LA REALTA’ CHE CI RACCONTIAMO

 


STIMOLI. EMOZIONI. AZIONI

 

Secondo i risultati degli studi condotti dal neuroscienziato Adam Gazzaley e dall’esperto di psicologia della tecnologia Larry D. Rosen una delle conquiste più sbalorditive dell’evoluzione del cervello umano è rappresentata dal ciclo percezione-azione [Distracted Mind – Ancient Brain In A High Tech World - A.Gazzaley, L.D. Rosen].

Ciò consiste nella capacità del nostro cervello di ricevere ed interpretare la realtà che ci circonda in base agli stimoli sensoriali e decidere un pattern di azioni da mettere in atto per reagire ad essi. Grazie all’evoluzione, poi, questo sistema si è affinato abbracciando il contenuto esperienziale delle emozioni e dei ricordi che influenzano e modificano l’alternarsi di percezioni e azioni. In poche parole, la nostra comprensione della realtà è mediata dai nostri processi cognitivi e contemporaneamente dalle emozioni a cui sono collegati gli stimoli insieme ai ricordi che affiorano nella nostra mente. Ne segue che la percezione della realtà è personale e non universale, legata alla nostra sfera emotiva che media la comprensione dei fenomeni che accadono nell’ambiente circostante verso cui centriamo la nostra attenzione.

Molto probabilmente questo è uno dei motivi per cui si creano degli schieramenti ideologicamente opposti riguardo ad alcune dinamiche o argomenti e se tutto andasse come dovrebbe andare allora il linguaggio, una delle capacità di alto livello che abbiamo sviluppato, dovrebbe aiutarci a smontare le barriere ideologiche e creare dei ponti di comprensione che ci permettano di arricchirci gli uni delle idee degli altri.

Ma questa sembra proprio essere un’utopia.

Dissonanza cognitiva, bias di conferma, effetto bolla e altri bias cognitivi intervengono però a inquinare il confronto costruttivo creando schieramenti contrapposti che difficilmente si potranno mai trovare a metà strada e capirsi.

Vi faccio degli esempi.




La settimana scorsa si è diffusa la notizia che Facebook avrebbe introdotto un modo per oscurare le fake news sul Covid e sui vaccini. La risposta di molti utenti è stata veemente e sottolineava come in questo modo si limitasse la libertà di pensiero e di parola su una piattaforma social; per contro c’era chi esultava per questa decisione e non mancava di prendere in giro gli altri.

Si è creato quindi il solito dualismo: vaccinisti contro no-vax. A parte il fatto che queste etichette mi sembrano anche alquanto ridicole (parere personale) da un punto di vista cognitivo ecco come funziona il ciclo percezione-azione e come viene interrotto dai bias cognitivi. La libertà di pensiero e di parola non c’entrano nulla con una decisione, peraltro condivisibile, di un’azienda che decide di allinearsi a un sistema di minimizzazione del danno che le fake news possono fare alla coscienza collettiva. Chi, però, per anni ha seguito lo schema di ragionamento alternativo sui vaccini (dissonanza cognitiva) ha percepito una realtà tutta sua e si è ritrovato insieme ad altre persone a sostenere delle tesi che non erano state confermate dalla scienza. Si è chiuso in una bolla in cui ha fatto entrare solo le notizie che confermavano le sue credenze (bias di conferma) scartando tutte le altre possibilità.

Oggi, di fronte alla messa in discussione di quei contenuti è l’intera realtà che ha percepito e in cui vive da tanto tempo ad essere sotto analisi e a rischiare di essere confutata. Ecco perché queste persone reagiscono con veemenza quando si parla di questi argomenti.

Un altro esempio calzante è quello che riguarda l’attrice Gina Carano.



Carano è un’ex lottatrice di MMA recentemente diventata famosa per il personaggio di Carasynthia Dune nella serie Tv The Mandalorian di Disney.

L’attrice non ha fatto mai mistero di essere una fervida sostenitrice di Trump e di credere alla teoria dei brogli elettorali; inoltre, per mezzo Twitter, ha sempre sostenuto di essere contraria all’integrazione delle persone LGBT+ nel sistema sociale e al rispetto dei loro diritti e si è sempre schierata a fianco dell’ala più a destra possibile della politica statunitense: la zona abitata dai suprematisti bianchi. Qualche giorno fa Carano pubblica un tweet, che non ho intenzione di discutere qui, riguardo il trattamento riservato agli ebrei nella Germania nazista e in rete scoppia subito il caos. Come conseguenza Disney la licenzia.

Giusto o sbagliato che sia, però, tenendo sempre conto che un’azienda privata tende a difendere la propria immagine, saremmo portati a pensare che Gina Carano abbia rovinato la sua carriera, ma invece non sarà così perché negli USA si sta creando un sistema di agganci professionali e privati in cui chi viene escluso da qualcosa a causa delle sue idee “alternative” viene subito accolto come un martire dalla controparte. E per Carano si racconta ci sia pronto addirittura un film.

Anche in questo esempio vediamo come alcune persone abbiano vissuto per tanto tempo in una realtà alternativa, nella fattispecie polarizzata addirittura dal presidente degli USA uscente, che faticano a mettere in discussione e finiscono per fare gruppo e coalizzarsi in un fronte degli esclusi per ghettizzarsi credendosi vittime del sistema, dei poteri forti e di qualsiasi altro accumulo di potere percepiscano dall’interno della loro bolla.



Infine, veniamo a una dinamica che coinvolge la comica Luciana Littizzetto, autrice di un pezzo satirico intitolato “Non si può più dire niente”. E’ chiaro che il riferimento è alle vicende che l’hanno vista protagonista di screzi con alcuni personaggi famosi, tra cui la procuratrice calcistica e modella Wanda Nara, dovuti a qualche sua dichiarazione un po’ troppo piccante. La comica piemontese, dalla scrivania del programma Che Tempo Che Fa di Fabio Fazio, si è resa famosa per le sue piccanti invettive che mettono alla berlina il personaggio di turno per una dichiarazione, un capo di abbigliamento o un fatto personale noto al pubblico. Secondo la Littizzetto non si potrebbe più fare satira come prima perché sono tutti permalosi e suscettibili, ma la sua è una lettura della realtà che sembra appartenere a un modo antiquato di percepire l’ambiente della società.

Nella società dei valori liquidi qualsiasi parola viene pesata col bilancino e tutti hanno il diritto di risentirsi perché ciascuno difende la propria immagine che magari ha faticato a costruirsi. Forse il tempo della satira spietata che sbeffeggiava una realtà poco comprensibile è finito perché la realtà è diventata impossibile da comprendere. In più, oggi l’esposizione tramite i social rende tutti raggiungibili da tutti e tutti responsabili di qualsiasi cosa si pubblichi o si dica. Mi sa che le generazioni più mature cresciute davanti o dentro la TV devono farsene una ragione: la realtà è uscita da quello schermo e si è spalmata in miliari di schermi più piccoli che mettiamo in tasca e usiamo tutti i giorni per dare un’occhiata più o meno consapevole al mondo.

 

Se sei arrivato fin qui mi scuso per la lunghezza fiume di questo post, ma erano idee che mi frullavano in testa da un bel po’ e volevo scriverle.

 

E per ora è tutto gente, buona vita.

 

Commenti

  1. Hai fatto un'analisi perfetta della situazione, direi. A questo punto però mi sento, se così posso dire, triste. Sarà che sono abituata ad altre dinamiche, che mi sono formata in tempi in cui tutto questo non esisteva (il "vecchio mondo"?), e insomma, per me non è facile per esempio accettare che non si possa più fare una battuta senza che qualcuno si offenda e scoppi un putiferio. E lo dico da persona che è sempre stata rispettosa del suo prossimo.

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    1. Io penso che se sei rispettosa del prossimo e fai una battuta arrivano sia il rispetto che il divertimento.

      E' chiaro che ci sono in giro persone che non sanno ridere di se stessi e che si risentono non appena qualcuno sottolinea un loro errore o una loro leggerezza.
      Il clima poi è peggiorato dalla tendenza a dare la caccia alle streghe e agli stregoni a tutti i costi il che causa quell'effetto tristezza che riporti tu e che io noto spesso quando mi avvicino a determinate discussioni. E' però anche condivisibile che qualcuno si risenta se la battuta tocca una porzione della sfera personale molto sensibile.

      Ad esempio se mi si fa una battuta sul calcio e sul cinema, o mi si prende in giro perché ho il naso sempre infilato in qualche libro, io ci rido su con chi ha fatto la battuta.
      Se invece la battuta riguarda la mia sfera più intima non dico che mi offendo o mi risento, perché ho lavorato su me stesso per controllare queste dinamiche, però al massimo sorrido educatamente. Nei casi estremi, invece, reagisco a modo.

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    2. Difatti la battuta "personale" non andrebbe fatta se c'è quel rispetto di cui parlavo. Poi c'è anche la totale mancanza di autoironia di certe persone, e questa è una malattia che si sta diffondendo. Può darsi che il prendersi troppo sul serio per molte persone sia un meccanismo di difesa, per carità, però dovrebbero davvero darsi una calmata. Da persona seria, ho sempre pensato che farsi una bella risata sia una delle cose migliori della vita XD

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    3. Pasolini diceva che la serietà è la qualità umana di chi non ne ha altre.

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  2. Si è partiti da lontano, considerando la percezione della realtà come elemento soggettivo (ci mancherebbe, saremmo tutti robottini altrimenti) fino al fatto, a mio avviso fondato (e sottolineo "a mio avviso"), che tutti siano diventati permalosi, suscettibili e, di base, poco comunicativi, aperti, elastici. Concordo con Guchi e sicuramente si risentiranno in tanti, ma tant'è. Credo dobbiamo crescere tutti. E non è certo facile.
    Mi lego a l'ultimo tuo periodo, leggibile in due diverse accezioni. Tutti siamo universali e responsabili di quello che diciamo, ma proprio questa universalità ci permette di discernere le baggianate dalle follie, le idiozie dalle cose sensate, proprio perché abbiamo a disposizione un bacino immenso dove attingere. Purtroppo qualcuno che dice corbellerie può diventare comunque Presidente degli Usa ed altri ancora negare gli olocausti facendo anche discreta breccia. Preferisco così, da un lato. Sperando che i "processi cognitivi" cui fai riferimento ad inizio post, facciano breccia, a loro volta, su una discreta ottusaggine.

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    1. Sono d'accordo con i vostri punti di vista e li abbraccio entrambi. Specialmente vorrei riprendere il discorso che comincia con "permalosi, suscettibili e, di base, poco comunicativi, aperti, elastici" perché è fatalmente vero, come dicevo a Guchi non si riesce più a ridere di sé stessi in quanto esseri fallibili. Senza contare che a volte una battuta di spirito ti permette di scoprire un lato di te stesso che non conoscevi.

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  3. Sono d'accordissimo con Lucianina.
    Ascolto sempre i suoi monologhi ed è vero che non le manda certo a dire al protagonista di turno, ma considerarla offensiva o denigratoria è assurdo.
    Questi vip o pseudo tali, dovrebbero imparare a fare buon viso a cattivo gioco e ricordarsi che se ricoprono determinati ruoli è anche grazie ai giornali che gli hanno sempre dato spazio.
    Lo diceva Oscar Wilde, se non erro.
    "Bene o male, purché se ne parli". Giusto?

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    1. A me lo stile della Littizzetto non è mai piaciuto ma la reputo una persona molto intelligente, tanto da capire che prendere in giro anche simpaticamente un certo tipo di persona, che si sente realizzata con migliaia di like ad ogni foto e migliaia di follower sui social, forse è un boomerang.

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  4. La Carano però cosa penserebbe se dicessero che le persone non ariane non dovrebbero essere integrate? XD
    Secondo me, visto che si conoscevano le sue visioni del mondo, ha sbagliato la Disney ad assumerla... Ora comunque spero che per contratto faccia almeno un episodio dove esce di scena :D
    Comunque, Luciana ha ragione: oggi davvero non si può scherzare più su niente, la satira forse si fa più sottile ma boh.
    Preferivo prima, dove si poteva scherzare su tutto: una risata seppelliva ogni cattiveria. Ma dobbiamo farcene una ragione, già.

    Moz-

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    1. Infatti Carano è da mesi che twitta oscenità e se ne sono accorti solo adesso?

      Cambiando argomento, ricordo i sabato sera con mio nonno a guardare il Bagaglino in TV e vedere politici seriosi che si sganassavano dalle risate seduti in platea. Oggi prendi anche l'influencer più insulso è fagli una battuta tagliente e immediatamente si risente.

      E' una questione di essere viziati. Prima dai genitori e poi dai fan o dai follower. Il primo che dice loro qualcosa che non sia un complimento e subito ringhiano e si "indinniano"

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    2. Esattamente Mick, l'esempio del Bagaglino è perfetto...
      Il problema è che la società di oggi esprime un forte narcisismo...mentre l'autoironia è sparita quasi completamente.

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  5. I social hanno cambiato tutto in peggio, con le dinamiche che hai eccellentemente descritto.
    Ecco, io sono convintissimo di ciò:
    se uno scrive una cosa che mi "dà fastidio" su Facebook, la tentazione è quella di impugnare la spada e di rispondere a tono.
    Se la stessa cosa mi viene detta davanti a un caffè, ovviamente si crea un meccanismo che mi impedisce di avere la stessa reazione.
    per questo dico sempre che prima di scrivere sui social bisogna pensare fino a 50, se non fino a 100.


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    1. Questo per dire che per questo meccanismo, è facile fare "gruppo" e scontrarsi con il "gruppo" che ha idee opposte...

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    2. Più che i social come strumento direi una gestione sbagliata dei social. Non ci hanno dato le istruzioni del giocattolo e così molti non sanno come giocarci

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  6. Io parto dalla Littizzetto , ho visto il suo monologo a Che tempo che fa ma sinceramente pensavo fosse in risposta alla battuta che aveva fatto sui maestri vetrai di Murano anche se poi ha abbracciato altre “responsabilità “ che non conoscevo.
    Non sapevo di frecciatine a Wanda Nara ( a parte che Luciana non le risparmia a nessuno) comunque la sua chiosa finale è stata molto toccante.
    Quasi un scusarsi di far satira.
    Siamo alla frutta.
    Bisognerebbe veramente riderci su’ de ste cose .
    Anzi credo sia l’arma più intelligente che abbiamo.
    Quello di non prendersi troppo sul serio .
    Ciao

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    1. Concordo pienamente: se smettessimo di ridere di noi stessi non potremmo più guardarci allo specchio.

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