UN’IDEA PARTICOLARE BEN GESTITA
A volte succede che alcuni temi di fantascienza, trattati in
film che vengono pubblicizzati poco e male, siano effettivamente molto
interessanti per cui si è fortunati se sfogliando i cataloghi delle varie
piattaforme ci si imbatte in uno di questi film. A me la fantascienza piace fin da
quando a 12 anni lessi Storie di giovani alieni di Isaac Asimov e solo lo
scarso catalogo della biblioteca cittadina mi ha tenuto lontano da mostri come Philip
K.Dick e Arthur C.Clarke, mancanza che ho potuto recuperare con gli interessi
negli scorsi anni.
I Am Mother è proprio uno di questi film.
In un futuro post-apocalittico in cui l’umanità è stata
spazzata via da una misteriosa malattia (quant’era figo fino a 2 anni fa
iniziare una storia con queste parole, mentre adesso...) migliaia di embrioni
vengono conservati in magazzini altamente tecnologizzati dove efficienti robot
provvedono a tenerli in uno stato di quiescenza. Un giorno, uno di questi
robot, fa nascere un embrione che alleverà come se fosse sua figlia spiegandole
i pericoli che ci sono là fuori e affinando le sue capacità cognitive e
comportamentali.
Tutto fila liscio, però, finché la ragazza non approfitta di
un momento di stand-by del robot Madre per far entrare una donna ferita nella struttura. Da
questo momento in poi la sua percezione della realtà e la nostra percezione
della storia verranno sollecitate e messe a dura prova.
Cos’è successo al mondo? E perché Madre non vuole che Figlia
stia troppo da sola con la donna nei confronti della quale si comporta con una
ostile gentilezza?
I Am Mother è un film che mette sul tavolo un piatto molto
ricco. La nostra società dipende da computer, robot e algoritmi più di quanto
siamo disposti ad ammettere e siamo ben consapevoli che il finto controllo che
abbiamo sulla tecnologia sia solo una bugia per non impazzire. Nel futuro
raccontato dal film, la sopravvivenza della razza umana dipende da robot che
non sanno provare emozioni ma seguire dei rigidi protocolli per raggiungere gli
obiettivi che qualcuno ha impostato nella loro memoria.
Il lato più angosciante di lasciare che siano le macchine a
governare il mondo non è tanto nella possibilità che i robot decidano di
sterminare l’umanità, poiché solo un cretino potrebbe programmarli per questo
scopo, ma piuttosto la cieca abnegazione con cui un essere incapace di provare
emozioni, empatia o rimorso può avere il controllo sulla vita e sulla morte.
Madre deve proteggere Figlia non perché le vuole bene ma
solo perché così le dicono i suoi programmi e se per farlo deve compiere delle
azioni che per noi sarebbero aberranti allora lo farà. Mentirà, ucciderà e farà del
male alla faccia di Asimov e delle sue splendide leggi della robotica.
Esattamente come avviene in un normale rapporto tra
genitori e figli biologici, la ragazza ad un certo punto non si accontenterà di
quello che le dice il robot, vorrà sapere di più e sperimentare di prima mano e
questo sarà il fulcro che porterà al cervellotico epilogo di questo film.
I Am Mother è un buon film che compensa delle idee non
proprio originalissime con una profonda riflessione etica sulla vita, sulla
crescita e sull’esperienza umana. Ingiustamente e velocemente relegato a un
dimenticatoio andrebbe invece visto e analizzato per comprendere come e quanto
la percezione dei temi della fantascienza stia convergendo verso l’attesa
angosciante di un futuro in cui un’intelligenza artificiale potrebbe avere
l’ultima parola sulla gestione della vita organica.
Storia: 6.5
Personaggi: 6.5
Tematica: 7
Effetto Sorpresa: 7.5
Tecnica: 7
Media: 6.9
A noi è piaciuto molto..è fantascienza che ti fa riflettere, anche del finale ognuno può dare la sua interpretazione
RispondiEliminaInfatti. Essendo la fantascienza un campo narrativo sconfinato è meglio quando rimane quel senso di incompiutezza che devi colmare tu da spettatore
EliminaVisto. Neanche troppo cervellotico, alla fine. Hai praticamente tre personaggi. E finisci per farli diventare più che interdipendenti. Certo devi farti pure un sacco di domande: perché un robot solo nel bunker, perché un inceneritore della nonna dove la tecnologia regna alla grandissima, come puoi crescere relazionandoti con una macchina ma guardando i tuoi simili alla tv, perché non fare esperimenti con più umani insieme invece che uno per volta.
RispondiEliminaInsomma tipico film con mille strade aperte ma una sola per l'uscita su un mondo semi catastrofico. Meglio restarsene a mangiare nei vassoi del servizio militare? Chissà.. magari si.. e poi forse c'è pure la sala Netflix da qualche parte..
Esatto. Uno dei pregi del film è essere abbastanza semplice nella trama principale
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