La scoperta degli Styx

 


Domo arigato misuta Murakami

 

Salimmo in macchina a andammo a Tsujido. A quell’ora del pomeriggio le strade erano vuote. Dalla borsa Yuki tirò fuori diverse cassette. Un’ampia varietà di musiche, dal Bob Marley di Exodus a Mister Robot degli Styx, si diffuse dallo stereo.

Era l’autunno del 2016 e io che avevo appena scoperto i romanzi di Haruki Murakami stavo leggendo quello che era il mio quarto romanzo dell’autore giapponese nel giro di tre mesi: Dance Dance Dance. A un certo punto leggo il passaggio che ho riportato qui sopra e mi chiedo Styx? E chi diavolo sono? Cerco sul web e capisco di essermi imbattuto in una band come piace a me, dal sound hard rock ma anche progressive e con diversi brani che mi fanno venire voglia di urlare il refrain a squarciagola.

Quello che faccio quando scopro una nuova band è andare ad ascoltare un greatest hits, leggere qualche recensione in giro per il web e poi ascoltare il primo album. Il primo album degli Styx è omonimo al nome della band e inizia con un brano di ben tredici minuti che si intitola Movement For The Common Man basato su un brano strumentale scritto nel 1942 e che ha un testo estremamente attuale visto che parla della difficoltà dell’uomo comune nel confrontarsi con una società che sembra impazzita.



Attivi a fasi alterne tra i settanta e gli ottanta, poi tra gli ottanta e i novanta e poi tra la fine dei novanta e oggi, gli Styx hanno pubblicato 39 album tra studio, live e raccolte con la punta di diamante nell’album Kilroy Was Here del 1983 che fu disco di platino e ottenne la top ten americana con due brani: Don’t Let It End e Mr.Roboto.



Mr. Roboto, il brano citato da Murakami. Tradotto in modo libero in Mr. Robot poiché la pronuncia che accettiamo in occidente, robot, si rifà al termine ceco robota “lavoro forzato” che apparve in un dramma dello scrittore K.Capek nel 1940. I giapponesi sono più esotici e lo pronunciano robotto, cosa che affascinò gli Styx che decisero di inserire un refrain in giapponese nel brano che poi è totalmente in inglese. Il tutto per aprire un concept album (Killroy Was Here) che racconta la storia di Kilroy, un artista rock rinchiuso in una prigione futuristica in attesa di una rieducazione secondo i dettami della società bene, che fugge dal posto nascondendosi dentro un robot. 



Nel video del brano il costume e la maschera di Roboto sono stati realizzati dal maestro Stan Winston.
Mr. Roboto è stato utilizzato come soundtrack in diverse serie da My Name Is Earl alla strepitosa Mr. Robot (ne ho parlato QUI).

Il testo di Mr. Roboto mi è piaciuto fin dalla prima volta che l’ho ascoltato così come il sound del brano che rappresenta esattamente quello che mi piace della musica degli anni passati: la capacità di sorprenderti con la forza delle idee.

P.S. Tutto l’album Kilroy Was Here è un capolavoro.



Se volete leggere altri post a tema musicale, beccatevi questi:

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Hybrid Theory: viaggiare nel tempo con i Linkin Park

Into The Wild – Eddie Vedder

Tito & Tarantula: da ascoltare dal tramonto all’alba

Guns N’Roses: Use Your Illusion II

 

E per ora è tutto gente, buona vita.

Commenti

  1. Grande band, Mr. Roboto (che associo al personaggio dei Masters) ha un sound stupendo.
    Canzone perfettamente calata in quegli anni.
    Mi sa che riascolto l'album ma anche qualche brano.

    Moz-

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  2. Li conosco davvero poco, e ne approfitterò per scoprirli meglio.
    A proposito di Murakami: hai letto 1Q84? Se sì, che ne pensi? Io con quest'opera ho avuto un rapporto di odio e amore :D

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    1. Ho letto 1Q84 qualche mese fa però per me il giudizio su Murakami rimane il più alto possibile. E' vero che è complicato a volte seguirne i ragionamenti e quella caratteristica di entrare e uscire dalla testa dei personaggi rischia di essere straniante (la mia ragazza lo odia alquanto).
      Sicuramente 1Q84 è un romanzo complesso così come Murakami è un autore molto particolare.

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    2. Concordo. Ma in generale trovo il secondo volume (o libro 3) di 1Q84 decisamente sotto tono, che, non so, mi ha banalizzato un po' tutto. Il primo volume mi aveva a dir poco entusiasmato. Grande delusione per lo sviluppo e il finale. Ma resta un'opera davvero particolare.

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    3. Credo dipenda dal realismo magico. Non a tutti arriva allo stesso modo e può capitare di non gradire.

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