THE UMBRELLA ACADEMY [STAGIONE UNO]

 


COME GLI X-MAN MA PIU’ SIMPATICI


Non sono assolutamente un fan dei fumetti con i supereroi, ho provato a leggerne qualcuno e ho scoperto che non fanno per me. A dire il vero non sono nemmeno un fan dei supereroi sul grande o piccolo schermo, eccezion fatta per qualche prodotto come The Boys (ne ho parlato QUI e QUI) oppure il divertentissimo The Tick (QUI la mia recensione). Il fatto è che la mia incredulità è difficile da sospendere se noto degli errori banali di scrittura e, fidatevi, che nei cinecomic di questi errori se ne trovano eccome; inoltre mi annoia terribilmente l’aura di serietà che si vuole affibbiare a storie in cui un tizio con una tutina saltella qua e là. Non per niente considero tra i miei film preferiti del genere – che si possono contare sulla dita di una mano – gli Spiderman di Sam Raimi. Tre film che solo i veri appassionati di cinema possono considerare all'altezza di questo nome. Ma anche tre film di cui so parla pochissimo.

La cosa che mi ha fatto decidere di guardare The Umbrella Academy, oltre al consiglio di un’amica, è stato il silenzio che c’era intorno a questa serie. Ho pensato: vuoi vedere che siccome nessuno se la sta filando alla fine a me piacerà. E infatti...

The Umbrella Academy è una serie scritta da Steve Blackman e distribuita da Netflix dal 2019 e si basa sulla miniserie The Umbrella Academy Volume Uno: La suite dell’apocalisse scritta da Gerard Way e disegnata  da Gabriel Bà. Il volume è distribuito in Italia da BAO Publishing. Andate a sbirciare sul loro catalogo o su Amazon.



Il 1° ottobre del 1989 diverse donne in giro per il mondo partoriscono improvvisamente e la cosa curiosa è rappresentata dal fatto che fino a pochi istanti prima del parto non fossero neanche incinte. Il miliardario eccentrico Reginald Hargreeves decide quindi di adottare sette di questi ragazzi scoprendo in loro dei poteri sovrannaturali e trasformandoli in una squadra di intervento in difesa della popolazione di New York. Reginald è un padre dai modi dispotici che mira al perfezionamento individuale di ciascuno dei ragazzi e decide di chiamarli con un numero progressivo che da da 1 a 7, tuttavia i ragazzi si daranno dei nomi per poter provare a vivere una vita degna di questo nome.

La squadra è composta da: Luther dotato di una forza sovrumana e di un fisico imponente che a malapena riesce a nascondere con vestiti di tre taglie più grandi; Allison in grado di convincere le persone a fare e a credere quello che vuole lei; Diego, in grado di direzionare qualsiasi coltello che lancia, Klaus, una specie di medium capace di evocare i morti, Cinque che può viaggiare nel tempo e Vanya che invece sembra non avere alcun potere speciale. Ben invece è presente come fantasma evocato da Klaus poiché è morto. I ragazzi crescono nell’Accademia insieme alla madre Grace e a Pogo, uno scimpanzé che può parlare come un essere umano.

All’inizio della storia i sei protagonisti, ormai adulti, stanno cercando di darsi da fare per costruirsi una vita quando vengono richiamati a casa a causa dell’improvvisa morte del padre ma sarà l’arrivo di Cinque – che era sparito da una quarantina d’anni per aver abusato del suo potere – a scatenare il caos: lui è l’unico del gruppo a non essere cresciuto sebbene abbia vissuto per decenni nel futuro. Inoltre, porta la notizia di un’apocalisse che di lì a una settimana si abbatterà sul pianeta.



Possiamo dire senza mezzi termini che i ragazzi della Umbrella Academy sono molto simili a degli X-men ma molto più simpatici. Uno dei fili conduttori della trama è l’ironia, spesso nera, con cui vengono trattati alcuni temi: il rapporto padre-figlio, i rapporti tra fratelli, i problemi caratteriali di Diego e Klaus, il senso di inadeguatezza di Vanya. Insomma, la serie ci propone degli eroi postmoderni che sono vittime dei loro stessi poteri che sembrano aver causato loro moltissimi problemi, soprattutto di adattamento sociale e di equilibrio psichico. Tra loro c’è infatti chi ha deciso di vivere nel mondo affrontandolo a modo suo, come Diego che si è trasformato in un vigilante (come Batman ma meno figo, parole di Cinque) o Klaus che invece annega nell’alcool e nell’abuso di droghe i suoi problemi o ancora Allison che ha un matrimonio fallito alle spalle nonostante sia un’attrice di successo. C’è però anche Luther che ha deciso di vivere fino alla fine insieme al padre, ha deciso di non abbandonarlo e ha accettato di andare in missione sulla Luna per quattro anni. Tra loro, paradossalmente, Cinque è l’unico che abbia sperimentato una qualche esperienza di vita e sembra essere il più maturo anche se a causa del suo caratteraccio non riesce a comunicare con i fratelli.

Questo è un altro schema narrativo di The Umbrella Academy. I ragazzi si rinfacciano di continuo le loro inadeguatezze caratteriali e se questo per molti versi diventa anche molto divertente, ci accorgeremo subito come sia un errore gravissimo farlo con Vanya.

 The Umbrella Academy mi è piaciuta molto soprattutto per il fatto di essere un prodotto con la sola ambizione di divertire e raccontare senza fare paternalismi. Presenta delle ingenuità nella trama e dei difettucci che sono anche endemici di questo tipo di prodotti: il bilanciamento dei poteri su tutti ma anche dei piccoli pasticci temporali inevitabili quando di “gioca” con i viaggi nel tempo. Al netto di queste leggerezze, però, le varie puntate scorrono lisce e si lasciano guardare.

Su Netflix trovate le prime due stagioni mentre una terza arriverà entro il 2021.

 

E per ora è tutto gente, buona vita.


Commenti

  1. Il mio unico supereroe superpreferito è Deadpool. In quest'ottica ho tentato di guardare tutto quello che tentasse di uscire dagli stagnanti stereotipi della classica supereroicità. Quindi Boys e Umbrella Academy.. ma mi hanno tutti abbastanza stufato..principalmente perché tutto quello che potrebbe essere racchiuso in un film, annacquato in serie, diventa lagnoso e prolisso. Probabilmente anche Deadpool, messo in serie, non lo sopporterei,di fondo ho discretamente bocciato anche Deadpool 2 (di cui salvo il trailer dove si cambia in una cabina telefonica, migliore di tutto il film..ahahah https://www.youtube.com/watch?v=BiSps4y7kY8)

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    1. A me invece i marvel e i dc cinecomic non piacciono proprio. Grandi effetti speciali ma sceneggiature che fanno veramente pena. Tra i cinecomic salvo gli Spiderman di Raimi, Deadpool e il primo Guardiani della Galassia con qualche riserva. Il resto è un carrozzone inqualificabile per fan accaniti.

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  2. Io invece sono un fan dei fumetti coi supereroi, ma condivido in pieno la bocciatura del cinematic universe (tranne, sì, i primi due Spider-Man di Raimi, deliziosi!). Condivido però anche ciò che dice Franco Battaglia sull'allungamento della minestra... Umbrella Academy l'ho visto un po' perché "costretto" da marito, mentre a The Boys non ho dato nemmeno l'occasione di arrivare alla terza puntata, visto che di Alan Moore U no ne abbiamo e grazie al cielo ci basta Quello! Di Umbrella Academy non posso non notare la grande scopiazzatura di TUTTE le tematiche già affrontate decenni fa proprio dagli X-Men e, a mio giudizio, affrontate meglio. Ogni scena e ogni situazione erano un "già visto" (anzi: "già letto") che probabilmente è una cosa che va bene per spettatori/trici giovani o che, appunto, non conoscono i supereroi, X-Men in primis (e Doom Patrol in secundis...). Non credo guarderò la terza stagione. Al di là di queste mie considerazioni spicciole, molto brave attrici e attori, su quello nulla da dire.

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    1. Magari piacerà a quelli come me, impreparati sui fumetti ma delusi dai supereroi sullo schermo.
      Io Umbrella la vedo un po’ come X-Men un po’ scanzonati mi piacerebbe leggere qualche tavola

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  3. La Prima Stagione mi è piaciuta un sacco, anche per quello che dici tu a fine post: divertimento senza inutili moralismi. La Seconda è ancora in stand-by, visto che questa è una di quelle Serie TV che DEVO vedere con mia moglie, e quindi, bontà sua, devo aspettare che si decida a dedicarsi alla maratona 😅

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    1. Noi la stiamo centellinando la seconda stagione e meglio così: fosse stato per me l’avrei vista tutta in un weekend

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