[MISTERI] JFK#2: LEE HARVEY OSWALD

 


STORIA DI UN’ASSASSINO


[link] Prima Puntata: JFK#1

La mattina del 22 novembre 1963 il ventiquattrenne Lee Harvey Oswald viene arrestato per l’assassinio del presidente degli USA John Fitzgerald Kennedy. Dopo due giorni Oswald verrà assassinato a sua volta da Jack Ruby che, inconsapevolmente, darà il via alla madre di tutte le teorie della cospirazione. Negli anni a venire il mondo conoscerà Oswald per quell’unico gesto e ci sarà chi lo condannerà e chi lo assolverà, ma per capire cosa ha portato il ragazzo a preparare ed eseguire l’omicidio di un presidente è doveroso andare a studiare la sua vita. La vita di un assassino.



Lee nasce il 18 ottobre del 1939 a New Orleans, terzo di tre fratelli, e i primi 17 anni della sua vita sono una storia tristissima. Il padre muore a poche settimane dalla sua nascita, la madre non riesce a tenersi né un lavoro né una casa decente così spedisce i figli maggiori in riformatorio e affida il piccolo Lee alle cure di famiglie affidatarie disinteressandosi di lui per i suoi primi anni di vita. Una volta risposata lo rivuole con sé e sviluppa nei suoi confronti un attaccamento morboso tanto quanto Lee, invece, mostra un carattere sempre più taciturno, scontroso e violento.

A 17 anni, dopo vari tentativi precedenti falliti miseramente, Lee si arruola nell’esercito degli Stati Uniti d’America però data la sua spiccata passione per il comunismo e la sua condotta sconsiderata finisce ai margini nonostante abbia iniziato con degli ottimi punteggi alla scuola di tiratori e abbia avuto tutte le carte in regola per distinguersi in quel campo. Dopo un paio d’anni, con l’ennesimo inganno finge di dover accudire la madre ferita e diserta in Russia pensando che sarebbe stato accolto a braccia aperte vista la sua aperta simpatia per gli ideali comunisti.



Tutte le sue aspettative saranno però deluse dall’accoglienza che gli viene riservata in Russia. Viene ospitato come studente ma gli viene negata la cittadinanza e, anzi, gli viene intimato di lasciare il paese in breve tempo. Come scrive nel suo diario, Lee è deluso e frustrato e dopo un tentativo di suicidio che minaccia di far scoppiare un caso internazionale tra USA e Russia viene accolto dai russi e spedito a Minsk in veste di operaio con tanto di appartamento a suo nome. Tuttavia questa vita non lo soddisfa così chiede di essere accolto nuovamente in America dove, dopo varie trafile burocratiche, verrà accolto.

Giugno 1962. Oswald torna negli USA con una megalomania esasperata dalle sue aspettative, ma anche con una moglie, Marina che ben presto gli darà due figlie. Si trasferiscono  a Dallas, in Texas, ma la vita della famiglia Oswald sarà funestata dalla mania di persecuzione di Lee che si convince di essere braccato dall’FBI per le sue simpatie per il marxismo e, sfruttando le competenze maturate come tipografo nel frattempo, falsifica dei documenti inventandosi un’identità alternativa: Alek Hidell. Con questa identità acquista una pistola, una Smith&Wesson calibro .38 special , e un fucile di fabbricazione italiana, un Mannlicher-Carcano a 6,5 mm, con il quale – dice alla moglie di voler andare a caccia. Intanto in quei mesi gli Oswald sono costretti a cambiare casa molto spesso a causa del carattere di Lee che picchia la moglie di continuo e la tortura psicologicamente minacciando di farla tornare in Russia.

Quando non lavora Lee passa del tempo con un altro esule marxista, George de Mohrenschildt, oppure con i ragazzi dell’associazione filo-castrista Fair Play For Cuba. La nuova fissazione di Lee è Edwin Walker, un generale dell’esercito americano in pensione che durante la sua carriera si era distinto per l’aperto e profondo razzismo nei confronti dei neri d’America e per  il disprezzo dei comunisti: Oswald studia il quartiere in cui vive Walker per giorni, fa sopralluoghi e poi la sera del 10 aprile 1963 confessa alla moglie di essere stato licenziato a causa dell’FBI (in realtà era per le continue assenza e la qualità scadente del suo lavoro), cena in silenzio e poi esce di casa. Dopo diverse ore, non vedendolo tornare, Marina entra nel suo studio e trova un biglietto d’addio e una discreta somma di denaro, ovvero tutto quello che Oswald possedeva. Nel frattempo Lee è appostato sul retro della casa di Walker con il fucile e non appena vede accendersi la luce prende la mira e spara. Convinto di aver ucciso il generale bighellona verso casa dove giungerà quando è quasi l’alba trovando la moglie preoccupatissima poiché alla radio aveva sentito del “tentativo” di assassinio di Edwin Walker fallito per pura fortuna: Marina sarà anche russa e non parlerà che poche parole di inglese ma riesce a fare 2+2 così supplica il marito di non provarci mai più in un disperato tentativo di farlo rinsavire.



Lee scopre in questo modo di aver fallito. Per sbollire la rabbia va per qualche tempo a New Orleans per aiutare i castristi a diffondere la loro ideologia e matura il desiderio di andare a Cuba dove pensa – per l’ennesima volta- di essere accolto come un eroe. Purtroppo finisce nei guai per una lite con degli anticastristi e adesso ha gli occhi addosso sia della polizia locale e sia dell’FBI che lo tiene d’occhio dai tempi del rientro dalla Russia. Oswald cerca di aggirare il blocco dei voli verso Cuba scegliendo di andare in Messico in autobus per poi entrare a Cuba clandestinamente, ma tutti i suoi tentativi verranno ostacolati e bloccati da governi e amministrazioni locali che lui ingenuamente credeva fossero dalla sua parte, così ammette la sconfitta e torna negli Stati Uniti. Siamo alla fine di settembre del 1963.

I primi giorni di ottobre Lee è di nuovo a Dallas, braccato dall’FBI per le sue dichiarazioni contrastanti e per la sua condotta sospetta: l’agente James Hosty vuole approfondire i motivi che spingono Lee a fare questi movimenti sospetti così si mette sulle sue tracce e riesce a interrogare due volte Marina cosa che fa andare su tutte le furie Lee che si recherà negli uffici federali di Dallas per parlare con l’agente ma non riesce a trovarlo e dopo la prima inchiesta sull'assassinio di Kennedy i superiori di Hosty faranno in modo da occultare questa visita di Oswald. 

Lee è così infastidito perché per la prima volta da tanto tempo sta conducendo una vita più o meno normale, nonostante la moglie non viva più con lui a causa dei suoi eccessi. Però lui sembra ci stia provando. Tramite un’amica di Marina, Ruth Paine, ha trovato lavoro al deposito libri della Scuola del Texas e l’apparente vita tranquilla e abitudinaria gli sta piacendo. E’ stato assunto come addetto alla compilazione degli ordini, un lavoro ripetitivo ma tranquillo che gli lascia tempo per leggere tutti i quotidiani. Sebbene sia descritto dai colleghi come solitario e silenzioso, Lee in quei giorni riesce anche a sembrare un bravo marito infatti smette di picchiare Marina o di perseguitarla.



In quei giorni, in segreto per motivi di sicurezza, i servizi della Casa Bianca stanno lavorando per far passare la parata presidenziale da Dallas e studiando il percorso migliore da cui far passare la limousine del presidente. Il 14 novembre viene deciso il percorso attraverso Dealy Plaza e il 16 novembre i quotidiani di Dallas danno la notizia. Oswald deve aver letto sicuramente la notizia e quelli sono giorni molto particolari per lui. La sera di giovedì 21 novembre va a trovare la moglie Marina che è ospite di Ruth Paine da quando i due non vivono più insieme, cosa insolita visto che normalmente i due si vedevano nel weekend. Lee parla con la moglie e le chiede di tornare a vivere insieme, ma lei tiene il punto così, nonostante passino la notte insieme, al mattino dopo lui le lascia dei soldi, un bel po’ di soldi si accorgerà Marina al suo risveglio, recupera un pacchetto dal garage e si reca all’appuntamento con l’amico con cui va di solito al lavoro. Incuriosito dal pacco, l’amico chiede informazioni e Lee risponde che sono dei bastoni per tende con cui vuole abbellire l’appartamento in cui vive da quando non sta più con la moglie.

All’ora di pranzo, quando gli operai che stanno ripavimentando il sesto piano gli chiedono se vuole scendere con loro per vedere il corteo presidenziale, Lee risponde negativamente e così rimane da solo in mezzo agli scatoloni di materiali edili. Quegli stessi scatoloni verranno usati pochi minuti dopo per costruirsi un nido appartato agli occhi di altre persone, una postazione da cui poter prendere la mira con precisione. Nella busta di carta che i poliziotti ritrovano gettata in terra c’era infatti il Mannlicher-Carcano smontato. Oswald ha avuto il tempo di prepararsi il nido, montare il fucile, prendere la mira e poi in otto secondi netti commettere uno degli assassinii più famosi di tutti i tempi.

Subito dopo l’arresto, durante le lunghe ore di interrogatorio, gli agenti coinvolti si ricorderanno la sicumera con cui Oswald rispondeva alle domande: il suo delirio di megalomania era stato soddisfatto. Aveva colpito l’uomo più potente della Terra e adesso era un eroe anche per quei comunisti che lo avevano ripudiato.

Purtroppo per lui la fama del suo successo fu anche la sua rovina, come vi ho descritto la settimana scorsa. Un altro megalomane, mezzo criminale, in cerca dei suoi quindici minuti di gloria lo ucciderà davanti agli occhi di giornalisti e poliziotti a testimonianza della grande confusione che regnava in quei giorni.

Tutto finito? Neanche per sogno.

Il fatto è che Kennedy di nemici ne aveva tanti, forse troppi e fra questi quasi tutti avrebbero avuto da guadagnarci con la sua dipartita. Ecco perché con la morte di Oswald, e non con quella dello stesso JFK, sorge il complotto dei complotti. Si, ma chi erano i nemici di Kennedy? E le indagini a cosa hanno portato?

 

Ci vediamo qui la settimana prossima per affrontare questo nuovo capitolo del caso JFK.

 

Per ora è tutto gente, buona vita.



-------------->TERZA PUNTATA<------------

Commenti

  1. Bellissimo articolo, non sapevo tutti questi retroscena su Oswald...una vita veramente travagliata

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho anche dovuto riassumere in alcuni punti. Dalla sua biografia si evince che eranun megalomane violento con manie di persecuzione con un evidente disturbo ossessivo.
      Un individuo con questo stato mentale è manipolabile? Ovviamente si. Ma è affidabile? Porterà a termine un incarico affidarogli da terzi? Credo proprio di no

      Elimina
  2. Curioso di leggere il seguito..intanto grazie per avermi fatto approfondire la figura di questo personaggio storico. Sembra quasi un film, davvero...
    Mi ha colpito anche la riflessione che hai fatto qui sopra con Fabrizio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quello che vorrei che passasse, infatti, è il messaggio per cui su un fatto accaduto tanto tempo fa possiamo farci un'idea realistica solo se consideriamo tutte le possibilità, le mettiamo su un tavolo e poi cominciamo a scartare quelle che non sono supportate adeguatamente dalle prove a cui abbiamo accesso, anche per conto terzi basta che questi terzi si dimostrino affidabili e credibili.

      Elimina
  3. Oswald non era un tipo molto tranquillo, questo si sapeva ma hai fatto chiarezza su alcuni passaggi biografici che ricordavo poco. Ottimo approfondimento contenente anche qualcosa che forse mi era sfuggito in passato. Sai di cosa stai parlando o lo descrivi molto bene. Aspetto con ansia il prossimo capitolo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questa storia mi ha sempre affascinato tanto. Ora sto cercando di fare chiarezza tra le informazioni che ho raccolto.
      Sono contento che stia piacendo tanto.

      Elimina
  4. Bellissimo post come il primo. Personaggio davvero particolare Oswald, e concordo anch'io che la riflessione che hai fatto sopra con Fabrizio dovrebbe far riflettere.
    Aspetto il terzo capitolo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quella riflessione è un punto fondamentale della mia idea sulla vicenda. Di materiale ce n'è tantissimo in rete e molto spesso per seguire una teoria ci si deve concentrare su qualcosa e necessariamente escludere qualcos'altro ed è qui l'inghippo della logica fallace: se devo trascurare delle prove per supportare la mia teoria allora quella teoria non è destinata a reggere. La biografia di Oswald è uno snodo importante in questa vicenda e non può essere trascurata, secondo me.

      Elimina

Posta un commento