[RICORDI] UNA GIORNATA NEL PASSATO

 


INVERNO


Raccolgo di nuovo l’invito del buon Mikimoz  (QUI il suo post)e dopo il racconto della giornata dell’autunno, che potete andare a recuperare QUI, eccoci alla giornata d’inverno.

Come al solito la maggior parte del materiale fotografico della mia infanzia e adolescenza è custodito gelosamente dai miei genitori, forse per ricattarmi un giorno, chi lo può sapere, perciò faccio quello che posso con il materiale che ho con me.

Allora, io, in inverno, ci sono nato, all’alba di un 13 gennaio in quel di Vigevano, provincia di Pavia. Sarà per questo motivo che l’inverno è la mia stagione preferita? Sia chiaro: soffro il freddo come chiunque altro, ma riesco ad averne ragione coprendomi di più e negli anni ho fatto amicizia più col freddo che con il caldo. Certo, ho vissuto gran parte della mia vita tra Sicilia e Lazio e non è che in queste zone faccia chissà che freddo, tanto che mi piacerebbe confrontarmi con qualche zona più estrema. Giusto per vedere come reagisco.

La mia giornata ideale è comunque una giornata fredda con un cielo azzurro terso e un bel Sole che scalda. Se questo è il paradiso, lasciatemi pure qui.

Veniamo al racconto.

ASILO (INFANZIA)



Non è che ricordi tantissimo dell’asilo. Ricordo che andavo dalle suore e avevamo gli armadietti colorati. In inverno non si poteva andare in cortile così ci facevano giocare negli spazi interni dove c’era uno scivolo a forma di elefante. Ecco, un ricordo di quel periodo è l’enorme pentola di pasta e fagioli fumante che rappresentava il momento del pranzo. Ok, ok, può sembrare chissà che asilo triste in stile Dickens, ma in realtà è solo l’immagine che mi porto dietro io, per il resto ce la spassavamo alla grande.

ELEMENTARI (PRIMA ADOLESCENZA)

La costante era il maestro di italiano che ci faceva cantare Bella Ciao e questa cosa vale per tutte le stagioni. In inverno però la scuola era freddina e l’ora di educazione fisica nel sottoscala gelato non era proprio il massimo. Però in questi anni è nato il rapporto con il Natale, con i pranzi e le cene in famiglia (e la mia era una famiglia numerosa), i regali e le serate passate davanti ai cartoni animati della Disney.

SCUOLA MEDIA (SECONDA ADOLESCENZA)

Equilibri nuovi nascono da una nuova comprensione della realtà. Come se mi fossi svegliato da un sonno, questo è il periodo in cui affiorano più ricordi, non tutti belli ed edificanti ma tant’è... Inverno alle medie significava cominciare a indossare maglioni bruttissimi che mamme e zie continuavano a definire bellissimi e caldi. Il dolcevita è diventato mio acerrimo nemico tanto che ancora oggi non lo indosserei nemmeno sotto tortura. Però la quantità di regali natalizi compensava tutto: mio fratello era piccolo quindi i giocattoli erano garantiti e visto che avevo appena scoperto il piacere della lettura non mancavano i pomeriggi freddi passati davanti alla stufa a leggere Topolino, Il Giornalino o Zanna Bianca.

SUPERIORI (INFERNO IN TERRA)

Io sono quello dietro


Gli inverni degli anni delle superiori li ho passati quasi tutti sui campi di calcio e calcetto. A Settembre iniziava la preparazione e subito dopo Natale i campionati entravano nel vivo. Leggevo molto, a tratti moltissimo, studiavo poco e a tratti pochissimo (ma i voti non ne hanno mai risentito, a dispetto delle apparenze ero furbo) e ricordo almeno un inverno tra il primo e il quarto anno del liceo che ho passato piuttosto chiuso in me stesso senza poter confrontarmi con nessuno su quello che mi affliggeva. Roba che se ci penso oggi mi viene da ridere, ma a 16/17 anni è tutto bianco o tutto nero. Però in inverno c’era il Natale con tutti i parenti, le nonne che facevano a gara a rimpinzarti e quelle lunghe serate a giocare a carte o a chiacchierare con il nonno che guardava i film di Pippo Franco o di Bud Spencer e Terence Hill o gli altri nonni che si raccontavano a vicenda gli episodi di Beautiful. E poi c’era il compleanno, subito dopo le feste. Momento sempre molto particolare a parte il diciottesimo che credo sia stato uno dei periodi peggiori della mia vita, ma questa è un’altra storia...

UNIVERSITA’ (DA QUALCHE PARTE DOPO LA MATURITA’)

Il primo inverno universitario a Catania fu molto più freddo del previsto: ho visto la cenere dell’Etna ricoprire la neve ed è stato uno degli spettacoli più belli che mi porto dietro nella mia collezione. La prima casa, ma anche la seconda e, in parte la terza, in cui ho vissuto i miei inverni universitari erano delle catapecchie che non augurerei a nessuno ma si era un po’ selvatici e non si andava tanto per il sottile. E poi mi dividevo tra la mia grotta ancestrale e la casa della mia ragazza dell’epoca che ovviamente era un po’ più vivibile. Durante le feste natalizie la ressa per prendere l’autobus e tornare in paese è stata sempre un trauma forse peggiore anche delle 3 ore di viaggio che ci volevano per tornare a casa. Purtroppo il destino aveva deciso che qualcuno tra i nonni non doveva esserci più così, piano piano e quasi senza che ce ne si accorgesse, il Natale in famiglia è diventato un po’ più ristretto ma forse ancora più sentito.

MATURITA’ 2.0 (ETA’ ADULTA??)



Con il trasferimento a Roma nel 2009 l’inverno è diventato il periodo in cui coltivare la mia passione per questa stagione. Leggere accanto al termosifone è diventato un must specie se fuori piove a dirotto e se stai usando una pausa dal lavoro. Il lavoro che faccio attualmente mi è stato proposto in inverno e da quel momento ho capito che volevo fare proprio questo tant’è che sto ancora qui a pensare come posso migliorarmi e diventare un professionista più preparato. In realtà gli inverni a Roma, ad oggi, sono ben undici e di cose ne sono successe tantissime, ma il punto fisso è sempre il momento che precede la partenza per lo stop natalizio e la partenza per la Sicilia, tradizione che ho interrotto l’anno scorso di mia iniziativa e che anche quest’anno non si è potuta riprendere per i motivi che ben sappiamo.
Una cosa che ho scoperto piacermi tanto è andare a correre quando c’è freddo. Musica a palla, pensieri a briglia sciolta e un’oretta di corsa mi hanno permesso in alcune fasi della mia vita di evitare di andare in terapia per affrontare situazioni non facili.

Come avrete sicuramente notato a parlare d’inverno viene fuori qualche mostro del passato. Anche per questo io adoro questa stagione: perché stimola la riflessione. Io sono un sostenitore dell’azione: bisogna alzarsi e affrontare i propri mostri e se non ci si riesce allora bisogna chiedere aiuto con la certezza che lo riceverai dalle persone che si possono inserire nella lista degli amici, una lista che ho scoperto negli anni essere molto, molto contenuta se ci si deve attenere a determinati standard.

Ok, basta così.

Per ora chiudo, vi auguro un Buon Natale e vi invito a tenere botta. Sempre.

Buona Natale a tutti.

Commenti

  1. Che bella panoramica della tua vita.
    Anch'io preferisco il freddo al caldo, perché almeno con diciotto maglioni non ho problemi. Mentre l'afa mi indebolisce.
    Scherzi a parte, vivo in Puglia e qui un maglione è più che sufficiente, anche se per miracolo dovesse nevicare.

    Comunque dovresti rubare un po' di materiale fotografico ai tuoi. Io conservo qualcosa, ma il grosso è rimasto a casa di mamma, perché non saprei cosa farmene.
    Non sono mai stata molto legata al passato. Penso al presente e cerco di viverlo più serenamente possibile.

    Comunque ho tanti ricordi felici legati all'inverno. La mia prima casa col caminetto e la scorza dei mandarini spruzzata sul fuoco, per profumare il soggiorno. Le statuine del presepe realizzate a mano con mia madre. I film sul divano, tutti stretti stretti sotto ai plaid.
    Insomma, l'inverno è famiglia.
    L'estate avventure e amicizia.

    Comunque, buone feste.

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    1. Prossima volta che scendo dai miei faccio incetta di foto.
      Io considero il passato come una specie di rodaggio dell'esistenza: se l'obiettivo è diventare la migliore versione di se stessi bisogna tenere traccia di dove si è partiti per capire quanto ci si è migliorati. Una cosa che ho imparato a fare è non viverci come fanno molte persone che conosco e che non riescono purtroppo a smarcarsi da questo modo di interpretare la vita.

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    2. Bravissimo.
      Vivere ancorati al proprio passato è deleterio, ed impedisce di andare avanti e realizzarsi.

      Ovviamente non bisogna nemmeno rinnegarlo o dimenticare le proprie radici. Diciamo che una giusta via di mezzo è sempre la strada migliore.

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    3. Il punto del discorso è che non ci si riesce a mettersi d'accordo sul concetto di realizzazione personale.

      Io che sono refrattario ai dogmi imposti dalla società e dall'esterno in generale faccio fatica a comprendere i crucci di chi va avanti materialmente e con le azioni ma non con la testa, cosa che per me è molto più importante invece.

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    4. Quali sarebbero questi dogmi?
      Sposarti e "figliare" entro i 40 anni? Ahahaha
      Io l'ho fatto prima dei 30, pur essendo da sempre anticonformista.
      Sarà stato il karma. :))

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    5. In buona parte il teorema buon lavoro-matrimonio-figli in determinati modi di pensare è irrinunciabile. E se non lo applichi vieni trattato con paternalismo da chi crede di trovarsi chissà quanto avanti nella sfida della vita. Manco fosse una gara. Sia come sia io cerco di risolvermi partendo dall'interno perché poi l'esterno andrà a posto da se.
      E chiarisco: non ho nulla contro matrimonio e famiglia, ci mancherebbe, anzi sono pensieri che discuto spesso con la mia compagna.

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    6. Lo so. Stavo sdrammatizzando.
      Io non volevo figli, né marito. Ma a 26 anni mi sono sposata e a 28 ho dato alla luce quella che, oggi, è la mia massima ragione di vita.
      Non sopporto, comunque, chi pensa che queste tappe siano dovute per ciascuno di noi, né chi, come tu dici, se ne appende le spille al petto e si sente migliore di coloro che si prefiggono altri obiettivi.
      Ognuno di noi ha diritto a vivere la vita come meglio crede, nel rispetto di chi lo circonda. E spero davvero che tutti impariamo a non lasciarci condizionare dalle convenzioni della società, ma che ci concentriamo solo su una serenità che può e deve dipendere da tutt'altro.
      Perdona le digressioni.
      Un abbraccio.

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    7. Perdonate e grazie per la precisazione personale. Alla fine sono sempre le storie personali che fanno la regola e non il contrario.

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    8. Bel dibattito avete avviato, aggiungo partendo da questa tua considerazione:

      "In buona parte il teorema buon lavoro-matrimonio-figli in determinati modi di pensare è irrinunciabile. E se non lo applichi vieni trattato con paternalismo da chi crede di trovarsi chissà quanto avanti nella sfida della vita. Manco fosse una gara. Sia come sia io cerco di risolvermi partendo dall'interno perché poi l'esterno andrà a posto da se".

      Esattamente. A me ha sempre dato fastidio il fatto che la società imponga dei tempi. Devi laurearti entro un tot di tempo, devi spostarti entro un tot di tempo, fare un figlio entro un tot di tempo.
      Invece bisogna prima di tutto sentirsi bene con se stessi, cercare la propria strada, fare le cose quando si è pronti e farle bene.

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    9. Esatto. E per sentirsi bene ci vuole tanto tempo e tanto lavoro su se stessi.

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  2. Allora, innanzitutto grazie per aver riproposto il tag^^
    Sai che ti dico? Il look peggiore è quello degli anni 2000, non i maglioni alle medie... Madonna, mi sono rivisto in quel cappotto nella foto "tagliata", ne avevo pure io uno così, oggi sembrano cose da bustone per la Caritas.
    Come mai ti sei chiuso in te stesso, quell'inverno?
    Ma comunque ci sta, eh... anche per me un paio di inverni furono molto così, in uno giocai a FF8...
    Il maestro e Bella Ciao, altro che preghierina XD

    Moz-

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    1. Credo sia stata colpa di un mix di sensibilità, timidezza e difficoltà di comunicazione. Sono cresciuto in un ambiente sociale molto particolare in cui se eri timido, sensibile e riservato finivi per essere preso in giro anche dagli amici più stretti. Senza cattiveria: era la legge della giungla.
      Ed è stato uno schifo.

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  3. Vorrei un tuo post di ricordo sul Mick calciatore! Sono curioso..
    Mi sembra che ti avessi chiesto qualcosa in passato.
    Devo dire che tu e Moz avete scritto entrambi un bel post, mentre io, per ciò che concerne l'inverno, ho pochi ricordi. Chiaro che in estate con gli amici giocavo all'aperto, di inverno invece sempre al chiuso (e ai tempi delle medie arrivarono i videogiochi: il Commodore prima, i giochi del personal computer poi). Dalla quarta elementare alla terza media poi ci sono state anche le lezioni di musica, dalla terza superiore in poi la palestra, in sostanza però ciò che c'era anche negli altri periodi dell'anno.
    Giusto il Natale ovviamente aveva altre "caratteristiche".

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  4. "Come avrete sicuramente notato a parlare d’inverno viene fuori qualche mostro del passato".

    Per me è stato fondamentale il percorso nella blogosfera. In tre anni mi son progressivamente messo a nudo. Nel contempo avviavo un percorso personale che mi ha portato a quella che ho definito ambiziosamente "rinascita". Ho recuperato tutti i pezzi e li ho ricollegati. Oggi sono felicissimo anche per questo. Non ho più paura di guardare al passato, perché il passato è anche fatto di momenti meno belli, e su quei momenti meno belli oggi sono felicissimo di confrontarmi.

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  5. Un post sul Mick calciatore potrebbe inserirsi in un contesto di Ritorno al Passato. Potrebbe essere interessante ripercorrere quei sentieri con la consapevolezza di oggi. Ci faccio un pensierino...

    La blogosfera è stata molto importante anche per me perché mi ha permesso di mettere i pensieri in ordine e di esprimerli affinché qualcuno li leggesse e li commentasse. Come dicevo qualche commento fa, un timido introverso in un ambiente esuberante e caciarone non se la passa molto bene.

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  6. "La costante era il maestro di italiano che ci faceva cantare Bella Ciao e questa cosa vale per tutte le stagioni."
    Grande maestro!
    Io ricordo con affetto gli inverni di Roma (ci ho vissuto 6 anni). Anzi, con calore... visto ciò che ho trovato poi qui in pianura padana :D
    Gran bel post!

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    1. Grazie. Il maestro di italiano delle elementari è uno dei ricordi migliori della mia carriera scolastica

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