LA REALTA’ CHE RIDICOLIZZA LA FANTASIA
Nell’inverno del 2009 un mio amico molto appassionato di
complotti mi invitò al cinema per vedere un film dal titolo molto particolare.
“E’ tanta roba” – mi disse – “Fidati che è tanta roba”. Il film si intitolava
L’uomo che fissa le capre. Ricordo che mi piacque un bel po’: si trattava di
una commedia dai tratti caustici sui servizi segreti americani e le loro
strambe idee; c’erano George Clooney, Ewan McGregor e Jeff Bridges e per quanto
mi riguarda già solo quest’ultimo nome mi convinse ad accompagnare il mio
amico. All’uscita del cinema, però, notai che la mia soddisfazione non era
condivisa da lui. Anzi, era visibilmente infastidito dalla visione e continuava
a ripetermi che avevano fatto una vaccata. Provò a spiegarmi il motivo ma non
ci feci molta attenzione perché se c’è una cosa che va di pari passo con la
fede nei complotti quella è la capacità di monologare per minuti e minuti
snocciolando nomi e avvenimenti senza far capire come questi siano collegati
tra loro. Ecco, film e spiegazione furono archiviati in un cassetto della mia
mente.
Qualche anno fa, alla vigilia dell’estate, scendendo da un
marciapiede sbeccato mi sono fratturato il piede e così dopo la trafila
ospedaliera e un intervento mi sono ritrovato a passare quaranta giorni con una
gamba ingessata e con molto tempo libero. Casualmente mi sono imbattuto di
nuovo in L’uomo che fissa le capre. L’ho rivisto e questa volta l’ho trovato un
po’ cretino e ammiccante e l’unica cosa che mi è rimasta è il rimando al libro
da cui è tratto (Capre da guerra – L’uomo che fissa le capre) del giornalista
Jon Ronson. Siccome di tempo da ammazzare ne avevo tanto lo ordinai da Amazon
insieme ad altri tre libri. E ovviamente ho letto prima i tre libri e di questo mi dimenticai. Solo
qualche giorno fa mi sono accorto che quel saggio era ancora nella mia
biblioteca personale, scampato non si sa come a due traslochi.
L’ho letto durante gli ultimi dieci giorni e non solo ho
capito cosa aveva infastidito il mio amico di allora, ma ho notato che Ronson ha
scritto una storia agghiacciante che straccia ogni tipo di fantasia del
complotto perché pare sia vera con una buona probabilità.
Tra il 2001 e il 2004 il giornalista e documentarista Jon
Ronson ha intervistato alcuni esponenti dell’intelligence americana e altri
personaggi che ruotano intorno al mondo dello spionaggio per realizzare un
reportage sul tema dello spionaggio psichico nell’ambito delle Black Ops ovvero
quelle attività sottotraccia che il governo americano finanzia profumatamente
con fondi irrintracciabili. Partito più come una goliardica indagine su
strampalati metodi di spionaggio, il lavoro di Ronson diventa ben presto
un’ inchiesta giornalistica che collega con un drammatico rapporto di causa-effetto
le paranoie della guerra fredda degli anni ‘60 con la guerra al terrore degli
anni ’00 passando dalle basi segrete in cui si facevano esperimenti psichici e
mentali agli attentati dell’11 Settembre 2001 e poi fino alle torture nelle
carceri di Abu Grahib e Guantanamo Bay.
L’inchiesta è curiosa perché all’inizio tutti gli
interpellati rispondono alle domande molto volentieri. Sembra quasi un modo che
hanno per farsi un po’ di pubblicità e per darsi importanza ma, man mano che
Ronson collega i fili, e che il suo diorama di completa, tutti diventano sempre
più reticenti fino a trincerarsi dietro una cortina di plausibile negazione
(parole dello stesso giornalista).
I personaggi intorno a cui ruota l’inchiesta sono tre: il
generale di divisione Albert Stubblebine, il tenente colonnello Jim Channon e
il colonnello John Alexander.
Rientrato dal Vietnam fortemente convinto che l’esercito
americano dovesse essere migliorato, Channon si imbarca in una missione alla
ricerca di metodologie non convenzionali per rendere i soldati più efficienti e
potenzialmente invincibili. Per un paio d’anni il reduce gira tra comuni di
hippies, centri di formazione olistici e guru del paranormale, contatta
mentalisti, occultisti e ogni tipo di professionista che abbia a che fare con
la mente. Alla fine ne nasce un documento: il manuale delle operazioni del
Primo Battaglione Terra che racchiude tutte le proposte di Channon per rendere
invincibile e inarrestabile l’esercito americano. Questo manuale è consultabile
(in parte in rete QUI)
e contiene tanta di quella roba innovativa da convincere il generale
Stubblebine, decorato rappresentante dell’intelligence, a parlare ai suoi
superiori di guerra psichica, soldati invisibili e in grado di attraversare i
muri. All’intelligence però si mostrano tutti imbarazzati dalle parole di
Stubblebine e non perché sono assurde le cose che dice ma piuttosto perché il
progetto è già segretamente in corso con a capo il generale John Alexander a Fort Bragg,
nella Carolina del Nord. Tuttavia Stubblebine viene messo a capo di un progetto
alternativo a Fort Meade nel Maryland, una ricerca sull’invisibilità e la
smaterializzazione che durerà dal 1981 al 1984 senza portare alcun risultato.
Ma è a Fort Bragg sotto il comando del generale John
Alexander che avviene l’impensabile. Alexander segue alla lettera il manuale di
Channon e realizza delle armi non-violente (come una schiuma appiccicosa),
sviluppa metodi di interrogatorio alternativi a base di stimolazione sonora e
si imbarca nella folle impresa di addestrare uomini a fermare il cuore di un
essere vivente con la concentrazione e la tecnica dello sguardo scintillante:
questi test vengono condotti su capre a cui sono state asportate le corde
vocali e che vengono ospitate nel Goat Lab all’interno dell’area militare.
Inoltre, nella struttura lavorano come consulenti esterni, a
periodi alterni, Michael Echanis e Bert Rodriguez. Il primo è un’istruttore di
tecniche affini all’invisibilità nonché una vera e propria macchina da guerra,
una persona in grado di uccidere un uomo in decine di modi; diventerà negli
anni uno dei migliori soldati di ventura del mondo paramilitare fino a finire i
suoi giorni a Cuba investito da un mezzo militare. Rodriguez è un istruttore di
arti marziali e tecniche di combattimento in grado di trasformare qualsiasi
soldato in una macchina per uccidere. Sotto i suoi insegnamenti passano
numerosi militari e civili e due nomi attirano l’attenzione di Ronson e cioè
quelli di Ziad Jarrah e Marwan Al Shehhi: Jarrah sarà tra i dirottatori del
volo 93 della United Airlines che la mattina dell’11 Settembre del 2011
precipiterà al suolo nei campi della Pennsylvania, Al-Shehhi, invece, si
troverà sul volo 175 che si schianterà contro la torre sud del World Trade
Center.
Un appunto personale: questo collegamento non significa che
il governo americano abbia volontariamente causato l’attentato dell’11
Settembre 2001 ma piuttosto che nella follia totale di generali e membri
dell’intelligence alla ricerca di metodi non convenzionali per fare la guerra
ci si è esposti fatalmente ad essere usati dagli stessi invasati che poi hanno
organizzato quel massacro.
La tana del bianconiglio, però, è ancora più profonda e di
questo parleremo nella seconda parte tra una settimana esatta.
Per ora è tutto gente, buona vita.
Che fosse storia vera, quella delle capre, lo sapevo.
RispondiEliminaChe ci fossero tutti questi giri dietro non lo immaginavo.
Ma comunque se ci fai caso anche Stranger Things parte da questo presupposto (andando poi ovviamente nel fantastico)... con la questione delle capacità mentali da usare per motivi bellici.
Interessante, aspetto dunque il clou.
Moz-
Be’ nelle serie Tv e nei film usano molto queste ispirazioni anche perchè sembrano così assurde da non essere verosimili
EliminaBuongiorno Mick, nonostante sia passato più volte in TV non l'ho mai visto. È di facile lettura? Questo film è legato a un ricordo... discorrendo anni fa con mia sorella, era un po' che non ci si vedeva, mi riferi' di aver visto questo film, ne parlò con nostro padre (grande appassionato di cinema) dicendogli che non gli era piaciuto per niente. Erano arrivati a litigare, perché lui non accettò il suo punto di vista e ribatté in modo un po' saccente. Mi hai risvegliato questo ricordo. Ora vorrei saperne di più....
RispondiEliminaBuongiorno a te. Per quanto riguarda il film, si tratta di una commedia più che altro per cui non è per niente pesante da seguire. Il libro di Ronson io l'ho letto in meno di una settimana: ci sono alcuni riferimenti a personaggi e avvenimenti più o meno conosciuti ma si legge abbastanza fluentemente.
EliminaAnch'io come Moz sapevo della storia delle capre, ma non tutto il resto. Aspetto allora di scendere ancora più in profondità tra qualche giorno ;)
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