l’ossessione religiosa e in questo processo di perdita totale di contatto con la realtà la figura della strega (anche se c’è realmente) diventa il pretesto per giustificare ogni sorta di sfogo, di cedimento nervoso e di scoppio di ira violenta tra i vari componenti della famiglia.



Il personaggio principale del film è quello di Thomasin e la sua evoluzione all'interno della storia è la chiave di lettura per capire la struttura del film e per notare come Eggers ha lavorato al personaggio della strega (che è sovrannaturale) in antitesi alla figura della giovane timorata di Dio (che invece è realistica). Il punto è capire quando l'ossessione per il divino diventa totalizzante al punto da essere indistinguibile la ricerca di Dio rispetto a quella di Satana.



In The Witch non c’è neanche un jump scare. Nella prima parte padrona della scena è l’inquietudine trasmessa dalla fotografia dai toni oscuri e lugubri accompagnata da una colonna sonora sempre azzeccata mentre nella seconda parte la dinamica degli eventi non ti lascia riposare neanche un po’. In entrambe le parti del film c’è sempre quest’ansia di fondo che ti fa chiedere cosa succederà tra poco e ti impone di riflettere sul significato di quello che hai visto fino a quel momento per cercare di incastrarlo in una storia dove il lato sovrannaturale spaventa molto meno dell’esplodere dell’Ombra che si cela nelle profondità dell’anima umana. Il gore è centellinato e piazzato al momento giusto così come le scene “fantastiche” sono gestite con grande sapienza ma senza abusarne più di tanto.



Il soggetto di The Witch, scritto anch'esso da Eggers che ha anche curato la sceneggiatura, si basa sulle credenze dei coloni americani del New England e su una corposa produzione di documenti e atti ufficiali sul fenomeno della stregoneria oltreoceano. Un tema sicuramente utilizzato a più riprese dal mondo del cinema ma, ricollegandomi a quello che dicevo all'inizio del post, Eggers ha trovato il modo di essere originale su un tema che originale proprio non è. E se non è bravura questa, cosa lo è?

Per quanto mi riguarda The Witch è un horror quasi perfetto.

E per ora è tutto gente, buona vita.

Commenti

  1. Visto in televisione non molto tempo fa, vero: un horror puro, diverso, di tensione.
    Non se ne fanno più così. E ti dirò: le poche scene fantastiche quasi stonano con tutto il resto.

    Moz-

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    1. Si, è vero: se le togli il film rimane comunque valido

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  2. Film bellissimo. Nonostante io sia un amante degli Horror, è da un po' che mi annoiano quelli che, come dici tu, si basano molto sul jump scare. Film come questo, invece, riescono a essere inquietanti senza dover far uso di roba simile, e risultano sempre essere i migliori. Per Eggers è stata un'opera prima straordinaria, per poi confermarsi con l'altrettanto bellissimo The Lighthouse.

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    1. Se il buongiorno si vede dal mattina abbiamo un ottimo regista.

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  3. Gore ben dosato e zero Jump Scare.
    Mi sa che puoi togliere il "quasi" a quel "quasi perfetto" :)
    (no per carità, anche io adoro certi film super sanguinolenti, ma in altri film si arriva all'esagerazione).

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    1. Si, tutto dosato al punto giusto anche perché, come dicevo a MikiMoz se togli questi aspetti il film fa paura lo stesso

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